Le armi contro il terrore

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Al di la' delle molte interpretazioni dei risultati elettorali e al di la' delle pagliacciate di Berlusconi, la domanda centrale e' questa: che cosa bisogna fare nella lotta - non nella guerra - contro il terrorismo? Limitarci a difendere i nostri paesi riducendo le nostre liberta', immagazzinando impronte digitali e confiscando forbicine per le unghie non modifichera' sostanzialmente la situazione.
Lo dimostra quello che e' successo l'11 marzo a Madrid: se uno stato che da tempo si oppone al terrorismo non ha potuto evitare un massacro di quelle proporzioni, questa tattica difensiva non porra' fine alle violenze. Occorre attaccare il terrore all'origine, nei paesi da cui parte, dove si reclutano e si addestrano i suoi agenti, si riscuotono i suoi finanziamenti, si organizzano le carneficine. Per questo bisogna poter contare al massimo sulla collaborazione dei governi dei paesi arabi e musulmani, che sono quel che sono, ma senza i quali la lotta contro il terrorismo islamico e' inconcepibile.

Aiutare i popoli, tagliare i fondi
Ma le popolazioni arabe non potranno mai accettare che i loro governi collaborino con l'Occidente in questa lotta, se non daremo loro segnali inequivocabili del fatto che siamo determinati a metter fine all'arroganza bianca, alle speculazioni economiche delle multinazionali e della dominazione politica del nord del mondo. Alcuni atti formali e simbolici darebbero credibilita' ai nostri proclami contro i terroristi. Equilibrare - negli organismi internazionali e nelle sedi del potere economico - le nostre rappresentanze con quelle del sud; creare condizioni economiche piu' eque trasformando i debiti in aiuti e sopprimendo le sovvenzioni alle esportazioni dei paesi avanzati, e fare della diversita' culturale non una frase retorica ma una pratica effettiva.
Ma soprattutto, occorre metter fine alla circolazione dei soldi del crimine - terrorismo e mafie - nei circuiti bancari e finanziari. Alcuni affermano che il terrorismo e' la guerra dei poveri ma la verita' e' che oggi l'attivita' terroristica richiede un sostegno economico molto forte, nei suoi aspetti tecnologici e organizzativi.
Il mezzo piu' sicuro per poter stroncare il terrorismo e' tagliargli i finanziamenti, che esistono grazie ai paradisi fiscali, che forse dovremmo chiamare paradisi giudiziari per la protezione che offrono ai proventi del crimine che si accumulano ben custoditi. In particolare grazie alle camere di compensazione finanziaria che, in virtu' dei conti numerati e dei trasferimenti elettronici, assicurano l'impunita' totale ai movimenti di questi fondi. Nessuno, ne' i governi ne' le imprese, vuole mettere fine a questo fenomeno. Invece e' possibile farlo. La prova? Un semplice giornalista e regista, Denis Robert, ha denunciato in due libri le attivita' di una finanziaria lussemburghese, la Clearstream, faro delle camere di compensazione. La societa' l'ha citato due volte in giudizio nei tribunali francesi, e ha perso.
Facciamo convergere i milioni di parole che si scrivono in questi giorni sul terrorismo su due soli obbiettivi: interrompere i canali occulti del denaro del terrore e del sangue e fare del binomio inscindibile liberta'/uguaglianza il grande progetto globale dell'occidente. E chiediamo a Zapatero che li faccia suoi e li difenda nell'ambito dell'Unione Europea.

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