Migranti: legge regionale in Friuli ma con il Cpt

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E' stata approvata in Friuli Venezia Giulia la legge regionale sull'immigrazione incentrata sul riconoscimento di "condizioni di uguaglianza" (come recita l'articolo 1) tra immigrati e cittadini italiani, e sulla volontà di rimuovere tutti gli ostacoli che ne impediscono la piena realizzazione. Secondo un piano triennale di programmazione degli interventi, sarà istituito un Osservatorio che monitorerà l'attuazione dei vari interventi. Proposte in materia di integrazione sociale potranno arrivare dalla "Consulta regionale sui temi dell'immigrazione", istituita dalla nuova legge, della quale faranno parte rappresentanti degli stranieri, delle associazioni del volontariato, dei sindacati, dei datori di lavoro, delle Camere di commercio e degli Enti locali.

Ma a Gorizia d'Isonzo è prevista l'apertura del contestato nuovo centro di permanenza temporanea (Cpt) per migranti. Da molto tempo cittadini e cittadine, amministratori, movimenti e gruppi della società civile locale si sono espressi e mobilitati contro l'apertura sia attraverso appelli, iniziative, manifestazioni, che atti di sabotaggio. Secondo la lettera aperta inviata dal consigliere regionale Alessandro Metz la costruzione del Cpt vede il raggiro di qualsiasi norma urbanistico-edilizia oltre che essere un enorme opera abusiva dal costo di oltre 10.000.000 di Euro. "E' un'opera che non solo calpesta l'Autonomia e la Specialità della nostra regione, ma che fa letteralmente a pugni con lo spirito e i contenuti della nuova legge in materia di immigrazione e di integrazione appena approvata dal Consiglio Regionale (⅀) Non c'è alcun spazio per considerare inevitabile l'entrata in funzione del CPT e per trattare eventuali "dividendi". Ci sono tutti i margini invece per bloccare quel progetto e deciderne il destino". Per sabato 26 febbraio è prevista una manifestazione a cui stanno aderendo da tutta Italia molte realtà associative, sindacali, partitiche.

E sulla chiusura dei Centri di permanenza temporanea arriva un forte appello ai vescovi e ai credenti dai padri di varie città. "Stiamo assistendo negli ultimi anni in questo Paese ad una gestione disumana delle politiche sull'emigrazione, puntate quasi esclusivamente sulla repressione, sull'esclusione e sull'espulsione dei migranti in fuga da guerre e carestie. Cio' influisce pesantemente, oltre che ovviamente sui diritti civili e religiosi degli stessi migranti, sul sentire dell'opinione pubblica condizionata anche da come i media e l'informazione trattano l'argomento: troppo spesso con accezioni negative, con notizie che enfatizzano (a volte anche erroneamente) fatti di cronaca nera in cui sono coinvolti stranieri". Tra i primi firmatari dell'appello ci sono don Albino Bizzotto dei Beati costruttori di pace di Padova), i due padri comboniani di Bari Giorgio Poletti e Franco Nascimbene e don Andrea Gallo di Genova. Molte firme si stanno aggiungendo alla richiesta che i vescovi prendano posizione sull'agire di chi gestisce i Cpt e sulle direttive del governo italiano che impongono la nascita di un nuovo "Centro di permanenza temporanea" in ogni regione. [AT]

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