Mos Maiorum e Operazione Triton: c’è stato uno scambio tra Italia e UE?

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“Oggi si conclude l'operazione Mare Nostrum. Triton prenderà il suo posto. Aspetteremo i migranti entro le 30 miglia italiane sperando che qualcuno arrivi vivo.” Questa battuta di Roberto Lucarella, operatore di Save the Children Italia, è perfetta per ricordare a tutti quanti noi due importanti informazioni. La prima di queste è che alla mezzanotte del 31 ottobre 2014 è scaduto il mandato dell’operazione Mare Nostrum che, con tutti i suoi difetti, ha permesso il salvataggio di migliaia di vite umane nel Mediterraneo; la seconda è che dal 1° novembre 2014 in poi, non essendo stata attivata alcuna strategia alternativa che avesse come sua mission non il presidio delle frontiere, ma la ricerca e il soccorso di persone che rischiano la vita in mare aperto, il ripetersi di eventi ben peggiori della strage del 3 ottobre 2013 è una possibilità che può concretizzarsi ogni giorno.

Quando questa estate, il ministro degli Interni italiano Angelino Alfano dichiarò, con un enfasi e un orgoglio comparabili a quelli di un uomo che annuncia al mondo intero la sua futura paternità, di aver raggiunto un accordo che prevedeva il superamento dell’Operazione Mare Nostrum con la nascita di “Frontex Plus”, prevedendo così un più diretto coinvolgimento degli altri stati membri dell’UE e delle stesse istituzioni comunitarie, a partire proprio da Frontex, molti si chiesero - sottoscritto compreso - quale mostro stesse partorendo la sua mente.

Per intenderci, Angelino Alfano è quello del caso Shalabayeva, che rappresenta uno dei più profondi e oscuri orridi di questo paese, sia in termini di rispetto dei diritti civili, politici e umani la cui titolarità è garantita ad ogni individuo che ha come suo riferimento delle istituzioni democratiche, sia in termini di rapporti diplomatici con le cancellerie estere. Parliamo dell’espulsione illegittima dall’Italia di due donne, una delle quali minorenne, tra l’altro dotate entrambe di passaporto diplomatico, prelevate con la forza dal loro domicilio privato ad opera di una task force militare di non meglio precisata composizione (erano agenti italiani o c’erano anche militari kazaki?). Vittime di questa violenza inaudita furono Alma Shalabayeva e sua figlia Alua, una bambina di nemmeno 6 anni, colpevoli di essere, rispettivamente, moglie e figlia di Muxtar ‎Äblyazov, banchiere e politico kazako, ma soprattutto oppositore del governo del suo paese. Tutto questo con la consapevole supervisione del ministero degli Interni, visto il diretto coinvolgimento del prefetto Giuseppe Procaccini, ai tempi capo di Gabinetto del ministro Alfano, costretto a dimettersi per questo scandalo per il quale la Sesta Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza 17407 depositata il 30 luglio 2014, riconosce il ‪Viminale colpevole di aver violato i diritti d’asilo di cui Alma Shalabayeva era titolare, condannandolo così a risarcirla in quanto parte lesa.

Questo fu il caso più eclatante - che tra l’altro avrebbe dovuto, in un paese normale, provocare le dimissioni del ministro e non solo del suo capo di Gabinetto, che per quanto colpevole è stato chiaramente usato come capro espiatorio - in cui Angelino Alfano ha dimostrato di non essere proprio un equilibrato difensore dei diritti umani, specie se questi riguardano persone che non possono difendersi.

Quindi, non è che mi sia sentito proprio a mio agio quando si è saputo che durante l’incontro tra Alfano e Cecilia Malmström (allora Commissario europeo agli Affari interni), avvenuto il 27 agosto 2014, Mare Nostrum sarebbe diventata Frontex Plus, anche perchè fin da subito è apparso chiarissimo che quanto annunciato era soltanto un’operazione di marketing utile, in primo luogo allo stesso Alfano per dimostrare che le frontiere europee non sono permeabili senza alcun controllo rispetto ai flussi migratori che le investono, e ovviamente all’Europa per ottenere dall’Italia quanto hanno sempre chiesto (controllo delle frontiere e identificazione di chi le oltrepassa illegalmente) senza però fare la parte dei lupi cattivi.

Cosa c’era allora dietro questa “vetrina” denominata “Operazione Frontex Plus”? La realtà si è dipanata man mano e costituisce una violenta e improvvisa chiusura di ogni canale di soccorso verso coloro i quali stanno cercando di fuggire da Siria, Iraq, Libia, Eritrea e, chissà, prossimamente Ucraina. La parola d’ordine è diventata sicurezza, da garantire attraverso il controllo delle frontiere e la mappatura dei migranti alimentando una banca dati che raccolga ogni informazione degli individui che finora sono riusciti a raggiungere e oltrepassare i confini della frontiera di Schengen. 

Partiamo dal controllo delle frontiere. A questo punto “giù la maschera” ed eliminiamo una volta per tutte l’espressione “Frontex Plus” che non esiste e non è mai esistita. Punto. Esiste “Triton”, operazione che assorbe in essa le mission di “Hermes” ed “Aeneas”, operazioni di controllo e presidio delle frontiere marittime che, secondo quanto dichiarato dal direttore esecutivo di Frontex Jil Arias durante un'audizione al Parlamento UE, non prevedono azioni SaR (search and rescue), ovvero di “Ricerca e Soccorso” nei confronti di individui in evidente pericolo in mare aperto. Triton, sempre secondo Arias, non sostituisce Mare Nostrum che, invece, aveva tra i suoi obiettivi, il salvataggio dei naufraghi, e che verrà chiusa in quanto - secondo un intervento dello stesso ministro Alfano (sempre lui) durante un Question Time al Senato della Repubblica Italiana del 30 ottobre 2014 su questioni concernenti la gestione dei flussi migratori  - «concepita come un’operazione di emergenza per rispondere al dramma di Lampedusa e fu varata nella logica di dare una risposta italiana agli occhi dell’Europa a quel dramma».

Ergo, siccome a Lampedusa non ci sono più migranti, l’emergenza può dirsi terminata e non dobbiamo più giustificare all’opinione pubblica l’imbarazzo di una carneficina come quella avvenuta il 3 ottobre 2013 e quindi possiamo, finalmente, chiudere a doppia mandata tutte le porte che fin qui hanno permesso l’accesso all’area Schengen di centinaia di migliaia di disperati. Gran bel ragionamento. Persino a Dracula verrebbero i brividi.
 

La mappatura dei migranti attraverso Mos Maiorum. Il 10 luglio 2014 il Consiglio dell’Unione europea ha approvato l’operazione congiunta “Mos Maiorum”, attuata tra il 13 ottobre e il 26 ottobre 2014, nel quadro della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea e coordinata dal ministero degli Interni italiano, con due obiettivi principali:

  1. indebolire le capacità del crimine organizzato nel facilitare l’immigrazione illegale verso l’Unione Europea;
  2. raccogliere informazioni a scopi investigativi e di intelligence riguardo le principali rotte attraverso cui viaggiano i migranti e per avere un quadro chiaro sul modus operandi utilizzato dalle reti criminali per trafficare esseri umani verso i territori dell’Unione Europea e nelle fasi successive.

In parole povere, un’operazione congiunta di polizia per smantellare le organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani, attraverso la raccolta di informazioni scaturita dall’identificazione dei migranti all’interno dell’area Schengen con la raccolta dei dati anagrafici (nome, cognome, età e luogo di nascita) e l’acquisizione di foto e impronte digitali.

Questo pacchetto di dati per ogni singoli individuo andrà ad alimentare il database di Eurodac, strumento che permette, per ogni richiedente asilo o status di rifugiato, di definire lo stato competente per l’esame della domanda, verificando che la stessa non sia stata presentata in altri paesi dell’UE secondo quanto previsto da Dublino III.

Perché Mos Maiorum? Semplice. Gli stati membri dell’UE, specie quelli afferenti al Trattato di Schengen, hanno recentemente protestato in modo molto acceso verso l’Italia per aver chiuso un occhio e mezzo quando si trattava di identificare coloro i quali oltrepassavano illegalmente i suoi confini, lasciando che raggiungessero le sue frontiere settentrionali affinchè le potessero superare per farsi identificare in un paese altro e lì poter fare domanda d’asilo, secondo quanto previsto da Dublino III.

C’è stato uno scambio? L’Unione Europea si carica dei costi del controllo delle frontiere con Triton che permette la chiusura di Mare Nostrum, operazione totalmente a carico dell’Italia la quale ringrazia mettendo in atto Mos Maiorum, ovvero una retata amministrativa effettuata dalla polizia e coordinata dal ministero degli Interni italiano e non da Frontex, per identificare ogni straniero entrato illegalmente nell’area Schengen.

Il cerchio si chiude, anzi forse sarebbe meglio dire che il cappio si stringe attorno al collo dei più deboli, dei poveri, di coloro che non hanno potere o soldi per potersi difendere da un sopruso che non riuscirà a garantire ne più sicurezza per i cittadini comunitari, ne la soppressione del traffico degli esseri umani, ma finirà solo per provocare la continuazione delle morti in mare e la vergogna di vivere sotto istituzioni che non rispettano la vita e i diritti degli esseri umani.

Attraverso l’attuazione di Mos Maiorum, infatti, le vittime di guerre e criminalità internazionale vengono trattate alla stregua di terroristi, anzichè essere accolti secondo quanto previsto dalle Direttive in materia di protezione internazionale, specie la Direttiva 2004/81/CE riguardante il titolo di soggiorno da rilasciare ai cittadini di paesi terzi vittime della tratta di esseri umani o coinvolti in un'azione di favoreggiamento dell'immigrazione illegale.

Questa scelta apparirà ancora più disumana se fossero confermate le denunce provenienti da diverse fonti, quali Melting Pot o Stranieri in Italia, secondo le quali esiste una circolare del Viminale che prescrive come la raccolta dei dati possa aver luogo anche mediante l’uso della forza. Anche l’europarlamentare Barbara Spinelli è intervenuta ufficialmente a riguardo, in occasione della presentazione di Mos Maiorum all’Europarlamento avvenuta il 22 ottobre scorso, replicando a Benedetto della Vedova, sottosegretario del Ministero degli Affari esteri, intervenuto in nome della presidenza italiana.

Si tratta, ad onor del vero, di denunce non supportate da prove certe. Girano in rete foto di volantini recanti istruzioni, ma potrebbero essere stati scritti da chiunque, pertanto senza alcuna prova certa non riteniamo corretta una loro pubblicazione.

Resta però il tema politico. La scelta fatta dal ministro Alfano e dall’Unione europea di rinunciare totalmente a qualsiasi piano di soccorso umanitario dei profughi e dei migranti che attraversano il Mediterraneo è sconcertante e richiede delle contromisure nel lungo e nel breve periodo.

Nel lungo periodo il parlamentare del Partito Democratico Michele Nicoletti ha di recente presentato una mozione di riforma del Regolamento Dublino III che prevede: a) uno status comune europeo di rifugiato così come esiste uno status di cittadino europeo; b) l'istituzione di un'Agenzia europea per l'asilo e l'immigrazione operante anche al di fuori del territorio dell'Ue al fine di permettere agli aventi diritto di raggiungere i Paesi di accoglienza in modo sicuro; c) un sistema europeo di accoglienza che si basi sulla solidarietà tra i Paesi membri e che superi il criterio esclusivo del Paese di prima accoglienza distribuendo la presenza dei rifugiati per quote, definite sulla base degli indici demografici ed economici; d) un sistema di riconoscimento reciproco tra gli Stati membri della concessione del diritto di asilo, tale da garantire la libertà di stabilimento del beneficiario in ogni stato membro, per cui il riconoscimento della protezione internazionale ad un richiedente asilo all'interno di un determinato Stato sia valido nell'intero territorio dell'Unione Europea.

Nel breve periodo, in assenza di un’equivalente operazione SaR (Search and Rescue), la cancellazione dell’operazione Mare Nostrum, che per quanto emergenziale rispetto ad un problema strutturale costituisce, comunque, un salvagente (nel vero senso della parola), è una necessità da affrontare subito. Per questo motivo, Amnesty International Italia, ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) e Medici Senza Frontiere Italia hanno pubblicato su Repubblica una Lettera aperta nella quale si sollecita il presidente del Consiglio Matteo Renzi a non chiudere l’Operazione Mare Nostrum e a garantire che l’Italia continui le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo per salvare vite in mare.

Con l’arrivo dell’inverno si arrestano i viaggi della speranza che attraversano il Mediterraneo, ma si tratta di una pausa di pochi mesi. Se entro febbraio 2015 Europa e Italia non avranno elaborato delle strategie di emergenza per soccorrere i flussi di profughi che attraversano il Mediterraneo, potrebbero aver luogo degli eventi rispetto ai quali persino la strage del 3 ottobre 2013 verrebbe “declassata” a tragedia di secondo piano e l’elemento che più inquieta è il cinismo con cui diversi paesi europei (il Regno Unito ha deciso di non dare il suo contributo per la finanziarizzazione delle operazioni di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo), stanno affrontando la questione dei flussi migratori continuando a considerare sicurezza e solidarietà come fattori di un trade-off, ovvero una situazione dove è possibile scegliere tra due o più possibilità, in cui la perdita di valore di una costituisce un aumento di valore in un'altra. In parole povere, più sicurezza, allora meno solidarietà e viceversa. Una scelta razionale, ma poco logica poiché sottende l’idea che non sia possibile una possibile terza via che permetta di ottenere contemporaneamente sicurezza e rispetto dei diritti umani, possibilità rispetto alla quale ci vuole una scelta politica chiara e non di annunci circa fantomatiche Frontex Plus.

Pasquale Mormile

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