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Lidia Menapace: l'Europa vista da Genova
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Lidia Menapace ha partecipato lo scorso 20 luglio a Genova al "Forum sulla democrazia costituzionale europea" nel corso dei lavori preparatori della vertenza europea d'autunnno.
Prima di tutto ricordo che il testo presentato da Giscard d'Estaing si chiama "Bozza di Trattato costituzionale europeo" e cosi' e' bene che venga chiamato: e' una bozza, e' un trattato, e' la proposta dei governi, che non possono ratificarla senza passare per i parlamenti dove sara' possibile far arrivare le critiche, le proposte di modifica per un futuro cammino che dovra' essere fortemente corretto in senso federativo e costituzionale, non come se l'Europa dovesse essere solo un patto tra stati sovrani: non si puo' andare -nella difesa della sovranita' nazionale- indietro rispetto
all'art.11 della nostra Costituzione che gia' prevede rinunce bilaterali a porzioni di sovranita' appunto.
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Come sapete, il Forum ha rinunciato a presentare emendamenti al testo, che d'ora in avanti chiamero' per brevita' giscardiano: non vi sono mai state condizioni reali per farlo: non sono possibili discussioni con una convenzione europea ristretta frettolosa e tutta chiusa entro ambiti molto
istituzionali: il testo che ora esce e' il prodotto di ristrettissime
oligarchie governative e/o partitiche, di consultazioni tra gruppi di parlamentari europei che in generale non hanno consultato nessuno.
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Muove da qui la proposta della Convenzione permanente di donne contro le guerre (che d'ora in avanti chiamero' semplicemente Convenzione, mentre quella giscardiana la scrivero' convenzione) di preparare il terreno per la
vertenza europea d'autunno per la fomazione di una vera Costituzione per un'altra Europa possibile. In primo luogo mettendo in opera un lavoro fondato su metodi democratici e partecipativi, di democrazia diretta, e insieme per inserire un articolo 1 sulla base di quello per il quale abbiamo raccolto migliaia di firme: diritto alla pace per i cittadini e le cittadine
europee, diritto alla pace sul quale si fondano anche le relazioni che il continente avra' col resto del mondo.
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Serrata anche la nostra critica al modo con il quale i diritti sociali dei e
delle residenti e verso i e le migranti (non) sono definiti nel testo
giscardiano: qui si va indietro persino rispetto a Nizza: la cittadinanza
sociale e politica universale e sessuata e' una proposta da noi da tempo
formulata e che manteniamo.
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La Convenzione nella sua assemblea di giugno ha preso in esame un possibile
passo avanti rispetto alla pratica della disobbedienza civile, che e'
importante, ma non avvia azioni costruttive di un nuovo diritto al posto
delle norme che vengono disattese in modo nonviolento: la proposta che noi
facciamo e' che si proceda a costruire dalla disobbedienza praticata o dal
rifiuto motivato di norme dimostrate ingiuste una pratica di diritto
consuetudinario, termine che non significa tradizionale o etnico, ma solo
definito e scritto attraverso la pratica e la giurisprudenza, singola e
collettiva, non in astratto come norma neutra (detta certa uguale una,
cioe' violenta) ma sottoposta a verifica monitoraggio revisione, con
possibilita' di normativa "molteplice" e con caratteristiche "facoltanti"
piuttosto che cogenti. Faccio riferimento per questo ultimo accenno alla
legge 194 che riconosce a certe precise condizioni la facolta' di
interrompere una gravidanza, ma non obbliga nessuna a un comportamento
predefinito e accetta che una donna decida di mettere a rischio la propria
vita piuttosto di abortire, e non venga costretta ad un aborto detto
terapeutico deciso da altri. L'autoderminazione a nostro parere potrebbe
essere estesa ad altri campi del diritto.
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Noi proponiamo inoltre che ci si prepari a una politica di disarmo (noi peraltro manteniamo la nostra proposta di Europa attivamente neutrale) studiando bene le proposte, le prospettive, le vertenze. L'Europa non costituisca nessun esercito europeo, anzi restringa gli eserciti nazionali, tratti per una fuoruscita dala Nato e avvii una reale politica di disarmo e
di riconversione delle industrie di guerra in industrie di pace con la preparazione di progetti continentali di protezione civile, quanto mai necessaria, di servizio civile, e di difesa popolare nonviolenta. Singole vertenze locali contro le fabbriche e i luoghi della ricerca militare e bellica saranno concordati luogo per luogo.
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Siamo d'accordo nel rilanciare pratiche di obiezione alle spese militari, alla denuncia dei finanziamenti occulti agli armamenti, attraverso il rifiuto delle "banche armate" e avviando il deposito del denaro verso le banche etiche, da parte di singoli/e, associazioni, sindacati, partiti, enti pubblici e ammnistrazioni locali.
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Con la fine della leva e la formazione di un esercito mercenario la lotta contro il militarismo prende una nuova forma, soprattutto volta a smascherare gli equivoci sullle spedizioni militari e i "soldati di pace".
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Nel praticare il passaggio dalla disobbedienza civile al diritto
consuetudinario a noi pare che si dovrebbe togliere qualsiasi privilegio agli stati e ai potenti evitando che nella Costituzione europea e nel diritto futuro delitti comuni siano "nobilitati" con nomi fantasiosi e legittimazioni non accettabili. Mi ha molto colpito un testo scritto da veterani Usa, nel quale nel valutare le azioni del loro governo in Iraq dichiarano che "guerra preventiva" si dice "aggressione", "ricerca di armi
di distruzione di massa" e' "invasione di un territorio di altri",
"operazione militare" si chiama "assassinio".
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La Convenzione ha deciso nel proseguire il lavoro politico per tirar fuori dalla storia europea cio' che vi e' di meno cruento o addirittura di nonviolento, di proporre la scrittura di programmi scolastici adeguati, e di estendere il concetto e la pratica nonviolenta ad altri ambiti. Poiche' stiamo vivendo un periodo nel quale e' possibile che le culture del movimento operaio, quelle femministe e quelle ambientaliste si incrocino intreccino sostengano senza perdere identita' in una costruzione del
"molteplice" che ha bisogno della scelta nonviolenta per poter vivere, intendiamo svolgere alla fine di questo anno o all'inizio del prossimo un seminario dal titolo "Fare pace con la terra", allo scopo di avviare la costruzione di una economia di pace, amante del. pianeta, delle sue risorse e di modi di usarle secondandone il naturale degrado, che ci parla della
mortalita' dell'universo, non usandole violentemente si' da accelerarne la morte. Noi siamo convinte che mettendo in relazione queste culture sia possibile costruire economie meno predatorie, rapporti di scambio meno violenti, relazioni conflittuali positive.
Fonte: Centro di ricerca per la pace di Viterbo