Mondo: boycott Coca Cola, ma con l'alternativa

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Il prossimo 22 luglio si terrà la giornata internazionale di boicottaggio della Coca Cola. In varie città italiane tra cui Roma, Torino, Bologna, Modena e Cecina si terranno iniziative di informazione e di invito al boicottaggio verso la multinazionale con sede ad Atlanta che è colpevole di politiche repressive nei confronti dei lavoratori sindacalizzati in Colombia. Il sindacato colombiano Sinaltrainal ha subito negli anni di rapporto con Coca Cola 9 omicidi di sindacalisti, attentati, minacce, sequestri ai danni di familiari, quadri sindacali costretti all'esilio oppure costretti ad abbandonare le proprie comunità, licenziamenti forzati. Per questi motivi la Coca Cola sta subendo un processo negli Stati Uniti. A metà giugno una carovana internazionale rappresentativa di 10 paesi (57 persone) si è recata in Colombia per constatare di persona la grave situazione in cui si trovano i sindacati colombiani e tutte le organizzazioni sociali, contadine e di difesa dei diritti umani.

Il suo comportamento lesivo dei diritti di milioni di persone trova conferma negli scandali che nell'ultimo anno la hanno coivolta in altri paesi, tra questi l'India. La popolazione circostante la zona industriale di Kaladera, nella periferia di Jaipur, capitale del Rajastan, chiede la chiusura della fabbrica di Coca Cola e delle sue potenti pompe d'estrazione dell'acqua, considerate responsabili dell'esaurimento delle falde freatiche nel sottosuolo. Secondo una ricerca preliminare realizzata dalla "Giunta centrale di acqua sott erranea" le attività della Coca Cola a Kaladera hanno contribuito a ridurre il livello delle falde fino a 38,1 metri nella scorsa decade. La Corte Suprema di Kerala ha ordinato lo scorso dicembre alla Coca Cola di fermare l'estrazione dell'acqua dei suoi impianti d'imbottigliamento in quanto la proprietà del terreno su cui era installato l'impianto non conferiva automaticamente all'impresa il diritto di estrarre l'acqua, che è stata considerata bene pubblico. "La maggior parte dei 90 impianti d'imbottigliamento che possiedono in India la Coca Cola e la sua rivale Pepsi sarebbero in difficoltà se le leggi sull'acqua si implementassero" ha dichiarato Afsar Jafri, della Fondazione di ricerca per la scienza, la tecnologia e l'ambiente.

In alternativa a queste due multinazionali si è creato un mercato di offerte che vede tra le più importanti la Mecca-Cola, azienda fondata dal franco-tunisino Tawfik Mathlouthi, spigliato uomo d'affari 47enne che dopo la strage di palestinesi a Jenin voleva non sostenere più la multinazionale di Atlanta. La scelta dell'azienda di devolvere il 10% dei profitti ad associazioni palestinesi per l'infanzia e un altro 10% ad associazioni caritatevoli ha portato a un boom di vendite non solo nei paesi arabi ma anche in Francia, Regno Unito, Belgio, Germania, Spagna, Svezia e Danimarca. L'ultima neonata è la più dolce, l'Arab Cola, "la cola del mondo arabo" meno gasata e più caramellosa che vuole rispondere a quella fetta di mercato "orfana" della Cola americana e che non vuole essere "impegnata". Tra le altre marche alternative ci sono la Muslim Up che è presente in oltre 13 paesi e in alcuni punti vendita a Genova e a Napoli.

Intanto dal mondo del commercio equo dopo il Guaranito, bevanda a base di guaranà offerta ora da Ctm anche in lattina, nasce la nuova bevanda che si chiama Beuk cola promossa da una cooperativa bretone di nome "Kar ar Bed" che si è rivolta alla rete del commercio equo belga Oxfam. Dalla collaborazione è nata la nuova cola equa, che oggi è distribuita nei 2000 bar e nei 70 festival riforniti da Kar ar Bed e da poco tempo è entrata sul mercato italiano grazie alla mediazione di Commercio Alternativo che ha tra le sue bevande anche la Fair Cola Guaranà.

Altre fonti: Commercio Alternativo, Cooperativa Oltremare

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