Milei/Massa. L’Argentina a un ballottaggio inaspettato

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Il 22 ottobre in molte e molti, in Argentina ma non solo, hanno tirato un sospiro di sollievo. La paura che Javier Milei potesse diventare il Presidente del Paese di Maradona, Ginobili e Messi, era più che palpabile tanto che alcuni movimenti sociali non legati a realtà istituzionali avevano chiamato al boicottaggio del personaggio. Milei ha definito il movimento femminista argentino “nemico”, oltre che farsi portatore di politiche economiche ultra liberiste, tanto da superare di gran lunga, in durezza e prospettiva di privatizzazioni, quelle del Fondo Monetario Internazionale (FMI) che attanagliano l’Argentina da decenni. Lo spettro di Milei però non è stato cancellato: non è diventato Presidente, ma con circa il 30% delle preferenze correrà per il ballottaggio il prossimo 19 novembre contro l’attuale Ministro dell’Economia, il peronista conservatore, Sergio Massa.

Qualche mese fa il ballottaggio Massa-Milei non era neppure pensabile, in quanto la grande favorita era Patricia Bullrich, candidata di centro-destra per l’alleanza Juntos Por el Cambio (che racchiude radicali e Proposta Repubblicana). La coalizione dell’ex Presidente Macrì salva la faccia solo mantenendo il Governo di Buenos Aires. Il vincitore, a sorpresa (nonostante alcuni ultimi sondaggi lo davano in testa), è certamente Massa e con lui la coalizione che lo sostiene. Per alcuni versi il risultato è sorprendente, dati i risultati del Governo attuale e la crescita vertiginosa negli ultimi mesi dell’inflazione. A differenza di quattro anni fa, il Kirchnerismo non ha goduto dell’appoggio di tantissimi movimenti sociali, che allo stesso tempo hanno invitato a boicottare il voto per Bullrich e Milei.

La rincorsa di Massa è stata importante nonostante la sua campagna elettorale si sia basata sul rispondere alle sollecitazioni della destra, sul dare certezze ai mercati finanziari e solo sulla fine nello strizzare l’occhio alle economie popolari. Certo, dall’altra parte sia Milei, sia Bullrich, si facevano carico di privatizzare sanità e istruzione, accelerando il processo neoliberista oltre i confini del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Insomma una situazione assai complessa per la povera popolazione argentina. Da una parte la destra negazionista di Milei, che mette in discussione i 30mila desaparecidos della dittatura civico militare e si fa portatore dell’ultra liberismo. C’è poi quella ordine e disciplina di Patricia Bullrich, che combatte le economie popolari. Infine l’opzione Massa, che potremmo definire l’uomo del FMI internazionale nel Governo Fernandez. Come anche colui che non attacca i diritti conquistati dal movimento femminista e con ricette in materia economica note e dolorose. Si deve probabilmente anche a questo il tasso d’astensione oltre il 25% che ha segnato il risultato di domenica 22 ottobre...

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