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La distruzione dello Stato sociale in Colombia
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Il dizionario della lingua spagnola definisce il terrorismo come la "successione di atti di violenza eseguiti per infondere terrore". Il processo di aggiustamento e ristrutturazione dello Stato, dell'economia e delle istituzioni sociali e territoriali promosso dai diversi governi in Colombia, dalla fine dell'amministrazione Barco (1986-1990) sino agli inizi del governo Uribe (2002-2006), s'inserisce nel ricettario neoliberista imposto dagli organismi multilaterali (FMI, BM, WTO), serve agli interessi del grande capitale e dei paesi egemoni ed inoltre, ha generato un grande terrore tra la popolazione lavoratrice ed i settori popolari.
Questo terrore è causato dall'incertezza e dalle instabilità provocate dalle politiche neoliberiste, dagli impatti negativi sulla disoccupazione e la miseria, dalla violenza scatenata dalle forze repressive per mantenere quest'ordine ingiusto e la concentrazione della ricchezza e del reddito, dall'espropriazione delle terre a danno degli abitanti rurali per dare spazio ai grandi megaprogetti nell'ambito di un modello di sviluppo forzato dalla corruzione e dall'esclusione sociale, economica e politica dei due terzi della popolazione.
Il terrore sociale
La disoccupazione è cresciuta dal 9,9% del 1989 al 18,9% dell'anno 2002, colpendo 3,5 milioni di lavoratori. Le persone che non hanno alcun ingresso per far fronte alle necessità basiche, sono aumentate dal 59,2% al 68% tra il 1988 e il 2002. L'indice che misura la concentrazione dei redditi (l'indice GINI) è passato da 0.55 a 0.60 (più si avvicina ad 1 e più la disuguaglianza è assoluta), a prova della concentrazione delle entrate nelle mani del 3% della popolazione (circa 350 famiglie). La distanza tra ricchi e poveri è aumentata: nel 1991, il livello dei redditi del 10% più ricco della popolazione era 52 volte il reddito del 10% più povero; nel 1999, era 78 volte superiore; oggi, il 20% della popolazione più povera accede ad appena il 4% del reddito nazionale. Le politiche implementate dalla tecnocrazia del Banco de la Repùblica hanno elevato i tassi d'interesse dell'80% negli anni '90, favorendo il capitale finanziario speculativo, producendo il panico tra gli 800 mila proprietari di abitazioni che si erano indebitati con la banca ipotecaria, così alcuni hanno perso gli immobili ed altri si sono suicidati. La privatizzazione fraudolenta delle società dei servizi pubblici (si è venduta una terza parte del loro valore reale sul mercato), ha condotto ad un incremento del 400% delle tariffe ed i consumatori sono costretti a destinare sino al 40% delle loro entrate per pagare il servizio, riducendo altre voci essenziali del bilancio familiare.
I colombiani sfollati dalla violenza e dai megaprogetti dello sviluppo forzato sono oggi tre milioni, e il dato si riferisce al solo periodo in cui sono stati attivati i rilevamenti statistici (cioè dal 1985). Negli ultimi anni sono state assassinate 34.000 persone, in conseguenza del conflitto politico e della barbarie sociale, e sono rimasti impuniti il 95% di questi omicidi. La violenza generata dalle élite nazionali ha operato come meccanismo di regolazione della società e dell'economia nella storia del paese, in particolare durante gli ultimi 50 anni, però la sua funzionalità si è fatta caotica, nella misura in cui è sfuggita al suo controllo e monopolio a causa dell'apparizione del narcotraffico negli anni '80, del rafforzamento dell'insorgenza negli anni '90, della crescita della delinquenza organizzata, della corruzione nella classe politica e nel governo in un contesto di anonimia sociale generalizzata. Nell'epoca della 'Grande Violenza', gli anni '50 del secolo XX°, il tasso di omicidio ha raggiunto la cifra di 55 assassinii ogni 100 mila abitanti, negli anni '60 si è ridotto a 18, negli anni '80 è cresciuto sino a 72 nel 1989 e negli anni '90 ha toccato il picco di 89 assassinii nel 1993, per discendere a 58 nel 1998 e iniziare nuovamente a salire negli anni successivi, raggiungendo i 69 omicidi ogni 100 mila abitanti nell'anno 2002.
Violenza ed economia
La violenza è stata funzionale all'accumulazione capitalista in Colombia, perlomeno sino all'anno 1998. Negli ultimi 50 anni il prodotto interno lordo è cresciuto in modo sostenuto nel paese con valori superiori all'aumento della popolazione. Nel 1950 il reddito pro capite era di 350 dollari USA, alla fine degli anni '70 ha superato il migliaio di dollari e nel 1998 si è giunti ad un reddito pro capite di 2.420 dollari. Per effetto della recessione economica il reddito pro capite è sceso a 1.706 dollari nel 2002. L'aumento della popolazione a tassi superiori al ritmo dell'economia negli ultimi quattro anni, in un contesto di maggiore disuguaglianza, spiega il rapido deterioramento delle condizioni di vita dei colombiani. Povertà che è inoltre associata alla disoccupazione, alla riduzione delle entrate dei nuclei familiari e alla recessione economica.
In Colombia le cifre relative ai tassi d'omicidio su 100 mila abitanti presentano due grandi curve di violenza che corrispondono ai periodi di cambio strutturale di tipo economico, sociale e politico: i decenni '50-'60 e la fase successiva agli anni '80. Tra questi due periodi - gli anni '70 - il tasso degli omicidi è diminuito su standard di valore internazionale. Si può concludere: (1) i cambi strutturali sono indotti mediante l'uso della violenza; (2) la violenza opera come meccanismo privilegiato di regolazione dell'accumulazione nell'economia colombiana, come mezzo di dissuasione del conflitto di classe tra capitale e lavoro; (3) sono false le tesi che affermano l'esistenza di una cultura della violenza: i tassi d'omicidio non presentano un comportamento strutturale, autonomo, continuo e sostenuto negli ultimi 52 anni; (4) quello che è stato un efficace meccanismo di regolazione, ha smesso di esserlo negli ultimi anni, nella misura in cui la violenza che si è generalizzata in tutti gli ambiti della società che interessano negativamente l'economia e gli investimenti stranieri, è più complessa dati i nuovi gruppi in conflitto e dato che essa minaccia la sostenibilità del paese e la stabilità regionale andina.
L'insicurezza sociale
La sicurezza sociale in Colombia è insicura. Il sistema sanitario e pensionistico è al bordo del collasso. Secondo il ministro del Lavoro, tra cinque anni la Nazione non avrà come pagare i propri pensionati; attualmente solo il 45,9% dei lavoratori risulta affiliato al regime generale pensionistico e solo uno ogni cinque lavoratori affiliati sta apportando qualcosa ai fondi privati di pensione o ad entità come il SEGURO SOCIAL, CAJANAL o CAPRECOM; il sistema affronta l'esistenza di un ridotto numero di contribuenti e l'inadempimento nei pagamenti.
Dei 19 milioni di lavoratori colombiani, 8,7 milioni risultano affiliati, il 48% a fondi privati e il 52% a strutture pubbliche. La percentuale di inattivi è del 51% nei fondi privati e del 49% nel regime di primo intervento. I fondi privati, invece di aumentare la copertura, si dedicano a strappare i lavoratori che risultano affiliati al SEGURO SOCIAL; i risparmi nelle casse dei fondi privati sono attualmente il doppio del patrimonio accumulato dalle casse pubbliche.
Nonostante siano state elevate le quote dall'8% al 13%, così come il numero di settimane quotizzate e sono stati creati i fondi pensionistici privati, il buco fiscale del sistema pensionistico continua ad allargarsi. Il deficit odierno è di 350 mila miliardi di pesos, due volte il valore del PIL. Una delle cause della crisi è rappresentata dagli alti benefici dei regimi speciali per le Forze Militari, il Congresso, gli impiegati del Banco de la Repùblica, delle Corti, del Magistero, di Ecopetrol e del SEGURO SOCIAL che causano una spesa ulteriore al sistema per 150 miliardi di pesos. Altri fattori sono lo sperpero amministrativo e la corruzione costanti, come dimostrato dai casi di CAJANAL e FONCOLPUERTOS - pensioni milionarie assegnate a persone defunte o che non hanno mai lavorato -. Ed altri elementi che hanno reso inapplicabile la legge 100 del 1993 sono stati l'aumento della speranza di vita - 75 anni per le donne e 68 per gli uomini -, l'incremento della disoccupazione e la riduzione dei redditi dei lavoratori e degli apporti al sistema. Allo stesso modo con cui diminuisce il numero dei lavoratori contribuenti, i giubilati aumentano; da 11 contribuenti per ogni pensionato si è passati a 3.7 contribuenti. Dal 2002 si dibatte nel Congresso una nuova riforma pensionistica che amplierà nuovamente le settimane di contribuzione, le percentuali negli apporti e l'età per accedere ai benefici, che ridurrà il monto delle pensioni e attiverà alcune gabelle per assicurare una copertura ai più poveri, secondo quanto previsto dalla bozza di preaccordo tra il Governo e il Fondo Monetario Internazionale.
Anche il sistema sanitario è collassato, secondo quanto affermato dal Sovrintendente per la Salute, Inés G㳀mez. Mentre i fondi del settore sanitario sono aumentati da 1.350 miliardi di pesos del 1993 a 3.340 miliardi del 1999, le riserve si sono ridotte quasi a zero ed il deficit stimato per l'anno 2002 è stato di 221 miliardi di pesos. Le riserve previste per assistere 14 milioni di persone si sono ridotte da 335 miliardi del 1999 a 4 miliardi e 95 milioni nel 2001. La maggior parte delle 33.000 cliniche, ospedali e consultori esistenti (conosciuti genericamente come IPS) s'incontrano in bancarotta o con problemi finanziari, 23,5 milioni di affiliati sono minacciati dal crollo del settore e il 46% della popolazione non ha alcun tipo di assicurazione sociale. Il Ministero della Sanità si è trasformato in una semplice istituzione di assicurazione a favore delle imprese private sanitarie. Le proiezioni della legge 100 sono state illusorie. Per l'inizio del XXI° secolo si sperava in una copertura universale in salute per i 43 milioni di colombiani. Fuori dal sistema sanitario restano invece più di 19 milioni di persone. I 23,5 milioni che sono coperti dal sistema sanitario - 14 milioni dal regime contributivo e 9,5 milioni da quello sussidiario - rischiano di finire senza protezione. Nel 2000, le entrate del sistema sanitario hanno raggiunto un totale di 429.456 milioni di pesos ed i trasferimenti a favore delle EPS (Entità Prestatrici di Servizio) hanno raggiunto i 510.588 milioni di pesos; il deficit di 81.132 milioni è stato coperto con le riserve del FOSYGA (Fondo di Solidarietà e Garanzia). La legge del '93 stimava che i contribuenti, salariati e indipendenti, sarebbero stati 16,5 milioni, ma nell'anno 2001 il numero di essi è stato inferiore ai 6 milioni. L'errore nella proiezione che ha stimato in eccesso in più di 10,5 milioni i contribuenti reali si spiega con le pratiche di evasione ed elusione, con i regimi speciali, con i comportamenti delle compagnie di medicina prepagata e con la corruzione regnante nell'affiliazione al regime sussidiario (le persone affiliate a questo sistema sono aumentate da 4,8 milioni nel 1995 a 9,5 milioni nel 2000). A causa di queste pratiche fraudolente, il sistema sanitario perde annualmente circa 2 mila miliardi di pesos.
Anche le entrate sono state sovrastimate. L'economia non è cresciuta del 5% sperato (incluso nel 1999 è diminuita del 4,3%) e la disoccupazione è cresciuta. Dei 5,9 milioni di affiliati al regime contributivo, il 17% paga il 12% su una somma inferiore al salario minimo legale; il 55,2% tra uno e due SML; il 13% tra due e tre SML; il 5% tra tre e quattro SML; e, solamente il 9,2% contribuisce su una somma pari a quattro o più salari. In questo scenario il Fondo di Solidarietà e Garanzia-FOSYGA, difficilmente può versare alle EPS i quasi 300.000 pesos che la legge riconosce secondo il Piano Obbligatorio della Salute (POS) ad ogni affiliato (dei 12 punti quotizzati, 11 vanno al regime contributivo e l'altro alle casse del regime sussidiario). La crisi affrontata dalle EPS e dalle IPS tende ad acutizzarsi e l'effetto domino si estenderà a tutto il sistema sanitario.
La bancarotta dello Stato
Tra il 1965 e il 2000 la spesa statale, senza considerare gli investimenti, ha elevato la sua partecipazione nella domanda aggregata dall'8% al 18%. Di contro, il consumo delle famiglie, secondo i Conti Nazionali, ha visto ridurre la sua partecipazione in questi 35 anni, dal 68% al 53%. La spesa pubblica, nonostante 7 riforme tributarie nell'ultimo decennio, aumenta maggiormente rispetto alle nuove entrate. Nel 2003 si è approvata una nuova riforma tributaria che colpirà, come sempre, i redditi da lavoro e il consumo delle famiglie (IVA), dato che in Colombia il capitale non tributa grazie a tutte le esenzioni che riceve.
Il deficit fiscale è raddoppiato passando dal 3% del PIL nel 1998 al 6% nel 2001. L'espansione del deficit è finanziato con un maggiore indebitamento. Nel 2001 il debito esterno è passato da 44,6 a 49,7 mila miliardi di pesos, e rappresenta il 28% del PIL. Il Governo Nazionale ha pagato come quota ammortizzamento e interessi del debito, un totale di 6.900 milioni di dollari nel 2000, pari al 74% delle entrate correnti della Nazione. Nel 2001 il debito interno è cresciuto del 13% in termini reali e quello esterno del 18%, cioè come dire, ad un ritmo 12 volte superiore al PIL. Il prolungamento della tendenza all'indebitamento registrata negli ultimi sette anni rischia di condurre il paese ad un collasso finanziario.
Allora, chi si beneficia della spesa pubblica? D'accordo con la distribuzione funzionale del Bilancio di Previsione Generale per l'anno 2002, i fondi dello Stato concentrano il 29,2% del Prodotto Interno Lordo. Dei 63 mila miliardi di pesos previsti in bilancio, la principale voce di spesa è quella del servizio al debito pubblico nazionale che rappresenta il 36% del bilancio preventivo e il 10,5% in termini di PIL. Di conseguenza, lo Stato è ampiamente favorevole al modello dell'economia di rendita e speculativa.
Le funzioni di regolazione, giustizia, controlli statali e della cittadinanza arrivano al 21,2% del bilancio preventivo, il che equivale al 7,4% del PIL. Queste risorse assicurano fondi alla struttura di controllo, corruzione e tecnocrazia di alto livello. Le perdite generate in Colombia dalla corruzione sono 71 volte superiori alle perdite generate dalle distruzioni della guerra.
Per favorire la formazione del capitale produttivo si destina il 10% del bilancio preventivo, cioè, il 2,9% del PIL. Per il benessere della popolazione e la riproduzione della forza lavoro si orienta il 32,5% del bilancio, il 9,5% del PIL. In conseguenza, meno del 43% del bilancio è orientato a favore della crescita economica, il benessere della popolazione e la difesa dell'ambiente (12,5% del PIL). Il grosso delle finanze pubbliche sono rappresentate da spese improduttive: rendite del capitale finanziario, tecnocrazia neoliberista, repressione e controllo dei cittadini.
Il modello Uribe
Il modello proposto dall'amministrazione Uribe (2002-2006) è il seguente: l'elemento chiave della proposta è la fiducia, principalmente la fiducia dell'investitore privato. Secondo il programma di governo, questa si raggiunge con "autorità ed ordine pubblico, buona gestione macroeconomica, chiarezza e stabilità nelle regole di gioco". Sebbene gli obiettivi finali del programma cerchino di ridurre i problemi d'incertezza, miseria e disuguaglianza, le cause che le spiegano andrebbero ricercate, secondo il discorso di Alvaro Uribe in occasione dell'assunzione dell'incarico presidenziale, "nella violenza distruttrice, nella politicheria e nella corruzione".
La sicurezza democratica si traduce in un rafforzamento della forza pubblica, con più poliziotti e soldati (si passa da 240 a 400 mila effettivi), un milione di cittadini informatori coordinati dalla forza pubblica, carceri privati e "uno statuto antiterrorista che faciliti la detenzione, la cattura, le perquisizioni". "Oggi la violenza politica e il terrorismo sono identici", afferma il primo mandatario dei colombiani. Ciò richiede un'economia di guerra per garantire i 7 miliardi di dollari (3,5% del PIL) necessari per finanziare la centrale d'intelligence, pagare ricompense, ampliare i membri della forza pubblica, migliorare la tecnologia, le attrezzature e la mobilità della truppa. Il finanziamento verrà realizzato attraverso i "buoni di pace", le imposte straordinarie (1,2% sul patrimonio) e l'ampliamento della base tributaria (tutti i beni e servizi del paniere familiare pagheranno l'IVA).
I sette strumenti per la costruzione dell'uguaglianza, esposte nel Manifesto e ratificate nel Discorso sono: "la rivoluzione educativa, l'ampliamento della sicurezza sociale, l'impulso dell'economia solidale, la gestione sociale della campagna, dei servizi pubblici, l'appoggio alla piccola e media impresa per avere un paese di proprietari, e la qualità della vita urbana". La politica sociale si ritira invece dai principi di universalità e garanzia dei diritti sociali per rendere più profonda la visione assistenziale e clientelare a favore della popolazione più povera, mediante la focalizzazione dei sussidi (SISBEN) su salute, educazione, abitazione, nutrizione, servizi pubblici e crediti alla microimpresa.
Per Uribe, la disuguaglianza sociale offerta dalla Colombia non è causata dalla concentrazione della ricchezza e dei redditi, dallo sfruttamento del lavoro e dall'esclusione sociale, politica e culturale. La sua formula è elementare "l'educazione è lo strumento più efficace per migliorare la distribuzione dei redditi". Il fine ultimo della proposta educativa è, nel quadro dell'ideologia Neoliberista, quella di metterla a servizio dell'accumulazione capitalista in vista del "miglioramento sostanziale della produttività della nostra economia". Questa fa parte di un pacchetto più ampio per accrescere l'efficienza e l'efficacia del capitale. "I vantaggi che i nostri imprenditori potranno ottenere richiedono l'impegno dello Stato su diversi fronti: un tasso di cambio reale che promuova la competitività, maggiori investimenti nell'educazione, nella scienza e nella tecnologia, e una diminuzione sostanziale dei costi di transazione che oggi sono generati dagli eccessivi intermediari".
Le politiche per generare occupazione sono poco concrete, inoltre si basano su settori anacronistici e sul taglio dei diritti lavorativi. Le proposte sono: riattivazione del settore delle costruzioni, coltura del caffè, occupazione verde (riforestazione e protezione dei boschi), occupazione rurale (affitto delle terre, credito, palma africana e cotone), la produzione di gioielli, la cultura, la legge Pymes (Legge 590 del 2000), il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali d'Esportazione (produzione su commessa, per conto terzi, che significa l'esistenza di zone dove non esistono né i diritti del lavoro né quelli sociali) ed il distaccamento del mercato del lavoro (modificazioni alla legislazione lavorativa per flessibilizzare e ridurre i costi del lavoro).
Nel settore economico, afferma il Presidente Uribe, "l'aggiustamento fiscale per indirizzare le finanze pubbliche è ineluttabile però sarà rinviato in attesa di una maggiore crescita dell'economia e dell'occupazione". Questo non è vero, l'evidenza empirica insegna infatti che un aggiustamento nelle finanze pubbliche non induce una maggiore crescita, caso mai tutto il contrario, in quanto un taglio nella spesa pubblica o un aumento delle imposte frenano l'attività economica. Il fine dell'aggiustamento fiscale, negli interessi della banca multilaterale, è quello di garantire il pagamento del debito estero e di proteggere l'investimento privato straniero. Uribe afferma che "la globalizzazione come integrazione dell'economia è irreversibile". In conseguenza, presenta come vitale l'integrazione della Colombia nell'ALCA (Accordo per il Libero Commercio delle Americhe).
Infine, ma non meno importante, la riforma dello Stato. Lo "Stato Comunitario" è la nuova visione della gestione pubblica dell'amministrazione Uribe. "Il Nuovo Stato Comunitario dedicherà le proprie risorse a sradicare la miseria, a costruire equità sociale e dare sicurezza". L'asse dello Stato Comunitario è la partecipazione della cittadinanza. "La partecipazione comunitaria è un meccanismo necessario per lo sviluppo dello Stato Comunitario e funzionerà su tre fonti: definizione di compiti pubblici e pianificazionel 49% nel regime di primo intervento. I fondi privati, invece di aumentare la copertura, si dedicano a strappare i lavoratori che risultano affiliati al SEGURO SOCIAL; i risparmi nelle casse dei fondi privati sono attualmente il doppio del patrimonio accumulato dalle casse pubbliche.
Nonostante siano state elevate le quote dall'8% al 13%, così come il numero di settimane quotizzate e sono stati creati i fondi pensionistici privati, il buco fiscale del sistema pensionistico continua ad allargarsi. Il deficit odierno è di 350 mila miliardi di pesos, due volte il valore del PIL. Una delle cause della crisi è rappresentata dagli alti benefici dei regimi speciali per le Forze Militari, il Congresso, gli impiegati del Banco de la Repùblica, delle Corti, del Magistero, di Ecopetrol e del SEGURO SOCIAL che causano una spesa ulteriore al sistema per 150 miliardi di pesos. Altri fattori sono lo sperpero amministrativo e la corruzione costanti, come dimostrato dai casi di CAJANAL e FONCOLPUERTOS - pensioni milionarie assegnate a persone defunte o che non hanno mai lavorato -. Ed altri elementi che hanno reso inapplicabile la legge 100 del 1993 sono stati l'aumento della speranza di vita - 75 anni per le donne e 68 per gli uomini -, l'incremento della disoccupazione e la riduzione dei redditi dei lavoratori e degli apporti al sistema. Allo stesso modo con cui diminuisce il numero dei lavoratori contribuenti, i giubilati aumentano; da 11 contribuenti per ogni pensionato si è passati a 3.7 contribuenti. Dal 2002 si dibatte nel Congresso una nuova riforma pensionistica che amplierà nuovamente le settimane di contribuzione, le percentuali negli apporti e l'età per accedere ai benefici, che ridurrà il monto delle pensioni e attiverà alcune gabelle per assicurare una copertura ai più poveri, secondo quanto previsto dalla bozza di preaccordo tra il Governo e il Fondo Monetario Internazionale.
Anche il sistema sanitario è collassato, secondo quanto affermato dal Sovrintendente per la Salute, Inés G㳀mez. Mentre i fondi del settore sanitario sono aumentati da 1.350 miliardi di pesos del 1993 a 3.340 miliardi del 1999, le riserve si sono ridotte quasi a zero ed il deficit stimato per l'anno 2002 è stato di 221 miliardi di pesos. Le riserve previste per assistere 14 milioni di persone si sono ridotte da 335 miliardi del 1999 a 4 miliardi e 95 milioni nel 2001. La maggior parte delle 33.000 cliniche, ospedali e consultori esistenti (conosciuti genericamente come IPS) s'incontrano in bancarotta o con problemi finanziari, 23,5 milioni di affiliati sono minacciati dal crollo del settore e il 46% della popolazione non ha alcun tipo di assicurazione sociale. Il Ministero della Sanità si è trasformato in una semplice istituzione di assicurazione a favore delle imprese private sanitarie. Le proiezioni della legge 100 sono state illusorie. Per l'inizio del XXI° secolo si sperava in una copertura universale in salute per i 43 milioni di colombiani. Fuori dal sistema sanitario restano invece più di 19 milioni di persone. I 23,5 milioni che sono coperti dal sistema sanitario - 14 milioni dal regime contributivo e 9,5 milioni da quello sussidiario - rischiano di finire senza protezione. Nel 2000, le entrate del sistema sanitario hanno raggiunto un totale di 429.456 milioni di pesos ed i trasferimenti a favore delle EPS (Entità Prestatrici di Servizio) hanno raggiunto i 510.588 milioni di pesos; il deficit di 81.132 milioni è stato coperto con le riserve del FOSYGA (Fondo di Solidarietà e Garanzia). La legge del '93 stimava che i contribuenti, salariati e indipendenti, sarebbero stati 16,5 milioni, ma nell'anno 2001 il numero di essi è stato inferiore ai 6 milioni. L'errore nella proiezione che ha stimato in eccesso in più di 10,5 milioni i contribuenti reali si spiega con le pratiche di evasione ed elusione, con i regimi speciali, con i comportamenti delle compagnie di medicina prepagata e con la corruzione regnante nell'affiliazione al regime sussidiario (le persone affiliate a questo sistema sono aumentate da 4,8 milioni nel 1995 a 9,5 milioni nel 2000). A causa di queste pratiche fraudolente, il sistema sanitario perde annualmente circa 2 mila miliardi di pesos.
Anche le entrate sono state sovrastimate. L'economia non è cresciuta del 5% sperato (incluso nel 1999 è diminuita del 4,3%) e la disoccupazione è cresciuta. Dei 5,9 milioni di affiliati al regime contributivo, il 17% paga il 12% su una somma inferiore al salario minimo legale; il 55,2% tra uno e due SML; il 13% tra due e tre SML; il 5% tra tre e quattro SML; e, solamente il 9,2% contribuisce su una somma pari a quattro o più salari. In questo scenario il Fondo di Solidarietà e Garanzia-FOSYGA, difficilmente può versare alle EPS i quasi 300.000 pesos che la legge riconosce secondo il Piano Obbligatorio della Salute (POS) ad ogni affiliato (dei 12 punti quotizzati, 11 vanno al regime contributivo e l'altro alle casse del regime sussidiario). La crisi affrontata dalle EPS e dalle IPS tende ad acutizzarsi e l'effetto domino si estenderà a tutto il sistema sanitario.
La bancarotta dello Stato
Tra il 1965 e il 2000 la spesa statale, senza considerare gli investimenti, ha elevato la sua partecipazione nella domanda aggregata dall'8% al 18%. Di contro, il consumo delle famiglie, secondo i Conti Nazionali, ha visto ridurre la sua partecipazione in questi 35 anni, dal 68% al 53%. La spesa pubblica, nonostante 7 riforme tributarie nell'ultimo decennio, aumenta maggiormente rispetto alle nuove entrate. Nel 2003 si è approvata una nuova riforma tributaria che colpirà, come sempre, i redditi da lavoro e il consumo delle famiglie (IVA), dato che in Colombia il capitale non tributa grazie a tutte le esenzioni che riceve.
Il deficit fiscale è raddoppiato passando dal 3% del PIL nel 1998 al 6% nel 2001. L'espansione del deficit è finanziato con un maggiore indebitamento. Nel 2001 il debito esterno è passato da 44,6 a 49,7 mila miliardi di pesos, e rappresenta il 28% del PIL. Il Governo Nazionale ha pagato come quota ammortizzamento e interessi del debito, un totale di 6.900 milioni di dollari nel 2000, pari al 74% delle entrate correnti della Nazione. Nel 2001 il debito interno è cresciuto del 13% in termini reali e quello esterno del 18%, cioè come dire, ad un ritmo 12 volte superiore al PIL. Il prolungamento della tendenza all'indebitamento registrata negli ultimi sette anni rischia di condurre il paese ad un collasso finanziario.
Allora, chi si beneficia della spesa pubblica? D'accordo con la distribuzione funzionale del Bilancio di Previsione Generale per l'anno 2002, i fondi dello Stato concentrano il 29,2% del Prodotto Interno Lordo. Dei 63 mila miliardi di pesos previsti in bilancio, la principale voce di spesa è quella del servizio al debito pubblico nazionale che rappresenta il 36% del bilancio preventivo e il 10,5% in termini di PIL. Di conseguenza, lo Stato è ampiamente favorevole al modello dell'economia di rendita e speculativa.
Le funzioni di regolazione, giustizia, controlli statali e della cittadinanza arrivano al 21,2% del bilancio preventivo, il che equivale al 7,4% del PIL. Queste risorse assicurano fondi alla struttura di controllo, corruzione e tecnocrazia di alto livello. Le perdite generate in Colombia dalla corruzione sono 71 volte superiori alle perdite generate dalle distruzioni della guerra.
Per favorire la formazione del capitale produttivo si destina il 10% del bilancio preventivo, cioè, il 2,9% del PIL. Per il benessere della popolazione e la riproduzione della forza lavoro si orienta il 32,5% del bilancio, il 9,5% del PIL. In conseguenza, meno del 43% del bilancio è orientato a favore della crescita economica, il benessere della popolazione e la difesa dell'ambiente (12,5% del PIL). Il grosso delle finanze pubbliche sono rappresentate da spese improduttive: rendite del capitale finanziario, tecnocrazia neoliberista, repressione e controllo dei cittadini.
Il modello Uribe
Il modello proposto dall'amministrazione Uribe (2002-2006) è il seguente: l'elemento chiave della proposta è la fiducia, principalmente la fiducia dell'investitore privato. Secondo il programma di governo, questa si raggiunge con "autorità ed ordine pubblico, buona gestione macroeconomica, chiarezza e stabilità nelle regole di gioco". Sebbene gli obiettivi finali del programma cerchino di ridurre i problemi d'incertezza, miseria e disuguaglianza, le cause che le spiegano andrebbero ricercate, secondo il discorso di Alvaro Uribe in occasione dell'assunzione dell'incarico presidenziale, "nella violenza distruttrice, nella politicheria e nella corruzione".
La sicurezza democratica si traduce in un rafforzamento della forza pubblica, con più poliziotti e soldati (si passa da 240 a 400 mila effettivi), un milione di cittadini informatori coordinati dalla forza pubblica, carceri privati e "uno statuto antiterrorista che faciliti la detenzione, la cattura, le perquisizioni". "Oggi la violenza politica e il terrorismo sono identici", afferma il primo mandatario dei colombiani. Ciò richiede un'economia di guerra per garantire i 7 miliardi di dollari (3,5% del PIL) necessari per finanziare la centrale d'intelligence, pagare ricompense, ampliare i membri della forza pubblica, migliorare la tecnologia, le attrezzature e la mobilità della truppa. Il finanziamento verrà realizzato attraverso i "buoni di pace", le imposte straordinarie (1,2% sul patrimonio) e l'ampliamento della base tributaria (tutti i beni e servizi del paniere familiare pagheranno l'IVA).
I sette strumenti per la costruzione dell'uguaglianza, esposte nel Manifesto e ratificate nel Discorso sono: "la rivoluzione educativa, l'ampliamento della sicurezza sociale, l'impulso dell'economia solidale, la gestione sociale della campagna, dei servizi pubblici, l'appoggio alla piccola e media impresa per avere un paese di proprietari, e la qualità della vita urbana". La politica sociale si ritira invece dai principi di universalità e garanzia dei diritti sociali per rendere più profonda la visione assistenziale e clientelare a favore della popolazione più povera, mediante la focalizzazione dei sussidi (SISBEN) su salute, educazione, abitazione, nutrizione, servizi pubblici e crediti alla microimpresa.
Per Uribe, la disuguaglianza sociale offerta dalla Colombia non è causata dalla concentrazione della ricchezza e dei redditi, dallo sfruttamento del lavoro e dall'esclusione sociale, politica e culturale. La sua formula è elementare "l'educazione è lo strumento più efficace per migliorare la distribuzione dei redditi". Il fine ultimo della proposta educativa è, nel quadro dell'ideologia Neoliberista, quella di metterla a servizio dell'accumulazione capitalista in vista del "miglioramento sostanziale della produttività della nostra economia". Questa fa parte di un pacchetto più ampio per accrescere l'efficienza e l'efficacia del capitale. "I vantaggi che i nostri imprenditori potranno ottenere richiedono l'impegno dello Stato su diversi fronti: un tasso di cambio reale che promuova la competitività, maggiori investimenti nell'educazione, nella scienza e nella tecnologia, e una diminuzione sostanziale dei costi di transazione che oggi sono generati dagli eccessivi intermediari".
Le politiche per generare occupazione sono poco concrete, inoltre si basano su settori anacronistici e sul taglio dei diritti lavorativi. Le proposte sono: riattivazione del settore delle costruzioni, coltura del caffè, occupazione verde (riforestazione e protezione dei boschi), occupazione rurale (affitto delle terre, credito, palma africana e cotone), la produzione di gioielli, la cultura, la legge Pymes (Legge 590 del 2000), il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali d'Esportazione (produzione su commessa, per conto terzi, che significa l'esistenza di zone dove non esistono né i diritti del lavoro né quelli sociali) ed il distaccamento del mercato del lavoro (modificazioni alla legislazione lavorativa per flessibilizzare e ridurre i costi del lavoro).
Nel settore economico, afferma il Presidente Uribe, "l'aggiustamento fiscale per indirizzare le finanze pubbliche è ineluttabile però sarà rinviato in attesa di una maggiore crescita dell'economia e dell'occupazione". Questo non è vero, l'evidenza empirica insegna infatti che un aggiustamento nelle finanze pubbliche non induce una maggiore crescita, caso mai tutto il contrario, in quanto un taglio nella spesa pubblica o un aumento delle imposte frenano l'attività economica. Il fine dell'aggiustamento fiscale, negli interessi della banca multilaterale, è quello di garantire il pagamento del debito estero e di proteggere l'investimento privato straniero. Uribe afferma che "la globalizzazione come integrazione dell'economia è irreversibile". In conseguenza, presenta come vitale l'integrazione della Colombia nell'ALCA (Accordo per il Libero Commercio delle Americhe).
Infine, ma non meno importante, la riforma dello Stato. Lo "Stato Comunitario" è la nuova visione della gestione pubblica dell'amministrazione Uribe. "Il Nuovo Stato Comunitario dedicherà le proprie risorse a sradicare la miseria, a costruire equità sociale e dare sicurezza". L'asse dello Stato Comunitario è la partecipazione della cittadinanza. "La partecipazione comunitaria è un meccanismo necessario per lo sviluppo dello Stato Comunitario e funzionerà su tre fonti: definizione di compiti pubblici e pianificazione; gestione delle risorse pubbliche; supervisione e vigilanza della gestione statale". In sostituzione dello Stato sociale, si propone l'assolutismo del potere statale: ordine, autorità e imperio della legge. La riedizione dello stato assolutista hegeliano, il cittadino esiste intanto che lo Stato lo riconosca. Dalla garanzia dei diritti si passa al primato dei doveri del cittadino: "una Nazione di obbedienza alle norme". In sintesi, il progetto di governo è una miscela di autoritarismo e assistenzialismo, come già sperimentato da tutti i regimi assolutisti. Protezione del grande capitale e lealtà dei più poveri, base dei governi profascisti.
e; gestione delle risorse pubbliche; supervisione e vigilanza della gestione statale". In sostituzione dello Stato sociale, si propone l'assolutismo del potere statale: ordine, autorità e imperio della legge. La riedizione dello stato assolutista hegeliano, il cittadino esiste intanto che lo Stato lo riconosca. Dalla garanzia dei diritti si passa al primato dei doveri del cittadino: "una Nazione di obbedienza alle norme". In sintesi, il progetto di governo è una miscela di autoritarismo e assistenzialismo, come già sperimentato da tutti i regimi assolutisti. Protezione del grande capitale e lealtà dei più poveri, base dei governi profascisti.
di Libardo Sarmiento Anzola
Fonte: Terrelibere.it