“Laudato sii, fratello ambiente”. Parola di Papa Francesco

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Gli esseri umani sono gli assassini universali della natura. Presto, in un domani surriscaldato in modo infernale, arriverà il giorno del giudizio. A meno che non ci pentiamo e cambiamo vita, saremo tutti peccatori nelle mani di una Terra arrabbiata”. Parole tuonate dallo scrittore statunitense Jonahan Franzen sulle pagine del The New Yorker, raccolte dal settimanale Internazionale, che scende così a gamba tesa in un dibattito pubblico mondiale letteralmente “surriscaldato”.

Al di là del gioco di parole, il cambiamento climatico e l’innalzamento della temperatura globale sono una realtà con cui da tempo le popolazioni del globo hanno iniziato a fare i conti, dovendo contrastare i rischi ambientali sociali ed economici ad essi connessi. Quali? L’aumento del numero e dell’intensità degli uragani e il ritiro dei ghiacciai, fenomeni a cui già da anni stiamo assistendo inerti, ma anche il progressivo scioglimento delle calotte polari, l’aumento della desertificazione, l’estinzione di molte specie vegetali e animali con tutti gli effetti che essa comporta nella catena alimentare, e così via. I diversi scenari collegati all’aumento di pochi decimi di grado della temperatura atmosferica e superficiale della terra hanno come comune denominatore le conseguenze devastanti sul pianeta e sulle vite di ciascun individuo.

E se, prendendo a prestito la terminologia usata da Jonathan Franzen, si parla di una terra trasformata in ambiente infernale e di uomini peccatori, non poteva mancare una presa di posizione del pontefice, specie di uno così attento alle tematiche attuali quale Papa Francesco. Come annunciato da tempo dagli ambienti vaticani e segnalato da Unimondo all’inizio del mese, per oggi è prevista la pubblicazione dell’enciclica papale sulla difesa dell’ambiente e sull’ecologia dal titolo “Laudato si’, sulla cura della casa comune”. A dir poco suggestiva la decisione di papa Bergoglio di intervenire con un documento di così forte rilevanza dottrinaria e sociale citando le prime parole del noto Cantico delle creature di San Francesco. Ne è passato di tempo da quando nel 1226 il poverello di Assisi elevò al cielo la sua lode rivolgendosi a “Frate Sole e Sorella Luna”, tuttavia la scelta di papa Francesco appare rimarcare, più che l’omonimia con il santo, la comune percezione della collocazione dell’uomo in un ambiente che va amato e salvaguardato, in segno di rispetto per il dono ricevuto e per la salvaguardia del bene più sacro di ogni essere vivente, la sua vita. È proprio questa visione ecumenica a indurre il pontefice ad affidare la relazione di presentazione dell’enciclica al cardinale Peter Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, affiancato dal rappresentante del patriarcato ortodosso di Costantinopoli, Giovanni Zizioulas, e dal direttore e fondatore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, lo scienziato tedesco John Schellenhuber. La forte rilevanza dottrinaria dell’enciclica, la comunione delle chiese sul tema e la scientificità alla base della presa di posizione appaiono i tre elementi comunicati attraverso questa accurata selezione, ben meditata. Appartenenti a fedi e credenze differenti, credenti o non credenti, l’enciclica papale parlerà con un linguaggio universale e sarà rivolta a tutti gli individui presenti sul pianeta terra, nella convinzione, che poco dogmatica è, che siamo tutti “sulla stessa barca”, o meglio in questo caso sulla stessa terra. L’enciclica tenterà di trasmettere proprio questa consapevolezza, nella speranza di far innalzare l’asticella dell’attenzione e della sensibilizzazione della popolazione globale sulla questione.

Non poteva dunque che essere “Un pianeta. Una famiglia umana” lo slogan scelto da cattolici, fedeli di altri credi, ambientalisti e tante altre persone che domenica 28 giugno sfileranno a Roma fino a San Pietro, per ringraziare il Papa dell’intervento in materia e per invitare gli altri leader mondiali a raggiungere un accordo per bloccare il surriscaldamento globale. Un’azione che si ispira alla marcia che il 21 settembre dello scorso anno coinvolse 3000 città nel mondo nella più grande manifestazione sul clima che la storia ricordi. Il prossimo appuntamento sarà poi a Parigi alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà dal 30 novembre all’11 dicembre prossimi. È là che il papa vorrebbe incidere per l’assunzione di un impegno globale ad alto livello, affinché l’ambiente terrestre non sia considerato una cosa, bensì un insieme di forme di vita e di creature di cui occorre prendersi cura. Un approccio che ha indotto nel 2010 l’allora arcivescovo di Buenos Aires a far ricorso alla Corte Suprema argentina contro la deforestazione amazzonica, o ancora lo scorso marzo a dare il suo sostegno alla Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), nata su ispirazione delle parole in difesa dell’ambiente espresse da Bergoglio a Rio de Janeiro durante la Giornata mondiale della gioventù del 2013.

Il giudizio divino a cui saranno sottoposti i grandi della terra per le loro azioni, già richiamato in occasione dei recenti interventi di papa Bergoglio all’apertura della XX assemblea generale di Caritas Internazionale, alla FAO e al Parlamento europeo, sarà rafforzato da analoghe prese di posizioni di altre guide religiose che a luglio si apprestano a sottoscrivere un documento condiviso sui cambiamenti climatici e basato sulla comune raccomandazione a tutti gli uomini della terra di aver rispetto per ogni creatura e per l’ambiente in cui si vive. Non resta dunque che attendere e sperare che l’approccio alla concretezza che questo papa ha già dimostrato di prediligere in diverse occasioni possa determinare un superamento dell’inerzia sinora mostrata dai leader mondiali sulla questione ambientalista, per salvaguardare quel che a questa terra resta dell’eden.

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

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