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La finanza allo sviluppo deve cambiare rotta
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Durante la sessione di lavoro dell'ONU dei Popoli dal titolo "Quale finanza per lo sviluppo umano sostenibile?" sono stati affrontati i temi della finanza mondiale rivolta ai paesi sviluppati e in via di sviluppo. Ha iniziato l'esposizione Padre Frantz Grandoit, economista di Haiti, che ha spiegato come la quasi totalità dei finanziamenti ritorni ai paesi finanziatori. Un rappresentante brasiliano dei Sem Terra si è appellato affinchè gli esperti e i tecnici che si occupano dei progetti nei paesi del sud non siano di provenienza dei paesi finanziatori, in quanto hanno una concezione teorica sbagliata di sviluppo e quindi in caso contrario rifiutare i finanziamenti per cambiare questa logica. L'intervento di Sergio Marelli, rappresentante delle ONG italiane, spiega che "la mobilitazione di risorse private è superiore delle risorse che il Governo mette a disposizione e quindi si può fare a meno dei fondi pubblici." Continua poi portando la discussione sul prossimo vertice mondiale sulla "finanza allo sviluppo". A proposito, Jean Fabre del Programma UNDP delle Nazioni Unite ricorda che "quando non si può fare tutto bisogna decidere gli elementi essenziali e quindi privatizzare il rimanente, disinvestire". A questa voce è contrario Martin Coler della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, il quale ricorda che " più di 3 milioni di persone sono costrette a sfollare per le politiche della Banca Mondiale. Lo stesso Parlamento italiano dovrà decidere entro l'anno prossimo se finanziare un contributo di 8 miliardi di dollari in 3 anni e 13 miliardi alla LODA. E' necessaria una nuova "governance" che garantisca anche alla comunità locale di esprimersi sui progetti delle agenzie di credito. In India il governo non sta rispettando i diritti di un milione di persone che sono costrette alla fuga". (...continua)
Pubblicato il: 13.10.2001
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