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Libertà , giustizia, cittadinanza attiva, Costituzione
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Pubblichiamo l’intervento di Mons. Giovanni Nervo, già garante di Unimondo, che ha tenuto al festival della cittadinanza di Padova nell’aprile scorso. Prima della politica dei respingimenti e dei morti nel canale di Sicilia. Il suo intervento è servito ad introdurre la sezione Guide, che sta per raggiungere un alto numero di accessi a dimostrazione che l’approfondimento è ancora gradito ai lettori.
Buona lettura.
Negli ultimi mesi sentiamo il Presidente della Repubblica richiamarsi spesso alla Costituzione affermando il suo ruolo di garante della Carta Costituzionale. Ad ogni richiamo il capo del Governo risponde che è fedele alla Costituzione, ma aggiunge sempre che la Costituzione si può anche cambiare. Abbiamo visto un gesto simbolico del tutto nuovo: il nuovo segretario del PD fare il giuramento di fedeltà alla Costituzione, al suo Paese, davanti a suo padre vecchio partigiano e davanti alla lapide che ricorda quattro partigiani uccisi dai nazi-fascisti.
Una cittadinanza attiva che pone le sue basi nella Costituzione può porci una domanda: nelle situazioni in cui vive oggi il nostro Paese, la Costituzione è rispettata ? Ci sono dei punti in cui si può essere a rischio?
I due fenomeni in cui è maggiormente implicato il nostro Paese sono la crisi economica e l’immigrazione. Il modo in cui vengono affrontati questi fenomeni rispetta pienamente la Costituzione ?
L’articolo 3 della Costituzione dice che:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana …”
La crisi economica provoca un impoverimento di tutte le famiglie, ma quelli che soffrono di più sono i più poveri. La “Social Card” e il bonus famiglia sono sufficienti a rispettare la pari dignità sociale di tutti i cittadini ?
Altro fenomeno. Molti dei rom che vivono nei campi nomadi che danno tanti fastidi ai nostri sindaci e alle nostre città, penso a Milano e a Roma, hanno cittadinanza italiana, sono cittadini italiani. Hanno veramente riconosciuta la pari dignità sociale affermata dalla Costituzione ? Una cittadinanza attiva non dovrebbe avere attenzione anche per loro ?
Voi giustamente come cittadinanza attiva richiamate l’attenzione dell’opinione pubblica sui 131 cacciabombardieri che il Governo Italiano finanzierà con 14 miliardi di Euro, che voi giustamente dite che sarebbero sufficienti per costruire 5000 asili nido o per ammodernare la rete ferroviaria o le strutture scolastiche di ogni ordine e grado.
L’altro problema che coinvolge il nostro Paese sono gli immigrati.
L’articolo 2 della Costituzione dice:
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Qui non si usa il termine cittadino, ma uomo, ogni uomo che è presente nel territorio della Repubblica.
Il modo in cui il nostro Paese ha affrontato il problema della immigrazione rispetta i diritti inviolabili dell’uomo e facilita l’adempimento degli inderogabili doveri di solidarietà anche verso di loro ? Certamente l’immigrazione è un fenomeno complesso, che noi abbiamo affrontato con dieci anni di ritardo. Io ne sono stato testimone. I primi lavoratori stranieri si imbarcavano in Nigeria agli inizi degli anni ottanta e sbarcavano a Genova dove si fermavano. Erano qualche centinaio. La Caritas di Genova e Migrantes li assistevano nel Centro San Giorgio che era il Centro per l’assistenza degli emigranti italiani che si imbarcavano a Genova per l’America Latina. Però ci accorgemmo subito che l’assistenza non risolveva il problema, tutto il mondo cattolico – Caritas Italiana, Migrantes, Ufficio Missionario Nazionale, Acli – per sei anni fecero pressione sul Governo e sul Parlamento perché emettessero le leggi necessarie per affrontare il problema. Come responsabile della Caritas Italiana sono andato personalmente dall’Onorevole Cossiga e dall’Onorevole Scalfaro quando erano in successione Ministri dell’Interno per sollecitare una legge che regolasse il fenomeno. Non si capì ? Non si vide ? Non si volle vedere ?
Si ebbe paura di vedere ? Si ebbe interesse a non vedere ?
La prima legge, legge Foschi, venne nel 1985, quando gli immigrati, inevitabilmente irregolari, erano stimati un milione e duecentomila.
Ma la legge era senza copertura economica e rimase inapplicata perché addossava i servizi agli Enti Locali. Chi parla di buonismo dei cattolici non conosce la storia.
Venne all’inizio degli anni novanta la legge Martelli, migliorata poi dalla Turco-Napolitano. Quella legge conteneva la vera chiave di soluzione del problema: il contingentamento anno per anno del numero di immigrati che si poteva accogliere. Ma questo richiedeva e supponeva un rapporto dell’Italia con gli stati di provenienza. Non ci fu il tempo di attuare la legge perché cambiò la dirigenza politica e venne la legge Bossi-Fini, nata da una legge di iniziativa popolare che portava i nomi Bossi-Berlusconi, impostata sul rifiuto degli immigrati, sull’usa e getta, si tengono se servono, quando non servono più ti mandano via. Mancò una politica dell’immigrazione. Oggi nei confronti degli immigrati sono rispettati i diritti inviolabili dell’uomo ? Il primo diritto è la vita.
Accusare di reato chi disperatamente cerca di sfuggire alla morte aggrappandosi all’Italia, rispetta il diritto alla vit?
Equiparare clandestino = delinquente rispetta i diritti della enorme maggioranza che è clandestina, ma non è delinquente?
La salute è un diritto inviolabile dell’uomo: obbligare il personale sanitario a denunciare alla Polizia l’immigrato clandestino che è ricorso alle cure sanitarie, rispetta questo diritto ?
In una trasmissione televisiva di La7, nel programma Otto e Mezzo, fu chiesto al Capogruppo della Lega Nord al Senato: possono o devono denunciare ? Apparentemente possono, perché è stata soltanto tolta la norma che lo impediva. In realtà devono perché il Parlamento ha dichiarato reato la clandestinità. Allora, il personale di un ufficio pubblico che non denuncia un reato di cui viene a conoscenza nel suo lavoro non può essere incriminato per favoreggiamento o per omissione di atti di ufficio ? Tra gli ottocentomila clandestini presenti in Italia, questa è la cifra che il Capogruppo della Lega Nord ha fatto conoscere nella citata trasmissione di Otto e Mezzo, aggiungendo che sarebbero stati allontanati tutti dall’Italia; ci sono certamente anche molti rifugiati politici che hanno diritto di essere accolti in Italia come dice l’articolo 10 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.”
Non so se avete letto sul Corriere della Sera di martedì 31 marzo l’articolo di Gianantonio Stella dal titolo “Quei ragazzini che respingiamo.”
Insieme a molte altre riporta la storia di Alidab: il suo papà fu assassinato dai talebani, a nove anni era scappato con la mamma e i fratellini in Iran.
Aveva impiegato mesi e mesi per arrivare clandestinamente al porto di Ancona, passando per la Turchia e la Grecia. Aveva diritto di essere accolto come rifugiato politico e come bambino ma non glielo hanno chiesto, non hanno chiesto la sua storia.
Come non chiedono a decine e decine di altri. L’hanno caricato su una nave e spedito via: fuori a 12 anni.
Di questi immigrati non si parla mai. Su ottocentomila clandestini quanti sono ? Come viene rispettato il loro diritto all’asilo politico ?
Quando quel parlamentare della Lega affermò che sarebbero stati rimandati indietro tutti, Lilli Gruber, che conduceva il programma, scherzosamente chiese: “E come fate ? Con i treni, con le navi , con gli aerei”. Nessuno invece gli domandò: “E chi li sostituisce nel lavoro che fanno adesso, ad esempio le badanti ? Chi garantisce il diritto all’assistenza delle persone che assistono loro ?
Sono domande molto pesanti, ma una cittadinanza attiva non può non porle, per non essere connivente e corresponsabile al lento scivolamento dalla Costituzione formale autentica alla Costituzione materiale che tradisce e sostituisce la prima.
Queste riflessioni valgono per tutti, credenti e non credenti, ma i credenti possono aggiungere il contributo di un documento della Commissione “Giustizia e Pace” della CEI – Educare alla legalità (1991) – in cui si dice: “per un corretto svolgimento della vita sociale, è indispensabile che la comunità civile si riappropri di quella funzione politica, che troppo spesso ha delegato esclusivamente ai professionisti di questo impegno nella società.”
Questa è la cittadinanza attiva.
Il documento prosegue: “non si tratta di superare l’istituzione partito, che rimane essenziale nell’organizzazione dello Stato democratico, ma di riconoscere che si fa politica non solo nei partiti, ma anche al di fuori di essi, contribuendo ad uno sviluppo globale della democrazia, con l’assunzione di responsabilità di controllo e di stimolo, di proposta e di attuazione di una reale e non solo declamata partecipazione (…) Anche la società civile ha da svolgere una sua funzione politica, facendosi carico dei problemi generali del Paese (…) denunciando disfunzioni e inerzie, esigendo con gli strumenti democratici, messi a disposizione dei cittadini, che la mensa non sia apparecchiata solo per chi ha potere, ma per tutti”.
Voi con Unimondo avete messo in piedi uno strumento moderno, prezioso, efficace per promuovere ed esercitare, attraverso l’informazione, una cittadinanza attiva per il rispetto e l’attuazione della Costituzione per garantire libertà e giustizia.
È l’augurio che vi porgo di cuore.
mons.Giovanni Nervo - articolo non rivisto dall'autore