Lettera aperta ai disobbedienti e al movimento

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Roma, sabato 22 marzo 2003 - I promotori della campagna "Stop Esso war" (Greenpeace, Rete di Lilliput, Bilanci di Giustizia, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Botteghe del Mondo) condannano gli atti di vandalismo compiuti alle stazioni di servizio della Esso.

Le associazioni impiegano solamente mezzi pacifici e non violenti nella loro campagna che ha come obiettivo fermare la Esso, compagnia petrolifera che ha vinto l'appalto per rifornire la macchina da guerra statunitense e che cerca di sabotare gli sforzi internazionali per combattere il cambiamento climatico. Grazie a 10 anni di lobby della multinazionale, gli Usa non hanno aderito, infatti, al Protocollo di Kyoto.

La guerra in Iraq viene fatta nell 'interesse delle compagnie petrolifere, Esso in prima fila; per questo i cittadini sono invitati a non rifornirsi più alle pompe di benzina della Esso. L'11 aprile i promotori della campagna "Stop Esso war" hanno organizzato una giornata di mobilitazione in tutta Italia per fermare la Esso.

LETTERA APERTA

In primo luogo vorrei dirvi che non considero il vostro un atto 'vandalico' (come invece riporta il comunicato della 'Stop Esso War', che per altri versi condivido.).

Lo considero un atto di sabotaggio, politicamente motivato e valutato, deliberatamente assunto da voi come scelta di disobbedienza.

Proprio per questo voglio continuare a dialogare con voi e tra noi, come sta accadendo da qualche tempo: perché penso che questa ricerca e sperimentazione, distinta e comune, abbia un senso ed un valore che può andare oltre le singole fasi di difficoltà e di allontanamento.

Vi scrivo per spiegarvi tutti i motivi per cui NON sono d'accordo con la vostra azione, e mi piacerebbe avere con voi dei confronti pubblici su questo.

1.. SUL CONTENUTO DELL'AZIONE.
So quanta intelligenza e sensibilità avete verso l'uso di linguaggi simbolici.

Tagliare le pompe di benzina e portarle per strada come trofei di guerra non si riduce a ciò che compiamo verso un oggetto, ma crea immediatamente una relazione simbolica tra parola e azione e chi vi assiste.

La violenza non sta dunque tanto nell'atto di distruggere cose (anche se, vi chiedo, perché potenziare ulteriormente un'estetica necrofila che dite di rifiutare ?), ma nel suo essere metafora di altro.

D'altra parte, se non fosse così, non lo fareste.

Quindi, è a questo livello che sono disposto a parlare e non ad altri, troppo semplificatori e ipocriti (del tipo: distruggere un oggetto non è violenza contro esseri viventi, quindi.).

Mi pare che questa vostra azione, a differenza di altre che mi hanno incuriosito e rallegrato, si muova purtroppo ancora dentro una vecchia cultura che vive sulla falsa equazione: più illegalità e aggressività = più radicalità ed efficacia.

La storia dimostra, dolorosamente e tragicamente, il contrario.

Peraltro, in questo, apparite veramente succubi e complici della cultura conformista dei mass-media, sempre assetati di sangue, esibizione e morte.

So che non è così, ma in alcune situazioni, mi vengono forti dubbi.(e se vengono a me, figuratevi ad altri.!).

1.. SULLE RELAZIONI IMPLICATE NELL'AZIONE.
Un'azione nonviolenta non può esimersi da una prospettiva di tipo etico-politico, non può cioè non riguardare una lettura delle relazioni.

Rispetto all'azione del taglio delle pompe vorrei domandarvi questo:

-non pensate che si tratti di un atto intimidatorio che percorre la logica violenta del 'punirne uno per educarne cento' ?

-non pensate che colpevolizzare un benzinaio sia un buon modo per liberarci dei nostri sensi di colpa e delle nostre complicità e corresponsabilità rispetto all'uso di benzina che, impunemente, voi e noi continuiamo a fare nel distributore di fronte, chissà perché inopinatamente risparmiato ?

-vi sentireste pronti a creare un fondo di solidarietà per i benzinai a cui avete distrutto le pompe ? perché essi dovrebbero essere valutati diversamente rispetto ai portuali di Livorno ? (solo a partire dalla logica delle alleanze e della affinità di obiettivi, immagino.ma questo per la nonviolenza non basta, visto che siamo tutti, dico tutti, in primo luogo, esseri umani.)

3. SUI CONTESTI IMPLICATI NELL'AZIONE.

L'azione nonviolenta si pone necessariamente anche domande che riguardano i contesti spazio-temporali in cui essa ha luogo.

-pensate che la vostra azione sia praticabile a livello di massa, ampli la partecipazione delle persone o invece non aumenti la paura, il desiderio di starsene a casa con la propria bandiera in una situazione di stress come è già quella attuale ?

-pensate che essa aumenti o depotenzi il rischio di una repressione e criminalizzazione del movimento ? Le richieste 'securitarie' scendono o si accrescono tra la popolazione ?

-non pensate che questo tipo di azioni vadano a 'boicottare chi boicotta', ad ostacolare e rallentare l'adesione ad altri tipi d'azione contro i prodotti petroliferi già in corso ?

-non pensate che le azioni clandestine e notturne siano lette, nel contesto in cui siamo, troppo vicine a quelle di chi trama nell'ombra, colpisce, terrorizza, distrugge e fugge via (caratteristica tipica di Bush, Bin Laden e di qualunque apparato militare) ?

Spero di essere stato abbastanza chiaro e che si possa riprendere la nostra conversazione, anche su queste basi.

Attendo fiducioso,
con affetto e speranza Enrico Euli

Fonte: Stop Esso War

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