Le tasse si pagano, soprattutto se hai molti soldi

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Foto: Unsplash.com

I dati sull’evasione fiscale nuda e cruda sono piuttosto difficili da trovare, non tutti i paesi condividono i loro ed è complicato coprire un periodo temporale uniforme per ogni paese del mondo. In Italia, per esempio, il Ministero dell’economia e delle finanze ci dice che evadiamo circa 82 miliardi di euro all’anno (l’Agenzia delle entrate registra un calo costante dell’evasione negli ultimi anni). I dati reperibili su scala internazionale non si riferiscono all’evasione fiscale, ma prevalentemente all’elusione fiscale, cioè alle pratiche legali e non legali di aggiro del fisco del proprio paese.

492 miliardi di dollari vengono persi dalle entrate fiscali globali ogni anno a causa di multinazionali e individui che spostano i loro redditi offshore. È quanto riporta lo State of Tax Justice 2024 del Tax Justice Network. Nella mappa la suddivisione per aree geografiche (a fine articolo è riportato invece il grafico nazione per nazione).

Il rapporto Global Tax Evasion Report 2024 dell’EU Tax Observatory stima che il 25% della ricchezza finanziaria offshore resti completamente non tassata. Segnaliamo questo atlanteinterattivo sulle varie tipologie di elusione fiscale nel mondo.

Di chi è la colpa

Il 43% di queste perdite proviene da soli otto paesi: Australia, Canada, Israele, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Regno Unito e Stati Uniti. Al momento della pubblicazione del report del Tax Justice Network questi paesi si erano opposti alla recente Convenzione fiscale delle Nazioni Unite, ma ci torniamo dopo.

In particolare, circa i due terzi di quei 492 miliardi derivano da multinazionali che trasferiscono i profitti all’estero. Questa elusione è particolarmente grave perché compromette tutta l’economia globale, essendo responsabili queste di un terzo della produzione economica, della metà delle esportazioni e di un quarto dell’occupazione mondiali. Ogni anno le multinazionali spostano 1,42 trilioni di dollari in paradisi fiscali. Il restante terzo è generato da privati cittadini, anche se la ricchezza di questi ultimi, dice il Tax Justice Network, resta ancora per la maggior parte nascosta alle autorità fiscali. 

La ricchezza è mal distribuita

Il rapporto Oxfam uscito a inizio anno mette in luce un annoso problema del capitalismo moderno: la ricchezza è distribuita veramente in malo modo. Ci sono ancora 3,6 miliardi di persone, cioè il 44% dell’umanità, che vivono sotto la soglia di povertà definita dalla Banca Mondiale di 6,85 dollari al giorno. Addirittura una donna su dieci vive in povertà “estrema”, cioè con meno di 2,15 dollari al giorno (e sono 24 milioni in più rispetto agli uomini).

Oxfam riporta una serie di dati i cui ordini di grandezza si fanno quasi fatica a comprendere. Nel 2024 la ricchezza totale dei miliardari è aumentata di 2.000 miliardi di dollari, ognuno dei quali ha visto la propria fortuna crescere di 2 milioni di dollari al giorno in media (100 milioni per i 10 più ricchi). Poi, quasi provocatoriamente, il rapporto scrive che «anche se avessi risparmiato 1.000 dollari al giorno sin dalla comparsa dei primi esseri umani, 315.000 anni fa, non avresti comunque accumulato quanto uno dei dieci miliardari più ricchi». Basta fare la moltiplicazione.

Le due ingiustizie forse più eclatanti sono che, nel 2023, l’1% più ricco nel Nord del mondo ha ricevuto 363 miliardi di dollari dal Sud del mondo attraverso il sistema finanziario. Inoltre, il 60% della ricchezza accumulata dai “super-ricchi” non proviene da attività imprenditoriali, ma da eredità, clientelismo, corruzione e posizioni di monopolio.

Il suggerimento è obbligatorio: «se uno qualsiasi dei 10 miliardari più ricchi perdesse il 99% della propria ricchezza, resterebbe comunque miliardario». Visto che la matematica non è un’opinione, significa che queste persone non posseggono i miliardi, ma le centinaia di miliardi...

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