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Lampedusa: il lager in fiamme, una tragedia annunciata
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La rivolta che è scoppiata questa mattina nell'ex Cpa ora trasformato in Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Lampedusa ha provocato numerosi feriti e ustionati tra gli immigrati. Nella struttura, che attualmente ospita oltre 800 immigrati in gran parte tunisini, si è sviluppato anche un incendio di vaste proporzioni (foto e video).
"Era annunciato. Non solo perchè la struttura non risponde alla normativa anti-incendio stabilita dallo stesso Ministero dell’Interno, ma anche per la scelta di trasformare quello che fino a poco tempo fa era un centro di prima accoglienza e soccorso - da cui secondo il premier si poteva "uscire a bere un birra in paese" - in un Centro di identificazione ed espulsione (anche se ancora non è possibile visionare il testo del decreto istitutivo). E poi le espulsioni collettive, i rimpatri di massa nei confronti dei cittadini tunisini per i quali le domande d’asilo (un diritto soggettivo) sono considerate carta straccia" - riporta Melting Pot.
Gli enti di tutela dei rifugiati riuniti nel 'Tavolo Asilo' si sono rivolti al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al ministro dell'Interno esprimendo "profonda preoccupazione" per quanto sta avvenendo nel centro utilizzato a partire da gennaio per decisione del ministro dell'Interno come Centro di identificazione ed espulsione (CIE). Nella lettera le associazioni - tra cui Amnesty, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cir e Medici senza Frontiere - denunciano "la scelta messa in atto dal Governo di concentrare a Lampedusa tutti i migranti che giungono presso le sue coste, qualunque sia la loro condizione giuridica": scelta che "ha creato nell'isola una situazione di grande e crescente tensione". Il 'Tavolo Asilo' chiede perciò con urgenza "che tutti i migranti siano immediatamente trasferiti in altre strutture idonee, ove siano svolte le procedure amministrative, in particolare quella di asilo" e che "l'isola di Lampedusa sia sede esclusivamente di strutture destinate al primo soccorso e all'accoglienza dei migranti".
L'Alto commissariato delle Nazioni Unite (Unhcr) per i rifugiati ha seguito la rivolta ha chiesto di "evacuare immediatamente tutti i migranti e gli operatori che si trovano nella struttura di Lampedusa in modo da evitare intossicazioni e ustioni". L'Unhcr è in contatto con il Viminale a cui ha chiesto di intervenire al più presto per evitare il peggio. La struttura è stata trasformata nelle settimane scorse da Centro di soccorso e prima accoglienza (Cspa) in Centro di identificazione ed espulsione (Cie) provocando la protesta dei migranti e quella della popolazione.
Già nelle scorse settimane un incendio di minore entità aveva danneggiato la struttura della base Loran (prima destinazione del Cie), poi, con l’inizio dei rimpatri (ieri 107 tunisini trasferiti a Roma in attesa di espulsione), dopo che per mesi gli stessi migranti erano stati trattenuti ingiustamente ed illegalmente nell’isola prigione, le prime iniziative di protesta interna, lo sciopero della fame, fino ai tentativi di fuga avvenuti nella mattinata di oggi, che hanno comportato l’intervento delle forze di Polizia, (si parla di un isola militarizzata) il lancio di lacrimogeni, gli scontri e poi ancora il rogo appicciato probabilmente dai migranti dopo aver ammassato materassi ed altro materiale infiammabile.
Lo scorso mese gli abitanti dell’isola di Lampedusa erano stati protagonisti di una battaglia inedita e straordinaria per il loro futuro, che ha saputo coniugare il desiderio e l’ambizione di battersi per la difesa della propria terra a quella per la civiltà ed i diritti, contro la costruzione di nuovi centri e la trasformazione dell’isola in una nuova Alcatraz.
Dal mese scorso l'ampio cartello di associazioni del 'Tavolo Asilo' ha espresso "vivissima preoccupazione per il grave e imminente rischio di estese violazioni dei diritti fondamentali dei migranti e rifugiati presenti a Lampedusa". Le associazioni - tra cui Amnesty, Arci, Asgi, Cir, Comunità di S.Egidio, Medici senza Frontiere e Save The Children - criticano soprattutto "alcune scelte del Governo italiano relative alla complessiva gestione degli arrivi di cittadini stranieri a Lampedusa". La decisione del Ministro dell’Interno di sospendere "ogni trasferimento dei cittadini stranieri dal Centro di primo soccorso e accoglienza (CSPA) di Lampedusa verso altre strutture situate nel territorio nazionale" ha comportato che presso la struttura predisposta per poco più di 380 posti - estensibili all’occorrenza a 800/850 - al 21 gennaio venissero trattenuti oltre 1800 immigrati con "problemi seri di sovraffollamento, condizioni igienico-sanitarie preoccupanti e un’allarmante promiscuità tra uomini, donne e bambini". [GB]