Millenium Round: le giornate di Seattle

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Dopo il fiasco della conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del Commercio (Omc) a Seattle, molti commentatori liberali si sono messi a riscrivere la storia. A sentir loro, i veri vincitori sarebbero gli Stati uniti, e i grandi vinti l'Europa e i paesi del Sud.

La battaglia che ha sconfitto l'OMC

L'Europa, che voleva ampliare l'ordine del giorno, perché non è riuscita a porre sul tavolo dei negoziati nuove regole, e il Sud perché non ha ottenuto aperture di mercati supplementari nel Nord. Sembra di sognare! Malgrado i propositi di circostanza di Clinton, il fallimento della conferenza mostra i limiti del potere di Washington in un'organizzazione dove, per la prima volta, i delegati del Sud hanno usato a proprio vantaggio la regola del consenso.

L'eredità della protesta

Il fallimento delle trattative di Seattle è stato un duro colpo per il WTO, che può comunque far tesoro di quello che è successo iniziando un serio confronto sul proprio futuro e sul futuro del commercio internazionale.
I delegati dei paesi in via di sviluppo di Africa, Caraibi ed America Latina hanno lasciato Seattle disgustati dal modo in cui i paesi più forti hanno gestito la conferenza. Questi paesi hanno firmato una dichiarazione comune dove auspicano una maggiore apertura dei negoziati, ricevendo l'appoggio della società civile e dei gruppi di protesta. Per un'organizzazione che da sempre presta poca attenzione ai membri meno influenti è una piccola rivoluzione.
La protesta di Seattle è stata però una vittoria delle ong occidentali, i cui interessi non coincidono necessariamente con le priorità dei paesi in via di sviluppo, e qualcuno si chiede se la proposta di boicottare i paesi a più alto tasso di lavoro minorile non sia un modo per non perdere competitività - e posti di lavoro - da parte dei sindacati americani.

La battaglia di Seattle

Quella che doveva essere una pacifica dimostrazione contro gli estremismi liberisti del WTO si è trasformato in una battaglia: 400 arresti, l'intervento della guardia nazionale e coprifuoco per la più imponente manifestazione di protesta sul suolo statunitense dalla guerra in Vietnam.
Le manifestazioni hanno comunque avuto un impatto sul corso dei lavori: Clinton auspica un'apertura più democratica dei processi decisionali del WTO ("In una società democratica, i cittadini vogliono essere ascoltati"), Pascal Lamy (commissario europeo per il commercio e capo-delegazione UE a Seattle) afferma che i delegati "dovranno dare una risposta" ai dimostranti. "I dimostranti temono che il libero commercio possa intaccare gli standard ambientali, sanitari e lavorativi. L'UE propone un'agenda dei lavori che si focalizzi su tali questioni".
La proposta di boicottare i paesi che non rispettano gli standard lavorativi e tollerano il lavoro minorile vede l'opposizione proprio dei paesi emergenti. Secondo il delegato indiano un blocco dei beni prodotti con lavoro minorile rischia di impedire lo sviluppo dei paesi più poveri. Secondo Save the Cildren il boicottaggio non è la soluzione, poiché i bambini che lavorano lo fanno per sopravvivere, e se esclusi dalle leggi si troverebbero costretti a lavorare illegalmente.

USA, fra liberismo ed embargo unilaterali

Un gruppo di associazioni statunitensi contrarie all'embargo USA contro Cuba aveva invitato Fidel Castro alla conferenza ministeriale di Seattle. Il leader comunista ha declinato l'invito, dichiarando che si sentiva "non desiderato" in terra statunitense.
Cuba fa parte dell'Omc dall'aprile del 1995.
Il blocco commerciale che gli Stati Uniti impongono unilateralmente a Cuba sarebbe già di per sé una violazione non solo delle regole del libero commercio ma della stesa Carta dell'Onu che vieta misure unilaterali sanzionatorie da parte degli stati. Ma c'è un'aggravante: la legge Helms-Burton prevede ritorsioni commerciali statunitensi nei con fronti di quelle imprese di paesi terzi che osassero commerciare con l'isola maledetta.

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