La figlia del deserto

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Quando Ben Gurion dichiarò che lo sviluppo del deserto del Negev, a sud di Gerusalemme, sarebbe stata la vera sfida per gli israeliani, i coloni lo presero sul serio e il deserto fiorito divenne il miracolo del dopoguerra. Vi fu una delle più ampie riforestazioni mai attuate dall’uomo, un’iniziativa che passò alla storia come “Sionismo verde”. Il caro prezzo per questo miracolo lo stanno pagando i beduini, allontanati a forza dal loro habitat e confinati in 7 città. Alcuni hanno resistito in 45 accampamenti presenti nel deserto ma non riconosciuti da alcun governo. Abbandonati a loro stessi.

Nella periferia di una delle 7 città fatiscenti che si affaccia al deserto (Tellsheva) abbiamo incontrato Miriam Abu Rakeik. Alta, sicura, determinata, bella e colta. I suoi prodotti: una saponetta al latte di cammello 35 nis; la crema per le mani 120; l’olio per i capelli 100; l’olio per massaggi 50. Nella tenda beduina di Miriam i prodotti “bioecologici e tradizionali” vengono trasformati da ella stessa, grazie ad una laurea in marketing all’Oxford University UK.

Dopo la trasferta britannica, Miriam tornò a casa e, per l’appunto, creò la prima linea cosmetica al mondo con i prodotti del deserto. Sapere, saper essere, saper fare. Il suo “Saper fare” (saponette e creme) vien dalla nonna, che peraltro, ha sempre abitato il deserto. Da giovane Miriam non dava molta importanza agli insegnamenti dell’anziana donna (come tutti i giovani peraltro) che le stava trasmettendo “solo” 400 anni di storia. Ora rimpiange per non averla ascoltata più a lungo. Con lei se ne andava una wikipedia vivente.

Saper essere così spigliata e con un ottimo inglese lo deve alla scuola d’oltre manica perché le scuole per i beduini, nonostante gli sforzi di molti insegnanti, non sono di ottimo livello. Solo il 47% dei beduini arrivano al liceo. I fondi scarseggiano ed i ragazzi che le frequentano hanno un quinto delle opportunità dei loro coetanei di Tel Aviv.

Il “Sapere arrangiarsi e lottare” contro le difficoltà lo deve ai suoi fratelli contro i quali ha duramente lottato per la sua emancipazione. L’avrebbero voluta sposa, concubina, madre di molti figli ma soprattutto sottomessa. Invece Miriam sceglie di esser single....lottando non poco anche contro le sue coetanee e le loro immodificabili consuetudini.

- “Una donna che apre un suo business?” Apriti cielo! La figlia del deserto dovette combattere come una leonessa contro uomini burocrati che si alimentano di riverenza ed ossequi. E giù carte e burocrazia ad hoc che per altri non è affatto un obbligo.

Ma l’ostacolo più importante fu un prestito da start up. Nessun Istituto di credito poteva credere, allora, che coniugare saponette ed internet potesse essere una formula di successo. Oggi si ricredono ma non penso che farebbero marcia indietro in quanto anche la finanza ha i suoi muri. Miriam on line vende in Europa (Polonia ed Italia) e sta cercando una breccia negli Usa. Incredibile come prodotti poveri come il latte di cammello, erbe che persino le capre si rifiutano di brucare o frutti come le mele del deserto possano avere così tante proprietà benefiche da intasarle la posta elettronica.

Ma l’elegantissima Miriam fa posto nella sua tenda anche a manufatti di donne, borse, collane fatte da persone bisognose che vivono nella tenda accanto. Una sorta di commercio equo che trova posto su banchetti a fianco dei suoi scaffali.

Per correttezza ci chiede di non fotografare le altre beduine poco abituate a macchine fotografiche e telecamere...ma solo lei (non per niente ha studiato marketing).

Sono in molti che si rivolgono alla “figlia del deserto” non solo per i suoi prodotti per l’estetica ma anche per rimedi medicali per problemi come psoriasi, funghi, etc. Nella sua tenda beduina organizza momenti culturali, letture e laboratori in ebraico, inglese ed arabo. Inoltre cerca di fare cultura e far avanzare lo stato delle donne beduine. E qualche ragazza adolescente si affaccia, nonostante il divieto dei propri genitori.

La donna accompagnatrice Syhal Ibrahimmar, beduina di religione islamica, nata vicino a Nazareth, che ci ha guidato nella tenda di Miriam pende letteralmente dalle sue labbra. Nel suo sorriso c’è futuro, speranza, orgoglio. Syhal rappresenta la comunità beduina nell’altro G8 voluto da Officina Medio Oriente. Si autoconvocano il giorno stesso delle elezioni Usa. Aveva proprio ragione Ben Gurion (anche se non lo sapeva): il deserto fiorito fu il vero miracolo!

Fabio Pipinato

Questo articolo è stato scritto durante la missione in Israele - Palestina resa possibile grazie al contributo dell'Assessorato della solidarietà internazionale e la convivenza della Provincia Autonoma di Trento nell'ambito del percorso Officina Medio Oriente

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