Maternità: ancora difficile in molti paesi del mondo

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Fiori, biglietti, cioccolatini per dimostrare affetto e riconoscenza: il mondo occidentale si accinge a festeggiare le mamme nella giornata a loro dedicata, l'11 maggio.

L'Organzizzazione internazionale Save the Children ha scelto la vigilia di questa ricorrenza per presentare il suo quarto Rapporto Internazionale sulla condizione delle mamme nel mondo (State of the World's Mothers).

L'aria di festa si spegne rapidamente sfogliando i dati in esso raccolti: sulla base di sei indicatori (rischio di morte per parto, uso di metodi moderni di contraccezione, nascite assistite da personale specializzato, percentuale di anemia tra le donne incinte, alfabetizzazione femminile, partecipazione delle donne nel governo nazionale) Save the Children ha esaminato la condizione delle donne in 117 paesi, 43 dei quali sono in guerra o sono appena usciti da un conflitto. In base a questi criteri la Svezia risulta il Paese migliore in cui essere madre. Seguono Danimarca, Norvegia e Svizzera. Gli Usa sono all'undicesimo posto. I Paesi coinvolti in conflitti occupano le ultime posizioni della graduatoria. Nessun Paese in guerra è nella top 20.

Anche l'Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos) attualmente impegnata nella campagna "Maternità senza rischi. Un diritto per tutte le donne" presenta dei dati allarmanti: nel mondo 45 milioni di donne incinte non ricevono alcuna assistenza e 300 milioni soffrono di postumi dovuti a una gravidanza non assistita, il 47% partorisce senza assistenza ostetrica professionale e il 70% non riceve alcuna cura nelle prime 6 settimane dopo il parto. La maternità si trasforma ogni anno per 600.000 donne in dolore e morte, lasciando migliaia di bambini e famiglie senza la principale fonte di sostentamento e di amore.

Se l'Italia è, nel calcolo del rischio riproduttivo, la nazione più sicura del mondo, altrettanto non si può dire per la tutela e l'aiuto alle mamme sole, in particolare immigrate. Il giornale di strada "Terre di mezzo" dedica l'utima pubblicazione all'analisi di questa nuova povertà: sarebbero circa 20 mila le mamme in stato di povertà grave con figli minori a carico, ma le famiglie di mamme sole e figli, a rischio di miseria, sarebbero molte di più: circa 150 mila. Per le donne straniere il disagio è ancora maggiore poichè gli aiuti pubblici sono previsti solo per le immigrate con la Carta di soggiorno, tagliando fuori tutte quelle col solo permesso (e le clandestine).

Il numero di donne straniere (tra i 18 e i 49 anni) che stanno per diventare mamme e decidono di interrompere la gravidanza è ben tre volte superiore a quello delle italiane. "Il fatto è che le forme contrattuali atipiche non garantiscono i diritti delle mamme - spiega Valentina Montorsi, del Nidil-Cgil, sindacato di riferimento per i lavoratori atipici - ad esempio il diritto di astensione dal lavoro per maternità non è scontato nei contratti dei co.co.co. (collaborazione coordinata e continuativa) ma va concordato di volta in volta con il datore di lavoro. Se una donna se ne dimentica alla firma del contratto, quando si deve assentare per le necessità della gravidanza, rischia di venire licenziata senza poter far valere alcun diritto".

Fonte: Save The Children, AIDOS, Vita, Redattore Sociale;

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