Le donne palestinesi nel movimento di liberazione nazionale

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Introduzione

Non possiamo separare le voci del sé dalla ricerca.
Sono intrecciate in una matrice che ci rende chi siamo. [⅀
Quando censuriamo i nostri sentimenti,
mettiamo a tacere le nostre voci.
Se fermiamo le nostre voci, non possiamo più creare.
Jo Reger

Palestina, donne, movimento di liberazione, Islam: l'ipotesi iniziale di ricerca

A prescindere dall'intensità e dalla drammaticità dei recenti sviluppi cui assistiamo nell'evolversi di questo particolare conflitto mediorientale, la perdurante attualità della "questione palestinese" richiama nella mia opinione due prospettive tra loro incompatibili, ma che egualmente identificano nella sua "soluzione" la chiave di volta per la costruzione di un futuro nel quale siamo tutti coinvolti.

Da una parte, la stabilità del Medioriente - regione di rilevanza economica e geopolitica vitale per gli interessi dell'Occidente - viene a dipendere dalla nascita di uno stato palestinese che estingua definitivamente il contenzioso israelo-palestinese. Dall'altra, per un vasto settore della cosiddetta "società civile internazionale" la resistenza del popolo palestinese contro l'occupazione militare israeliana rappresenta la Stalingrado del Diritto Internazionale: in altre parole, la speranza nell'esistenza non puramente formale di strumenti internazionali di tutela dei singoli, dei popoli e degli stati di fronte alle interpretazioni e/o prevaricazioni del più forte.

La scelta precipua di affrontare lo studio della partecipazione delle donne palestinesi nel movimento di liberazione nazionale - indagando la relazione tra genere e nazionalismo, e tra istanze nazionali ed istanze femministe - è scaturita da una mia generica presa di coscienza della natura profondamente diversa della seconda intifada rispetto alla "rivolta delle pietre" esplosa nel 1987: un'insurrezione che colpì a tal punto l'immaginario collettivo da riuscire a generare in suo sostegno un ampio movimento di solidarietà internazionale, coinvolgendo in modo irreversibile anche parte della società israeliana.

All'interesse di giungere ad una migliore comprensione della "questione palestinese", si è quindi sovrapposta la ricerca delle motivazioni che rendevano il presente così radicalmente diverso rispetto all'esperienza della prima intifada. In quanto donna, uno degli elementi che più ha attirato la mia attenzione - spingendomi alla riflessione ed alla ricerca - è stata precisamente la vistosa assenza delle donne palestinesi dallo spazio pubblico: invero, una delle caratteristiche che maggiormente avevano contribuito all'originalità, alla sostenibilità, ed al carattere fondamentalmente pacifico e non violento dell'intifada del 1987.

Debole di fronte alle (de)costruzioni di significato prodotte e riprodotte dai canali di comunicazione di massa riguardo ad una realtà - il Medio Oriente - che ancora conoscevo poco, ed influenzata da una non argomentata percezione dell'Islam come di un sistema monolitico di valori - sociali, politici ed etici - intrinsecamente discriminatorio nei confronti delle donne, avevo inizialmente individuato nella rinascita di un generico "fondamentalismo islamico" la ragione prima dell'allontanamento delle donne dall'attivismo popolare. L'esperienza delle donne algerine - respinte entro lo spazio domestico nonostante l'attiva partecipazione alla lotta di liberazione del proprio paese - costituiva quindi uno dei metri di giudizio e di paragone che mi apprestavo ad utilizzare nella mia indagine, aspettandomi di rintracciare nel presente i segnali di una parabola involutiva che si sarebbe compiuta con l'istituzionalizzazione della disuguaglianza di genere alla nascita di uno stato palestinese sovrano ed indipendente.

Conformemente all'immagine dipinta dai media occidentali di un'insurrezione attraversata - se non dominata - da uno "scontro di civiltà" nel quale le forze religiose islamiche avevano assunto il controllo della rivolta, l'ipotesi iniziale di ricerca del lavoro che mi accingevo a svolgere identificava nell'accresciuto sostegno della società palestinese a movimenti quali Hamas e la Jihad Islamica la principale causa della depressione dell'attivismo popolare femminile e femminista.
continua
da Terrelibere

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