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Lettera aperta al Ministro della Difesa Di Paola sulla campagna No F35
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Egr. Ministro Di Paola,
ho accolto con favore le sue recenti dichiarazioni riferite alla spesa di 15 miliardi per 131 cacciabombardieri F35: “rivedremo tutti i programmi della Difesa, dico tutti e nessuno escluso, l'ho detto fin dal mio insediamento alle commissioni Difesa di Camera e Senato. Non ci sono vacche sacre”.
La Sua dichiarazione va nella direzione giusta peraltro auspicata dalla maggioranza degli italiani che vorrebbero un contenimento dei costi sia per la
Politica (23 miliardi) che per la Difesa (29). In un momento in cui viene a diminuire il welfare forse è il caso di rivedere anche il warfare.
Premetto che questa non è una lettera di un pacifista integralista. Anch'io ho avuto bisogno di militari (belgi) per essere liberato e per liberare dal genocidio decine di persone e, attraverso queste pagine, ho inoltre auspicato l'intervento coercitivo di forze internazionali, sotto l'egida dell'Onu, per fermare dittatori e despoti in nord Africa e Medio Oriente. I miei collaboratori reporter lavorano accanto anche ai soldati italiani nei diversi territori in conflitto e sappiamo bene quanto importante sia la presenza delle nostre truppe, dal Libano ai Balcani, per il mantenimento della pace.
Ma una cosa sono le operazioni
peacekeeping ove l'Italia coopera con altri Stati ed un'altra è dotarsi di una forza di attacco aerea che costa la metà di una finanziaria e che, peraltro, sembra essere incoerente con l'art. 11 della nostra Costituzione. Non ha più senso, forse, riuscire a cooperare in ambito europeo o transnazionale per una forza come stabilito dall'art. 43 dell'Onu al fine di risparmiare risorse?
Ci aspettano, infatti, anni duri, Sig. Ministro. Abbiamo già la guerra in casa. Se un tempo venivano bombardate le fabbriche oggi vengono chiuse, il 50% delle scuole sono già fatiscenti. Smottamenti e frane, accompagnati da politiche dissennate di condoni e tagli all'ICI non hanno permesso agli amministratori locali di mettere in sicurezza i territori. Puglia, Sicilia, Liguria, Toscana.
L'Italia brucia e non abbiamo né canadair e né elicotteri a sufficienza per spegnere gli incendi. La bellissima città de l'Aquila giace come il mese dopo il terremoto. Ma Lei, Ammiraglio, facendo parte del governo, avrà molte più occasioni di noi comuni mortali di sapere riguardo il disagio di molti concittadini.
La presente per confermarLe che abbiamo fiducia in Lei. Ci aspettiamo, da Lei, una rivoluzione copernicana che dia priorità alle genti e non alle macchine. Nei momenti d'emergenza è bene affidarsi a dei decisionisti come potrebbero essere dei militari (....a tempo determinato).
Ora passiamo alla Sua seconda dichiarazione: “non capisco e non condivido la caccia all'untore ad uno specifico programma”. Bene. Riguardo il “non capisco” credo sia normale. Lei non appartiene alla “società civile organizzata” e, quindi, non sa nulla di reti, campagne, appelli, attività di sensibilizzazione. D'altronde, io, per esempio, che mi occupo di campagne di advocacy da una vita non so assolutamente nulla di strategia militare; giusto per non usare il termine “campagne militari”. L'aiuto...se accetta. Le nostre campagne cercano sempre più di focalizzare un problema ed identificare un obiettivo. Mi spiego. Sappiamo tutti che le scarpe da tennis vengono prodotte in Cina. Sappiamo altresì che tutte le marche più note come Adidas, Nike, Puma producono le loro calzature in estremo oriente ove i diritti dei lavoratori sono pressoché azzerati ed i prodotti usati spesso tossici. Ebbene la campagna si focalizza contro una sola marca. Spesso la più famosa. In questo caso la Nike. Paradossalmente la meno compromessa. Ma ciò non la discolpa perché sappiamo benissimo che la stragrande maggioranza dei suoi dipendenti sono sottopagati ed usano prodotti che sarebbero inaccettabili in altre parti del pianeta. (Almeno ciò accadde prima della nostra campagna e la conseguente presa d'impegno).
Così abbiamo provato a fare contro i costi della difesa. Sappiamo benissimo che ormai il numero di comandanti eguagli il numero di comandati. Conosciamo i costi sia della portaerei Cavour che della Garibaldi ma tutto ciò non dice molto alla casalinga di Voghera. Dice molto, invece, affermare che un cacciabombardiere F35 vale quanto 100 asili nido. La casalinga necessita più dell'asilo che del caccia, mi creda.
Poi lei affianca accanto al suo “non capisco” un “non condivido”. Certo. Se non erro è stato proprio lei a firmare il primo miliardo di euro per l'acquisto dei primi caccia F35. Sa quanti italiani non hanno condiviso la scelta di allora? Sono certo, me lo auguro, assieme a milioni di italiani, che si possa porre fine al programma di riarmo, se non altro, al pari degli altri Stati. Coraggio. Ora lei ricopre un ruolo politico importante. Buon lavoro.
In fede.