Mangiare sano non è per tutti

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Foto: Unsplash.com

Mangiare bene. Cosa ci evocano queste parole? Cenette a lume di candela lungomare? Esperienze gourmet in un rifugio abbarbicato sulle creste? Piatti abbondanti o poco calorici? Cibo salutare, dieta mediterranea, menù equilibrato? Per ciascuno un significato diverso, declinabile a seconda dei casi, polivalente. Eppure questo ampio spettro di opzioni possibili appartiene solo a un terzo della popolazione mondiale. 

I recenti dati pubblicati dall’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO – Food and Agricolture Organization) sono chiari rispetto alla situazione post-pandemia: molte regioni devono ancora riprendersi dai danni provocati dal Covid e l’ultimo rapporto intitolato The State of Food Security and Nutrition in the World (2024) ne scandaglia le ragioni.

Già nel 2022 oltre un terzo della popolazione mondiale non poteva permettersi una “dieta sana” e la pandemia non ha fatto che peggiorare queste condizioni. I prezzi dei prodotti alimentari sono esponenzialmente aumentati, e di conseguenza è salito anche il costo della spesa. Ma se la ripresa economica ha compensato per alcuni questo danno, per altri – oltre il 35% della popolazione globale – non è stato così: sono infatti poco meno di 3 miliardi le persone che nel 2022 non potevano permettersi una dieta equilibrata e salutare. Un dato che, se nei Paesi a reddito medio-alto e alto è in calo rispetto agli anni precedenti, nei Paesi a basso reddito è notevolmente aumentato.

Come evidenziato dalle Agenzie che con la FAO hanno collaborato alla stesura del documento (IFAD;UNICEF;WFP;WHO), si rileva un significativo problema a livello strutturale per quanto concerne i sistemi agroalimentari, sia tra regioni diverse sia al loro interno, segnalando la necessità di un lavoro coordinato non solo a livello nazionale ma anche internazionale. L’Africa è come spesso il continente che più risente di queste disparità, con quasi il 65% della popolazione che non riesce ad accedere a una dieta sana, l’Asia si assesta intorno al 35% mentre America Latina (27%) e Oceania (20%) se la cavano un po’ meglio, ma senza illusioni. Nord America ed Europa si aggirano poco sotto al 5%, riflesso di una ripresa post-pandemica niente affatto uniforme e di come le economie avanzate riescano a far fronte a eventi eccezionali e pressione legata all’inflazione in maniera migliore di altre.

Ma cos’è la “dieta sana” che ha determinato i parametri di questo report? È una dieta caratterizzata da 4 aspetti: diversità, adeguatezza, moderazione ed equilibrio. Un mix di fattori che ha permesso di calcolarne l’accessibilità, portando a una conclusione non proprio incoraggiante: i prezzi, a parità di potere d’acquisto, sono notevolmente aumentati, secondo una media globale che nel 2021 è stata dell’11%. La differenza è stata che, in quei Paesi dove la quota-cibo era più bassa e la capacità reddituale più alta, l’aumento è stato diluito nel complesso dei bilanci familiari, consentendone un riassorbimento legato alla riduzione di altre spese o alla crescita del reddito.

Insomma, mancano 6 anni al famigerato traguardo “Fame Zero” del 2030, ma la situazione non sembra affatto promettente: occorre accelerare in maniera convinta la trasformazione dei sistemi agroalimentari per affrontare diseguaglianze interconnesse e garantire l’accessibilità di una dieta sana a tutte e tutti. E sommando le cifre che riguardano i Paesi a reddito medio-basso con quelle dei Paesi a reddito basso, si parla di circa il 77% della popolazione mondiale a cui al momento una dieta sana risulta inaccessibile, il che si traduce in insicurezza alimentare e nutrizionale, ma anche sanitaria e sociale, con un forte rischio di cronicizzazione per quanto concerne crescita e deperimento individuale. Vogliamo davvero tagliare il traguardo degli SDG, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in queste condizioni?

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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