Love kitchen

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Donne, cucina, solidarietà. Un progetto legato al cibo nato sul filo rosso della cura. 

Fine delle parole chiave, e dei luoghi comuni. Perché se le apparenze fanno pensare a uno sdolcinato racconto buono da condividere giusto a Natale, che mette assieme la componente femminile e quella culinaria e che, incurante degli stereotipi e delle semplificazioni, si chiama perfino Love kitchen, la realtà si infila tra le righe e ci parla di molto altro.

E allora, proprio perché la storia ve la raccontiamo durante le feste, facciamo così: ogni stella è un tassello, è addobbo per i cuori, ornamento da appendere alla memoria.

* Sorelle: Helen ed Ellen, ultraottantenni, da un quarto di secolo cucinano per gli altri, due volte alla settimana, a Knoxville, Tennessee, animate non solo da un profondo spirito religioso ma soprattutto da una smisurata solidarietà

* Lavoro: il cui significato Helen ed Ellen hanno conosciuto da giovanissime, aiutando i genitori nella fattoria di famiglia e apprezzandone il valore; pochi soldi nel cassetto, ma sempre il giusto cibo da condividere con chi abbia fame, senza distinzioni, senza eccezioni. “Un boccone di pane in tavola va sempre lasciato, per chiunque possa averne bisogno!”, sono le parole del padre che ancora risuonano nei giorni delle figlie

* Ospedale: perché lì hanno lavorato come infermiere dopo aver studiato al college ed essere entrate allo University Tennessee Hospital, dove ciascuna accudiva i propri pazienti… ognuna a un piano diverso e negli anni dove le razze erano più di una e, anche nei luoghi di cura, maledettamente più importanti dell’essere - e del restare - umani

* Idea: che si fa prepotentemente largo fin da subito, ma che riescono a realizzare solo una volta ritiratesi in pensione, nel 1986: continuare ad aiutare i più bisognosi oltre le corsie ospedaliere, per esempio in…

* Giardino: quello della loro casa, dove cominciano a servire da mangiare ai poveri del quartiere, con oltre 20 pasti distribuiti durante il solo primo giorno; di fronte alla necessità di avere più spazio fronteggiano i rifiuti della parrocchia, raccolgono la generosità dei vicini, e finalmente accolgono la decisione del sindaco di recuperare un edificio dismesso allestendovi una cucina. E allora…

* Cucina: che le sorelle gestiscono pagando un affitto simbolico di un dollaro all’anno, affiancando quotidianamente senzatetto, affamati e disoccupati che grazie a gesti semplici e cocciuti beneficiano ogni giorno di un pasto caldo, un sorriso, qualche speranza regalata a chi spesso fatica a sostenerne il costo

* Volontariato: perché Helen ed Ellen non sono sole, ma un nutrito gruppo di volontari, maschi e femmine, giovani e meno giovani, si è nel tempo unito a loro, sostenendole e aiutandole nella quotidiana lotta contro la povertà, la malnutrizione, la mancanza di affetto

* Crisi: che non ha risparmiato nemmeno loro, costringendole a fronteggiare, da un lato, l’esigenza di intensificare la distribuzione dei pasti per l’improvviso aumento delle richieste e, dall’altro, la necessità di gestire la cucina con donazioni sempre più ridotte

* Rischio: di dover chiudere l’associazione che nel frattempo hanno costituito per strutturare con trasparenza la distribuzione (anche a domicilio) dei pasti. 40 mila dollari la cifra da raccogliere per poter proseguire le attività…

* Generosità: dei concittadini e della popolazione, che grazie alla campagna attivata dai media locali, hanno raccolto in due settimane più del doppio dell’importo necessario, attivando una rete di associazioni, confraternite, università e singoli cittadini

Oggi Love Kitchen continua nella sua ostinata e straordinaria piccola grande impresa quotidiana. E’ una goccia nel mare, come tante ce ne sono nel mondo e in Italia, che nutrono corpi e anime con cibo, presenza, attenzioni.

Tutti ci accorgiamo di come, durante il periodo delle feste, si ripetano ogni anno pubblicità e tradizioni luccicanti, inviti consumistici agli acquisti e suggerimenti a celebrare insieme le ricorrenze cui teniamo (meglio se all’insegna del dono). Bene, allora anche noi ci ripetiamo, aggiustando un po’ la rotta. La solidarietà dei concittadini di Helen ed Ellen permette oggi di servire ogni settimana, durante tutto l’anno, più di 2200 pasti. L’augurio che vi/ci facciamo è quello di cogliere l’opportunità del periodo festivo per renderla occasione ripetuta tutto l’anno, perché la condivisione e il diritto a una vita dignitosa per ciascuna e ciascuno non hanno, fortunatamente, alcuna scadenza calendarizzata. 

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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