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Libano: quella fragile Linea Blu
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In realtà a vederla non è neppure tanto sottile, la Blue Line che separa Israele dal Libano. E’ una striscia lunga circa 118 km di terra e comprende anche 12 miglia di mare.
Per arrivare ad un accordo sul suo posizionamento ci sono voluti anni di trattative e ancora non è finita. Dopo che Ehud Barak annunciò il ritiro dell'esercito israeliano dal territorio libanese nel 2000, la zona sud del paese dei cedri è ancora un campo minato. Le mine lasciate dall'esercito israeliano man mano che si ritirava sono ancora una costante per i libanesi. La missione Unifil (United Nation Interim Force in Lebanon) – presente dal 1978 nel territorio – è ancora oggi uno strumento indispensabile per il mantenimento della pace nella zona. Ma anche per il lavoro di bonifica del territorio e per il contributo alla costruzione materiale di questa linea di demarcazione che, pur non essendo un confine tra stati, rimane l'unico confine politico riconosciuto da entrambi i paesi.
I Blue Pillars inaugurati fino ad oggi sono 100, ma per ognuno di essi c'è dietro un lavoro certosino, sia dal punto di vista diplomatico che dal punto di vista tecnico. Circa una volta al mese i rappresentanti dell'esercito israeliano e di quello libanese hanno in agenda un “incontro tripartito” in quella che viene chiamata UNP 1-32 posizionata proprio sulla Blue Line. Tripartito perché oltre a loro due è sempre presente il comandante della missione Unifil che ha il compito di riportare all'uno le posizioni dell'altro. Israeliani e libanesi infatti, pur stando seduti allo stesso tavolo per l'occasione, ancora non si parlano direttamente. Scopo dell'incontro è quello di definire al millimetro il posizionamento dei Blue Pillars e discutere eventuali questioni riguardanti la linea di confine. In tutto i piloni blu necessari a coprire tutta la linea dovrebbero essere circa 400, e per il posizionamento di ognuno di essi non è sufficiente solo l'accordo dei rappresentanti dei due paesi. Una volta arrivati a questo risultato è infatti necessario sminare la zona per poter posizionare il pilone in condizioni di sicurezza . “In totale il territorio sminato fino ad oggi è di circa 2100 mq e solo negli ultimi sei mesi sono state trovate 51 mine” – raccontano il tenente Roberto Latorre e il capitano Fabio D'Andria che conducono le operazioni di sminamento della zona ovest della Blu Line.
La risoluzione Onu 1701 dell'agosto 2006 ha previsto la presenza italiana in Libano con i compiti di monitorare la cessazione delle ostilità, accompagnare e sostenere l'esercito libanese (LAF – Lebanese Armed Forces) nel controllo del territorio, monitorare il ritiro definitivo dell'esercito israeliano, ma anche assicurare la messa in atto delle risoluzioni 1559 e 1680 che prevedono il disarmo di tutti i gruppi armati presenti in Libano. Il riferimento principale è a Hezbollah il partito sciita guidato da Hassan Nasrallah e al partito Amal entrambi partiti nati come partiti di resistenza armata durante la guerra civile iniziata nel 1975. “Il disarmo definitivo può avvenire solo quando Israele abbandonerà definitivamente il Libano e riconoscerà lo stato palestinese” – ha affermato Abdel Kader Safiloldine, rappresentante di Amal e sindaco di Shama cittadina a 20 km da Israele. I bombardamenti di Israele del luglio 2006 in tutta la zona sud del paese, hanno a avuto l'effetto di aumentare i consensi verso i partiti armati, non solo per l'odio nei confronti del vicino di casa, ma anche per tutto il lavoro di sostegno che viene svolto a favore di chi ha perso i propri cari, la casa, e i propri averi sotto i bombardamenti.
Negli ultimi anni il contingente italiano composto da circa un migliaio di persone ha avuto un ruolo sempre più importante nel mantenimento della pace nella zona, anche grazie ai buoni rapporti instaurati con la popolazione locale. Sia cattolici che musulmani vedono nella presenza italiana una sicurezza in più. Lo scorso 7 novembre c'è stato il passaggio di consegne ufficiale nella base Millevoi di Shama, tra la Brigata Aosta comandata dal Generale Gualtiero Mario de Cicco, che ha ceduto il testimone alla Brigata Pinarolo e al suo Generale Carlo La Manna. Oggi il comando dell'intera missione è affidato al contingente spagnolo, ma in occasione della cerimonia il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate, ha dichiarato che “il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha chiesto che a gennaio - quando scadrà il mandato spagnolo - sia di nuovo l'Italia a guidare la missione Unifil”. Una scelta condivisa anche dal governo libanese. Nel frattempo si continua a sminare. Ma le notizie che arrivano dall’Iran potrebbero avere ripercussioni anche qui.
Elvira Corona
(Inviata di Unimondo in Libano)
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