La politica antimilitare, l'Europa e la pace

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"Costruire un mondo di pace in tempi di guerra" è il titolo della conferenza che si è tenuta a Civitas nel pomeriggio di venerdì 3 maggio. Dapprima la testimonianza del videoreporter Andrea Segre che ha mostrato con un video esclusivo i disastri e i rapporti di forza in Iraq e l'operato una delegazione del Tavolo di solidarietà. A seguire è intevenuto Ekkehardt Krippendorff, politologo e autore de "L'arte di non essere governati" che ha sottolieneato la relazione tra comportamenti di pace e politica. Ha concluso gli interventi Pier Virgilio Dastoli , portavoce del Forum della società civile presso la Convenzione Europea che ha presentato il ruolo dell'Europa nella costruzione di una politica di pace interna e quindi esterna. Ha coordinato il tutto Flavio Lotti, della Tavola della Pace.

"Baghdad è uno spettro, abbandonata a se stessa - le case e gli uffici sono per il 90% abbandonate e sono controllate da dei guardiani armati. A differenza di quasi tutti i palazzi dei ministeri iracheni, il palazzo del petrolio è rimasto in perfette condizioni ed è controllato dall'esercito americano a differenza del resto della città"- ha commentato Andrea Segre.

Il professore Krippendorff ha sottolineato come "non c'è mai stata una guerra voluta dalla gente - i governanti hanno sempre cercato l'appoggio della gente" e anche dopo la guerra all'Iraq si chiede "che cosa abbiamo fatto per costruire la pace in tempo di non guerra?". "Essere pacifista è un comportamento, un modo di gestire la propria vita e non una posizione politica, un atteggiamento antimilitarista e per la diversità. Se la sinistra scopre solo ora il pacifismo, deve fare un'autocritica per aver tracurato il tema che è di fatto un punto debole. Essere contro la guerra e il militarismo è troppo facile - bisogna essere contro ogni lotta armata sia anticoloniali che di liberazione riconoscendone uno sbaglio storico. Finchè esisteranno gli eserciti ci saranno le guerre. Per qualsiasi classe politica la guerra è sempre seducente perché accorcia il processo politico. I veri militari non sono i militari ma la parte dei politici. Il militare e il politico sono due modi diversi di organizzare la politica. La guerra evita la diplomazia e quindi il metodo politico che richiede pazienza, tempo, trasparenza e partecipazione". Krippendorff ha continuato dicendo che il "il gioco del potere è la fine della politica ed esclude il ragionamento. Il globalismo di base contro i governanti può dare l'opportunità alla classe politica di cambiare, basta pensare al comportamento di Schroder sulla guerra prima delle elezioni presidenziali dove è stato riconfermato anche per la posizione nonbelligerante. Culturalmente il militare fa parte della nostra coscienza storica dove l'egemonia culturale condiziona i nostri processi culturali.
Più che un'Europa per la pace ci vorrebbe un Europa smilitarizzata. Dobbiamo usare la nostra fantasia politica creativa per intervenire per far si che i diritti umani siano l'unica merce di esportazione".

Virgilio Astaldi, nel suo intervento sulla Costituzione Europea ha sottolineato il legame pace-politica con la definizione della guerra arrivando alla conclusione che per abolire le guerre la sovranità non deve appartenere allo stato nazione ma al popolo. "La pace è uno stato di società in cui i conflitti sociali-economici sono risolti con mezzi istituzionali con il primato della legge rifiutando la guerra" ha commentato Astaldi - "Nella Costituzione Europea sarà importante portare la parola pace sia come valore che obiettivo all'interno di questi strumenti". L'intervento di Virgilio Astaldi si è concluso con invito a riflettere sul problema dell'organizzazione del potere.

Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace ha lanciato sul finire due riflessioni: dapprima che l'Europa nella costruzione del suo modello di pace sta costruendo anche le sue relazioni internazionali; in seconda battuta l'importante crescita in consapevolezza del movimento pacifista nel corso degli ultimi eventi bellici.

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