Le “commissioni per la dissuasione”, la via portoghese per la lotta alla droga

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Il Portogallo celebra il decimo anniversario dalla depenalizzazione delle droghe, di tutte le droghe, senza la discussa distinzione tra pesanti e leggere. Una svolta unica nel mondo: possedere quantità di droga per l’utilizzo personale è considerato un illecito amministrativo, come una multa; invece di finire in tribunale il tossicodipendente viene curato da specialisti che lo spingono a intraprendere la strada del recupero e della disintossicazione.

Dieci anni dopo i risultati sono incoraggianti: diminuzione dell’uso tra i giovani, con la conseguente discesa delle overdose e dei casi di AIDS/HIV, meno criminalità, diminuzione della spesa pubblica, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti giudiziari, grande accesso ai trattamenti di disintossicazione.

In un documento del 2011 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, scaricabile in italiano in formato .pdf, si legge che “d’importanza centrale per la politica portoghese è la decriminalizzazione del consumo di droga e il ruolo delle «commissioni per la dissuasione all’abuso di sostanze stupefacenti» (CDT), gestite dal ministero della Sanità (OE DT, 2011b). Questi organismi valutano la situazione dei consumatori di droga e hanno il potere di fornire sostegno o di imporre sanzioni. Nessun altro paese ha ancora adottato questo modello, tuttavia un comitato istituito dal governo norvegese ha suggerito recentemente lo sviluppo di tribunali interdisciplinari di questo genere nel paese.

La modifica dello stato giuridico del reato, come è accaduto in Portogallo, Lussemburgo e Belgio, è stato forse il passo più significativo compiuto dai legislatori. Dal luglio 2001, in Portogallo la legge decriminalizza la detenzione di tutte le sostanze stupefacenti per uso personale. Ciò ha portato alla riduzione della pena massima per la detenzione di piccoli quantitativi di stupefacenti da tre mesi di carcere a una sanzione amministrativa comminata dalle nuove «commissioni per la dissuasione dall’abuso di droga», che hanno privilegiato le soluzioni a tutela della salute rispetto alle sanzioni punitive”.

Occorre ricordare che il paese lusitano è una delle principali porte di accesso degli stupefacenti destinati al mercato europeo: anche per questo il Portogallo aveva una delle più alte percentuali del rapporto tra giovani e tossicodipendenza; una tendenza arrestatasi 10 anni fa e poi cambiata di direzione soprattutto per quanto riguarda il consumo giovanile, mentre gli altri paesi europei vedevano aumentare il consumo di droga.

Tutti gli studi effettuati da quando è in vigore la legge concordano sulla bontà dell’operazione. In un puntuale articolo del luglio scorso pubblicato da Il Manifesto si comprende bene la novità della legislazione: “La grande innovazione è stata la creazione di commissioni dette «di dissuasione», poste sotto l’autorità del ministero della Sanità (e non della Giustizia), dove, in caso di arresto, il consumatore deve presentarsi entro 72 ore, se non è in possesso di una quantità superiore a dieci giorni di consumo, qualunque sia la sostanza stupefacente. La commissione, formata da un giurista, da uno psicologo e da un medico, valuta il percorso dell’utilizzatore e il suo livello di consumo. Propone allora una cura sostitutiva, un sostegno psicologico o altre forme di aiuto. Il consumatore non ha l’obbligo di seguire queste indicazioni: deve soltanto evitare di venire di nuovo costretto a presentarsi di fronte alla commissione nell’arco di sei mesi. In caso contrario, sarà punito penalmente e rischia una multa fino a 600 euro.

João Goulão (presidente dell’Istituto portoghese per la lotta alle tossicodipendenze, Instituto de Droga y Toxicomania, e da pochi mesi presidente dell’osservatorio europeo sulle droghe, ndr) sottolinea che «il ruolo più importante della commissione è la prevenzione. La polizia, addestrata specificamente, ferma soprattutto i giovani consumatori. E le commissioni cercano prima di tutto di capire la situazione, se esistono rischi di una dipendenza pesante, oppure se si tratta di un consumo occasionale o di piacere». In Portogallo esistono 17 commissioni di questo tipo e il paese si è impegnato ad occuparsi dei consumatori di droghe e della prevenzione. L’anno scorso, 7mila persone circa sono passate di fronte a una commissione di questo tipo, 2mila nella sola Lisbona. In parallelo, i centri di cura e le cure di sostituzione si sono sviluppati enormemente dal 2001”.

Insomma un approccio positivo, avulso dal moralismo e dalla facile repressione, che vede chi assume droghe come una persona in difficoltà da aiutare invece che da criminalizzare. Una lezione valida anche per l’Italia. [PGC]

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