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Microplastiche ed erezione, che c’entrano?
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Foto: Unsplash.com
Se il titolo vi ha portati a cliccare sull’articolo incuriositi da chissà quale eccitante fantasia, potete chiudere la finestra e passare ad altro. Non solo menopausa, violenze di genere, donne in condizioni di disagio, vittime di abusi e ingiustizie in busta paga: oggi parliamo dell’altra metà del cielo, e delle recenti scoperte che sono tutto tranne che incoraggianti. Inquinamento e infertilità: sono queste le parole chiave emerse da un recente studio sulle microplastiche, le cui tracce sono state scoperte, per la prima volta, all’interno degli organi genitali maschili, ponendo incalzanti interrogativi sul loro potenziale ruolo nel campo delle disfunzioni erettili. E non c’è da stupirsene: particelle infinitesimali di materiali plastici sono state trovate ovunque, dalla sommità dell’Everest alle profondità degli oceani, dalla pioggia all’aria che respiriamo. E anche in numerose analisi su testicoli e liquido seminale di uomini e maschi di altri animali (tra cui i cani), in particolar modo PET e polipropilene, utilizzati negli imballaggi di cibi e bevande e in altri articoli di uso comune e quotidiano.
I dati riguardanti la fertilità maschile ne dichiarano un brusco calo negli ultimi decenni e alla luce delle evidenze emerse è imperativo proseguire le ricerche su queste possibili connessioni. Gli studiosi considerano in particolar modo vulnerabile il pene, soggetto a contaminazioni con microplastiche proprio a causa del consistente flusso sanguigno durante le erezioni. Ma da dove arrivano tutte queste microplastiche nel sangue?
Dal cibo, dai liquidi che beviamo, perfino dal nostro respiro. Si tratta di un tassello di una contaminazione molto più ampia e diffusa che riguarda il corpo umano e che di fatto mette in luce la presenza di microplastiche pressoché ovunque, con un impatto sulla salute umana ancora troppo poco esplorato ma di cui ad oggi si è dimostrato l’impatto dannoso sulle cellule umane durante molteplici analisi di laboratorio. Queste particelle, derivate da tonnellate di rifiuti plastici rilasciati nell’ambiente ogni anno e ridotti a frammenti spesso pressoché invisibili ma di certo non innocui, possono causare infiammazione nei tessuti e un aumento nel rischio di infarto e attacchi cardiaci di portata mortale.
“Il pene è un organo vascolare e spugnoso, quindi decisamente vulnerabile”, ha dichiarato il dr. Ranjith Ramasamy, primo autore della ricerca dell’Università di Miami. “Sappiamo che le disfunzioni erettili dipendono da numerosi fattori, che combinano la salute ormonale, neurologica, sanguigna e muscolare”. Negli ultimi decenni la conta spermatica è decisamente in calo e nel 40% dei casi resta ancora inspiegata, anche se l’inquinamento chimico è implicato in una consistente casistica che, anche negli esperimenti in laboratorio, porta a anomalie e disfunzioni ormonali.
Siamo arrivati a un punto dove il problema non è più determinare se abbiamo o no microplastiche nel nostro corpo, ma quale sia il livello oltre il quale le condizioni diventino patologiche.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica «IJIR: Your Sexual Medicine Journal», analizza campioni di tessuto provenienti da uomini sottoposti a intervento chirurgico per l’impianto di una protesi gonfiabile nel pene, una delle opzioni considerate per chi soffre di gravi disturbi di erezione. I ricercatori si sono resi conto dell’allarmante e pervasiva diffusione delle microplastiche e sono intenzionati a indagarne le possibili implicazioni per la salute umana. Uno dei rischi che il dr. Ramasamy mette in luce è quello legato per esempio alle bottiglie di plastica da cui beviamo, ai contenitori takeaway per il cibo e all’abitudine di molti di riscaldare pietanze in microonde in contenitori di plastica, che contribuiscono a introdurre nel nostro corpo “sostanze che non dovrebbero trovarsi lì”. E forse, in un mondo dominato da un’indubbia attenzione all’organo genitale maschile, partire proprio da lì per risvegliare le coscienze sulla questione dell’inquinamento da microplastiche potrebbe essere decisamente un’idea da considerare.
Anna Molinari
Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.






