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Le regole (infrante) della caccia
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Foto: Unsplash.com
Sì è chiusa da poco ufficialmente la stagione della caccia 2023. Lo stop, che in Italia per l’esattezza è arrivato al 31 gennaio, ha portato con sé un bilancio rosso di sangue e vergogna tracciato da Lipu-BirdLife Italia. Tirando le somme, il risultato è che si inanellano una serie di violazioni alle normative comunitarie di non poco conto, a partire dalla possibilità di cacciare ben 20 specie considerate in cattivo stato di conservazione (artt. 2, 3.1, 5, 13 della Direttiva Uccelli). E se l’Italia ha predisposto per allodola, coturnice, moriglione e tortora selvatica adeguati piani di gestione – rimasti però quasi totalmente inattuati – per le altre specie non esistono nemmeno quelli. Restano quindi fuori da ogni protezione, anche formale, pavoncella, pernice rossa, tordo sassello, tortora selvatica, combattente, starna, beccaccia, beccaccino, codone, fagiano di monte, folaga, frullino, germano reale, marzaiola, mestolone, moretta e quaglia. Se prendiamo ad esempio il fagiano di monte, la specie è protetta dalla Direttiva Uccelli ma non è stata oggetto di alcun Piano d'Azione Internazionale o Nazionale dedicato, pur essendo in generale declino nell’Unione europea.
Una seconda significativa infrazione evidenziata da Alessandro Polinori, presidente di Lipu, ha a che fare con il momento degli abbattimenti: per molte specie o gruppi di specie la migrazione preriproduttiva inizia già nelle prime settimane dell’anno. Come possiamo immaginare, si tratta di una fase della loro vita biologicamente molto delicata, durante la quale esiste un rigoroso divieto di uccisione (art. 7.4 della Direttiva Uccelli). Secondo voi, in Italia, si è rispettato questo stop? Ovviamente no. Beccaccia, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, alzavola, germano reale, fischione, codone, canapiglia, moriglione, moretta, marzaiola, mestolone, folaga, gallinella d’acqua, beccaccino, frullino, combattente, pavoncella, porciglione sono tutti stati cacciati oltre i limiti consentiti.
Senza contare poi la sistematica abitudine di eludere il divieto di utilizzare munizioni a piombo, rafforzata dall’approvazione del Decreto Asset che, se da un lato ha reso non vincolante il parere di Ispra sui calendari venatori, dall’altra ha dato un quasi via libera all’utilizzo di proiettili a piombo che, come vi abbiamo anche noi riportato in passato, costituiscono un problema con effetti domino su ecosistemi già stressati.
A questo quadro già così sufficientemente deprimente si aggiunge la mancata trasmissione in sede europea di dati che forniscano informazioni sull’impatto della caccia sulla biodiversità, cosa che rende insostenibile l’ipotesi della sostenibilità dell’attività venatoria. E occorre inghiottire un’altra pillola amara: i bracconieri, a causa dei quali si conta l’uccisione di numerose specie protette o superprotette, come falco pellegrino, falco di palude, biancone, aquila minore, cavaliere d’Italia e numerose specie di piccoli uccelli, tra cui pispole e pettirossi.
A livello europeo è stata aperta la scorsa estate un’inchiesta contro l’Italia, a cui segue una procedura di infrazione che riguarda il controllo faunistico, aggravata dalla proposta di legge presentata alla Commissione Agricoltura della Camera, in piena violazione della sopracitata Direttiva Uccelli.
Insomma, è triste e crudo dirlo, ma pare che degli uccelli non freghi una piuma a nessuno. Che siano trofei da impagliare nei masi, succulenti pranzetti da succhiare accompagnati da una polentina o semplicemente giochi di cattivo gusto per svagarsi dalla noia, l’avifauna non se la passa per niente bene. E, inutile dirlo, se uno o più anelli della nostra catena ecosistemica cominciano a spezzarsi, non si tratta più di fare voli pindarici verso il futuro, ma solo di schiantarsi, questione di tempo, fragorosamente a terra. Anche noi.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.