Le FARC e il governo colombiano fanno sul serio: la via politica alla pace

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Lo scorso fine febbraio il comunicato dove si annunciava la rinuncia ai sequestri di civili da parte delle FARC-EP, era stato quasi ignorato. Ma il 27 agosto rappresentanti dello storico gruppo armato e rappresentanti del governo colombiano si sono seduti attorno allo stesso tavolo della capitale cubana e hanno siglato gli accordi che danno inizio a un vero dialogo in vista di una pace “stabile e duratura”. Non più solo dichiarazioni di intenti, a L'Avana si sono dati un appuntamento preciso: prossimo 5 ottobre a Oslo. E' nella capitale norvegese che inizieranno i negoziati per porre fine a una guerra durata 48 anni.

Secondo Jorge Enrique Botero, direttore di Telesur - la tv a pluripartecipazione statale latinoamericana - l'incontro si è svolto tra il comandante guerrillero Mauricio Jaramillo, conosciuto come El Médico, accompagnato dai ribelli Rodrigo Granda, Marcos Calarcá e Andrés París per le FARC -EP, mentre da parte del governo colombiano c'erano il consigliere per la Sicurezza Sergio Jaramillo, il ministro dell'Ambiente Frank Pearl e Enrique Santos, il fratello del presidente Santos.

In realtà il governo colombiano non ha ancora diffuso un comunicato ufficiale ma ha annunciato proprio il 27 agosto che “si sono iniziate missioni esplorative con i rappresentanti del gruppo armato per mettere fine alla guerriglia con le FARC- EP ma anche che l'ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), la seconda organizzazione armata del paese, ha dichiarato che potrebbe aggiungersi a questa iniziativa di dialogo”. Il giorno seguente il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha espresso la sua soddisfazione alla notizia dell'inizio dei negoziati e ha dato la sua disponibilità, qualora ci fosse bisogno, dei suoi buoni uffici.

Le manovre di avvicinamento erano iniziate già un anno fa, quando l'ex leader FARC -EP Alfonso Cano in un video diffuso dall'Agenzia di Notizie Nuova Colombia ricordava al presidente Santos che nel suo primo discorso alla nazione aveva promesso di mettere da parte l'odio che aveva caratterizzato gli otto anni del governo precedente. “Le FARC-EP oggi vogliono reiterare ancora una volta che crediamo nella soluzione politica, nel dialogo. Crediamo praticabile la via del dialogo e la consideriamo giusta, il dialogo è la via” affermava Cano nella registrazione.

Da qui al comunicato dello scorso febbraio e a quello di aprile accompagnato dallaliberazione degli ultimi 10 ostaggiin mano ai guerriglieri, all'avvio di negoziati veri e propri il passo è stato davvero breve, e lascia ben sperare. Sintomo che l'apertura al dialogo del nuovo presidente - nonostante le dure critiche da parte dell'ex, Alvaro Uribe – è stata presa sul serio dai guerriglieri, ma anche che loro stessi forse si sono resi conto che la loro causa iniziale si è persa tra la selva e che la società civile colombiana è davvero stanca della violenza.

Durante gli otto anni della presidenza Uribe il paese ha conosciuto solo guerra, crescita del paramilitarismo, massacri, sgomberi, il fenomeno dei falsi positivi, l'espropriazione di milioni di ettari di terre ai contadini, raggiungendo i livelli più alti di violazione dei diritti umani di tutta la storia recente colombiana. La strategia dell'ex presidente si è rivelata un totale fallimento a partire dal negare la stessa esistenza di un conflitto e dalla contraddittoria dichiarata volontà di voler sconfiggere in nemico nel campo di battaglia. Ma nessuno ci è mai riuscito in quasi cinquant'anni di attività delle FARC-EP. Tanto che molti hanno parlato di volontà della destra colombiana di mantenere il paese in una una sorta guerra perpetua.

Ma le cose sembrano essere cambiate. Un primo segnale di apertura da parte del governo Santos si era visto l'anno scorso con la promulgazione della legge che riconosce il conflitto armato e stabilisce i risarcimenti per le vittime. Poi lo scorso martedì a Cartagena, Santos ha difeso la sua decisione di dialogare con i guerriglieri: “Vi immaginate come sarebbe la Colombia in pace? Le nostre generazioni non hanno vissuto un solo giorno di pace e voglio che le nuove generazioni possano invece conoscerla e possano godere del nostro paese”.

La radio colombiana RCN ha diffuso di lì a poco il contenuto (file audio) del documento firmato a L'Avana dal titolo: Accordo generale per la fine del conflitto e la costruzione di una pace stabile e duratura. Nel testo – poi trascritto dalla stampa latinoamericana - si toccano tutti i punti più importanti dei futuri accordi di pace ma si stabiliscono anche le regole che le parti si impegnano a rispettare durante i negoziati stessi.

Il documento contiene sei punti chiave che vanno dal cessate il fuoco, a una politica di sviluppo e di giustizia sociale, al reintegro sociale delle persone arruolate nel movimento armato, fino ai risarcimenti per le vittime della violenza. In particolare nel primo punto del testo intitolatoPolitica di sviluppo agricolo integrale si sottolinea che “questo campo è determinante per mettere in piedi un integrazione delle regioni e uno sviluppo sociale ed economico equilibrato del paese”. Nel secondo punto si parla della partecipazione politica e dei diritti di garanzia per l'esercizio dell'opposizione politica in generale, e in particolare per i nuovi movimenti che sorgeranno dopo la firma dell'accordo finale. Altro capitolo è intitolato la fine del conflitto dove si parla del cessate il fuoco bilaterale e la rinuncia alle armi. Il quarto punto soluzioni al traffico di droghe illecite tratta il fenomeno del narcotraffico e della riconversione delle colture dedicate oggi alla droga. Il quinto è dedicato alle vittime e ai risarcimenti, mentre nel sesto e ultimo punto si parla dell'implementazione, verifica e controfirma del trattato e ne predispone i relativi meccanismi.

Una seconda parte del documento tratta delle regole da seguire, innanzitutto i governi di Cuba e Norvegia vengono citati come garanti del processo di pace, mentre quelli di Cile e Venezuela come facilitatori del dialogo. Le parti sono di comune accordo nello stabilire che il primo incontro ufficiale si terrà ad Oslo il prossimo ottobre e che la sede principale sarà comunque L'Avana. Anche per il ministro della Giustizia Eduardo Montealegre, la fine del conflitto non può arrivare con le armi, appoggiando la via scelta da Santos, e ha assicurato che in un eventuale processo di pace esiste un Quadro Giuridico per la Pace che consente al presidente di sedersi al tavolo con i guerriglieri, e in grado di consentire un efficace margine di negoziazione giuridica.

Un negoziato storico che potrebbe porre fine alle violenze bipartisan che hanno costretto la popolazione colombiana a vivere nel terrore. La pace in Colombia non è mai stata così vicina.

Elvira Corona

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