La repressione è servita

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Il Ddl 1660 è un giro di vite su comportamenti individuali e collettivi nello spazio pubblico, condizioni imposte ai detenuti nelle carceri, restrizioni per i migranti e l'operatività delle forze dell'ordine.

Che per il governo Meloni la priorità non fosse la sicurezza sociale era già chiaro senza dover attendere l’ultimo provvedimento. Ma che ben 162 deputati avrebbero tentato di trasformare in legge il vecchio mantra «olio di ricino e manganello», questo no. Il Ddl sicurezza è una stretta repressiva certo, ma non solo. Non ci sono frasi o figure retoriche che siano in grado di restituire anche parzialmente l’assurda pericolosità, la tracotanza e al tempo stesso la cialtroneria di questa classe dirigente. Sì, perché le responsabilità di questo atto oltraggioso rispetto alle urgenze e i bisogni della collettività e del pianeta non sono solo del governo ma anche di tutti quei politici e amministratori che, dal locale al nazionale, hanno fatto in tempi non sospetti da apripista: dai Marco Minniti e Maurizio Lupi fino all’ultimo dei sindaci che ha applicato il daspo urbano. Chiunque adesso si stracci le vesti, ma abbia sostenuto anche uno solo dei decreti degli ultimi 15 anni è corresponsabile di quello che il nuovo Ddl renderà possibile. 

Ma cosa, in particolare, renderà possibile? In che modo si è potuto peggiorare ulteriormente un quadro nel quale ogni questione di disuguaglianza di classe e povertà era già trattata come mero problema di ordine pubblico? Le misure già in vigore erano inadeguate e, sotto molti aspetti, anticostituzionali, tanto che sembrava difficile immaginare peggioramenti. Ma il governo italiano, maestro nel distinguersi in negativo, ci è riuscito. Come? Per lo più modificando ad hoc e in modo un po’ posticcio il codice di procedura penale. Chapeau. Senza entrare nel dettaglio dei singoli articoli (sarebbe dispersivo, dato che il disegno di legge tiene insieme regole per l’uso di strumenti pirotecnici con l’attività lavorativa dei detenuti, con le disposizioni per le vittime dell’usura) proviamo a vedere quali sono gli zoccoli duri di questa ingegneria legislativa. 

Il Ddl interviene principalmente in quattro ambiti: la gestione dei comportamenti individuali e collettivi nello spazio pubblico e urbano; le condizioni imposte ai detenuti nelle carceri; le restrizioni per i migranti; e l’operatività delle forze dell’ordine. In ciascuno di questi ambiti, ogni misura si traduce in una significativa limitazione dei diritti sociali e umani, accompagnata da un’ulteriore svendita di tali diritti a soggetti privati, che, come il prezzemolo, sta bene un po’ ovunque. Vediamo più nel dettaglio...

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