www.unimondo.org/Notizie/Lenin-Moreno-un-presidente-di-polso-alla-guida-dell-Ecuador-173470
Lenin Moreno: un presidente “di polso” alla guida dell’Ecuador
Notizie
Stampa
Il 2 aprile 2018 il governo del Presidente dell’Ecuador Lenin Moreno ha compiuto un anno. Dal suo insediamento, se da un lato il paese sembra aver superato la violenta polarizzazione partitica tra Alianza Pais e il colorito emisfero dei suoi oppositori, nella quale aveva stagnato per gli ultimi dieci anni; dall’altro Moreno é probabilmente riuscito ad attirare piú antipatie dal suo stesso partito: le depurazioni condotte al suo interno hanno infatti causato forti scontri, e calamitato le simpatie degli altri partiti.
Ricapitolando, il leader socialista di Alianza País (AP) vinceva un anno fa le elezioni, tra le piú contestate della storia democratica del paese, in un ballottaggio estenuante sul candidato conservatore Guillermo Lasso, di fatto per una manciata di voti (51%). Dopo aver convocato incontri con i tessuti imprenditoriali e sociali, il 24 maggio Lenin assume la direzione del paese e, ben presto, inizia a marcare una netta separazione dalle politiche del suo predecessore Rafael Correa. Moreno non solo ne prende le distanze, ma annuncia uno stile totalmente distinto: sopprime l’enlace ciudadanoe le famose sabatinascon le quali Correa settimanalmente dava fondo alla sua voce e inveiva contro tutti e tutte, e promette un governo di dialogo e di unità nazionale, un miglior rapporto con la stampa e i giornalisti, oltre a un’apertura al settore privato, strizzando l’occhio agli antagonisti storici di AP. Il nuovo Presidente viene cosi accusato di tradimento dai membri della Revolución Ciudadana, movimento con cui Correa ha governato il paese nei dieci anni antecedenti (durante i quali si é promulgata l’attuale Costituzione Ecuatoriana).
La rottura emerge già dai primi mesi di governo, quando Moreno instaura un Fronte di Lotta contro la Corruzione, conformato da membri della societa civile, pubblica e privata, volto a combattere i molteplici e deprecabili casi di corruzione nelle istituzioni pubbliche che erano scoppiati negli ultimi anni di gestione Correa, e che in gran parte hanno fatto precipitare il suo consenso sotto il 30% alla fine del suo mandato. La misura mira a ristabilire giustizia fiscale e civile, e coinvolge nomi prestigiosi delle amministrazioni pubbliche, arrivando fino al Vice Presidente della Repubblica Jorge Glas, braccio destro di Correa, sul quale pesano svariate accuse relative a presunte mazzette. Il processo si realizza in tempi record, e a dicembre 2017 il Tribunale Penale della Corte Nazionale di Giustizia condanna Jorge Glas a 6 anni di carcere per associazione illecita nel caso Odebrecht. Si scatena un polverone, i sostenitori di Correa, Glas e la vecchia guardia di AP gridano alla persecuzione giudiziaria e all’abuso di potere e si riversano in piazza. Correa torna dalla sua villeggiatura in Belgio per foderare di insulti l’attuale Presidente, sostenendo che il processo si sia svolto in maniera irregolare e che si sia condannato un innocente. L’indignazione nei confronti dei vertici di AP é alta, ma rimane l’appoggio a Moreno per aver contribuito a portare alla luce questo e tanti altri colpevoli vicini a Correa. A gennaio si nomina una nuova Vice Presidente, Maria Vicuña, e la popolazione si rende conto che il timone del governo ha davvero cambiato rotta.
Moreno, critico nei confronti dell’amministrazione autoritaria che caratterizzava Rafael Correa, dichiara di voler chiudere con gli accostamenti a paesi come il Venezuela, e favorisce le conversazioni con gli attori del paese, cominciando dalla Confederacion de Nacionalidades Indigenas del Ecuador (CONAIE), fino ai sindaci oppositori di Guayaquil e Quito. In uno scenario che ha visto, tra l’altro, la città di Quito ospitare le negoziazioni di pace tra il Governo Colombiano e l’Ejercito de Liberacion Nacional (ELN), giunte al loro quinto ciclo.
Il nuovo anno parte bene per Moreno, promotore del referendum del 4 febbraio 2018, che ha avuto l’obiettivo di riformare precisi tratti della Costituzione e consultare la popolazione su temi di importanza nazionale, tra cui eliminare la rielezione infinita e impedire il ritorno alla presidenza di Mr. Correa.I sette quesiti rivolti includevano punti come l’inabilitazione dai pubblici uffici di soggetti colpevoli di corruzione, l’istituzione di un consiglio per la partecipazione dei cittadini e il controllo sociale ad elezione popolare (e non piú governativa), l’eliminazione della prescrizione per crimini sessuali contro minori, l’abrogazione di un’imposta patrimoniale sulle plusvalenze immobiliari, cosí come una considerevole riduzione dell’area di estrazione petrolifera all’interno del parco nazionale Yasuní. Il sí trionfa con quasi il 70% dei voti e una partecipazione popolare dell’82%, e Moreno ne esce ringalluzzito nei confronti di Correa e della sua schiera, sostenitori del no.
Sotto il profilo economico l’Ecuador non naviga in buone acque, e Moreno dimostra ancora una volta il suo discostamento nei confronti di Correa e del suo radicalismo socialista, “colpevole di una cattiva amministrazione dei fondi statali, che ha spianato la strada a una forte crisi nel paese”, iniziata nel 2015, quando il prezzo del petrolio é precipitato, e il paese é entrato in modalità stand-by. Il piano economico presentato il 31 marzo, infatti, intende ridurre la gonfiata macchina statale e promuovere l’impresa privata. Il governo intraprenderà un programma di collaborazioni pubblico-private nei settori cardine quali infrastrutture, petrolio, energia, miniere, telecomunicazioni, pari a un investimento da $7 miliardi e un ritorno per le casse dello Stato di $1,6 fino al 2021. “É tempo che il settore privato investa” le parole del Presidente, il cui piano prevede anche lo smantellamento di 7 delle 22 imprese statali odierne. Inoltre Moreno promette importanti tagli al governo centrale, tra ministeri, segretariati, vice ministeri e sottosegretari, che permetterebbe un risparmio di $1 miliardo all’anno per quattro anni. Stesso discorso e importo riguardo alla vendita di edifici e veicoli governativi.
Ma il Presidente deve ancora affrontare enormi sfide economiche. Il debito totale dell'Ecuador rappresenta ormai il 67% del PIL, in larga parte detenuto da istituzioni finanziarie cinesi. La crescita non crea lavoro e dipende molto dalla spesa pubblica. Nel 2017 il deficit fiscale é stato pari al 6%, uno dei piú alti dell’America Latina, e la ripresa commerciale tarda a riaffiorare, a causa di una limitata competitività. Sebbene Moreno sostenga che il suo governo non aumenterà le tasse ai suoi cittadini e renderà piú efficiente il sistema fiscale, accrescono i dubbi sulla sua tenuta economica. L’aumento dei dazi doganali e la rinegoziazione del debito estero non appaiono misure sufficienti.
Si chiude cosí un anno in cui Moreno, a discapito delle premesse, ha saputo imporre il suo potere sulla casta politica. Il “lupo travestito da pecora”, come epitetato da Correa, ha dato una sterzata a una gestione governativa poco trasparente. Ora tocca vedere come se la caverà col paese reale, nel quale il 22% della popolazione vive ancora sotto la linea della povertà.Un paese che in questi ultimi giorni é stato ulteriormente scosso da una serie di attacchi narco-terroristici nella regione di Esmeraldas, al confine colombiano, che il 26 marzo hanno comportato il sequestro di tre giornalisti de El Comercio, principale testata del paese, ed il loro successivo assassinio, in un clima di frustrante impotenza da parte della cittadinanza e, soprattutto, della squadra di governo.
Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.