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La risposta delle Mauritius al cambiamento climatico? Ameenah Gurib-Fakim
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Guardatela bene. Per ora non ha fatto ancora nulla, è vero, ma il fatto che Ameenah Gurib-Fakim sia dal 5 giugno la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica di Mauritius e con buona probabilità anche l’unico presidente di una repubblica biologo, progressista e ambientalista fa ben sperare per lo sviluppo sostenibile e la parità di genere del piccolo Paese insulare africano. Mauritius è uno dei più ricchi e meno corrotti paesi del continente con circa 3 milioni di abitanti e un reddito pro capite annuo di poco superiore ai 9.000 dollari. Un tempo dipendente dalle esportazioni di zucchero, l’isola ha investito nel settore dei servizi finanziari e del turismo ed oggi attrae visitatori da tutto il mondo. La sua nuova Presidente invece è una scienziata nota per le sue ricerche nel campo delle piante di Mauritius e dei loro impieghi bio-medici presentati anche in consessi internazionali. Già professoressa di chimica organica e pro-rettrice dell’Università statale, ha realizzato il primo inventario completo delle piante aromatiche e medicinali di Mauritius e della vicina isola Rodriguez. La sua analisi scientifica delle proprietà antibatteriche, antimicotiche e antidiabetiche delle diverse piante ha permesso di aprire la strada al loro impiego sostenibile come alternativa alla medicina “commerciale”. Adesso dai laboratori e dalle aule dell’Università è passata a quelle della Repubblica e la sua nomina sta suscitando l’entusiasmo della gente e dei media di Mauritius che in lei vedono una grande opportunità di rinnovamento.
Ameenah è quindi un’intellettuale che milita nel Muvman Liberater, un Partito di sinistra che ha governato spesso a Mauritius e che ora fa parte, con una manciata di deputati, di un governo di coalizione che con il 100 % dei voti parlamentari, in seguito ad un accordo tra maggioranza e opposizione, l'ha candidata a sostituire l’ex presidente dimissionario Kailash Purryag, che ha ricoperto l’incarico di presidente dal 2012. Le sue dimissioni sono frutto delle pressioni delle opposizioni che dopo essersi opposte al cambiamento della Costituzione di Mauritius per dare più poteri al primo ministro uscente, avevano annunciato di voler proporre una donna alla presidenza della Repubblica. Gurib-Fakim davanti alla sua candidatura non ha nascosto delle perplessità: “Non mi vedo come un politico. Io non ho intenzione di giocare a quel gioco. L’incarico da Presidente qui non è esecutivo, ma ci sono un sacco di responsabilità”. Tuttavia davanti all’unanimità parlamentare ha accettato la sfida.
Certo le idee alla nuova presidente non mancano! “Qui fare il presidente è un incarico costituzionale, sei il guardiano della costituzione […] ma all’interno di questo ruolo, c’è abbastanza spazio per fare altre cose - ha spiegato Ameenah - Voglio guidare un think tank su scienza e tecnologia e proseguire l’esperienza del BioPark Mauritius, il primo parco tecnologico in questa parte del mondo. Ora abbiamo un paio di buoni cluster e istituzioni in funzione, ma c’è il potenziale per fare molto di più. Voglio concentrarmi soprattutto su ambiente e cambiamento climatico che per noi è una grande preoccupazione, possiamo sentirlo in termini di stagioni e stiamo assistendo a tempeste molto fori e violente”. Per Ameenah lo sviluppo sostenibile è una via imprescindibile per gli abitanti di Mauritius e “ha a che fare con la nostra identità di essere mauriziani e di essere un hotspot della biodiversità”, una risorsa “che può essere trasformata in opportunità economica meglio di come è stato fatto in questi ultimi anni”.
Ma non è solo l’ambiente il tema che caratterizzerà questa presidenza. “In Africa, non ci sono molte donne al timone di Paesi. Lo stesso vale a livello globale. Stiamo davvero facendo la storia. A Mauritius, viviamo in una società molto patriarcale. Sono stata fortunata quando ero una ragazzina, perché mio padre non aveva obiezioni sul fatto che la figlia ricevesse un’istruzione. Quando ero giovane, l’istruzione non era libera, quindi questo ha bloccato molte ragazze. Le ragazze dopo il 1976 hanno avuto sempre di più accesso alle scuole, ma le donne professioniste soffrono ancora di quella che io chiamo la sindrome leaky-pipe”. Di fatto ancora oggi alle Mauritius molte ragazze frequentano la scuola, ma pochissime raggiungono posti dirigenziali e per questo la nomina di nomina di Ameenah è un segno importante di discontinuità. “Questo è un messaggio importante da trasmettere alle giovani donne e ragazze. […] Voglio dire alla gente: Sì, è possibile anche se sei una donna”.
La sua presidenza sarà veramente una grande conquista democratica per la tutela ambientale e della donna mauriziana? Le premesse ci sono tutte, visto che oltre a questi due grandi temi la neo Presidente ha dichiarato che presterà molta attenzione anche “all’educazione e al tentativo di avere un’economia giusta, perché sappiamo che con l’economia arriva l’occupazione e che si ottiene quel welfare sociale indispensabile per poter continuare a garantire la sanità gratuita e l’istruzione gratuita”. La sfida progressista di Ameenah Gurib-Fakim è lanciata, e anche se il più importante giornale di Mauritius ha evidenziato come la nuova Presidente “Non avrà abbastanza poteri decisionali, per portare a termine una vera rivoluzione democratica” Ameenah non si tira indietro: “Sono una scienziata, quindi sono abituata a dire le cose come le vedo. Come presidente, devo essere molto più diplomatica", ma non per questo, immaginiamo, meno risoluta.
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.