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Msf: condizioni drammatiche degli immigrati 'stagionali' nella Capitanata in Puglia
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Per il sesto anno consecutivo Medici Senza Frontiere interviene in Puglia per garantire l’accesso alle cure agli immigrati impiegati come braccianti agricoli, la testimonianza di un lavoratore stagionale. Ancora una volta migliaia di immigrati si sono riversati nelle campagne della provincia di Foggia per la raccolta dei pomodori. Medici Senza Frontiere (MSF) è intervenuta a metà agosto in quest’area con un’équipe di operatori umanitari in maniera indipendente.
Nell’area della Capitanata, in provincia di Foggia, MSF ha individuato una popolazione di almeno 2mila migranti, per la maggior parte provenienti dall’Africa sub sahariana e senza permesso di soggiorno, che versano in condizioni spaventose. I braccianti vivono in casali abbandonati e in baracche senza luce e gas.
"La Regione, sollecitata da MSF, si è mossa con intervento importante in favore dei lavoratori stagionali" - dichiara Antonio Virgilio capo missione di MSF Italia . "Sono stati portati nei siti in cui gli immigrati vivono latrine e taniche per l’acqua. Si tratta di un intervento importante ma non risolutivo di tutti i problemi che attanagliano queste persone, problemi legati soprattutto alle condizioni di vita e di lavoro e alla forte esclusione sociale che spesso si traduce in esclusione dall’accesso alle cure" conclude Virgilio.
MSF è presente con un team composto da un medico, uno psichiatra, un logista e un health promoter che forniscono cure mediche e supporto psicologico gratuito agli immigrati. Sfruttamento sul lavoro, scarso accesso alla salute, alloggi totalmente inadeguati, costituiscono la realtà quotidiana degli stagionali in quest'area. "Le difficili condizioni di vita e di lavoro portano a patologie gastroenteriche e osteomuscolari. Ci troviamo di fronte a una popolazione che arriva sana in Italia e si ammala dopo l’arrivo" - dichiara Alvise Benelli, medico di MSF in Puglia.
L'associazione ha raccolto la storia di Issa, uno dei lavoratori stagionali che vive nella frazione di Cicerone in una baraccopoli nei pressi di una chiesa abbandonata. "Ho 20 anni e vengo dalla Costa d’Avorio, sono in Italia da 2 mesi. Sono arrivato con un barcone in Sicilia e poi sono stato trasferito nel centro di Crotone. Il viaggio è stato terribile. Eravamo più di 15 persone stipate in un gommone, c’era gente che vomitava, non avevamo né cibo né acqua.
"Ma il viaggio non è stato nulla se penso ai sei mesi che ho trascorso in Libia: una volta entrati nel sud del paese, le persone che ci hanno fatto attraversare il deserto, ci hanno consegnati alla polizia libica che ci ha portati in una prigione senza darci spiegazioni. Per sei mesi ho vissuto in una cella d 10 metri per 5 con altre 20 persone. Non c’era il bagno e non potevamo uscire quasi mai, il cibo era scarso e la polizia spesso ci picchiava con dei bastoni senza motivo, anche nel cuore delle notte" - sottolinea Issa. "Ora sono venuto qui per la raccolta dei pomodori, ci pagano 3- 4 euro a cassone, se tutto va bene riesco a fare 30 euro al giorno ma non lavoro tutti i giorni, dormo per terra su un materasso in una baracca. Quando non ci sarà più lavoro qui andrò a Rosarno per la raccolta delle arance. Non pensavo di fare una vita così brutta in Italia".
Nel febbraio dello scorso anno MSF ha pubblicato un rapporto drammatiche condizioni di salute, vita e lavoro degli stranieri impiegati in agricoltura nelle regioni del Sud Italia. I risultati dell'inchiesta sono allarmanti: gli stranieri si ammalano a causa delle durissime condizioni di vita e lavoro cui sono costretti. [GB]