La buona politica? Si fa al bar

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In Italia esiste un movimento in costante crescita che unisce centinaia di associazioni e migliaia di cittadini. Il meccanismo pensato è semplice ed efficace: premiare i gestori di locali pubblici no slot, riconoscendone la coraggiosa scelta in termini di rinuncia ad un facile e garantito guadagno in nome di un’etica umana e di una responsabilità sociale che nei palazzi del potere a qualsiasi livello sembra sempre più una lontana chimera.

Sono passati solo dieci mesi dalla nascita della campagna SlotMob, cominciata nel luglio dello scorso anno e capace, in così poco tempo, di coinvolgere centinaia di esercenti di bar e locali pubblici, oltre 150 associazioni di vario genere e alcuni enti locali.

La pagina facebook  della Comunità spiega in due righe l’intenzione che gli aderenti si sono dati: cittadini mobilitati per il buon gioco, contro le nuove povertà e la dipendenza del gioco d’azzardo.

Il meccanismo scelto per contrastare questa nuova piaga sociale è semplice e davvero efficace. I cittadini aderenti si impegnano a frequentare preferibilmente i locali i cui gestori hanno deciso di rinunciare a slot machine e mangiasoldi, seppur legalizzati, e nel contempo a portare all’attenzione dell’opinione pubblica le problematiche causate dal gioco d’azzardo patologico, in sigla GAP.

Sappiamo che nel nostro paese il giro d’affari rappresentato dal gioco ha raggiunto livelli esorbitanti con oltre 80 miliardi di Euro bruciati nel solo 2012 dei quali ben 8 finiti interamente nelle casse dell’Erario.

Andando oltre l’adagio che vuole l’azzardo definito come la tassa volontaria degli imbecilli, è facile intuire come a questi introiti corrispondano, per le persone affette da patologia da gioco, a vite e famiglie distrutte, con il loro corollario di separazioni, vergogna, ricorso allo strozzinaggio e, nei casi più gravi, suicidio. Ad oggi è stato calcolato che quasi un milione di persone possano essere, spesso inconsapevolmente, giocatori compulsivi ed inarrestabili. Lo Stato introita - consapevolmente colpevole – (come dimostrano anche le recenti leggi finanziarie in cui la lobby dei gestori delle macchinette si è vista condonare debiti per  2 miliardi e mezzo con un condono tombale organizzato lo scorso anno in fretta e furia dal governo Letta per tappare i buchi creatisi con la cancellazione dell’Imu); pare non curarsi dei costi enormi che ricadono sulle Asl, e quindi sulla collettività, per curare i giocatori incalliti, ai quali vanno aggiunti i vantaggi ottenuti dalla malavita che può, come dimostrano indagini recenti, impadronirsi del controllo delle società gestrici delle macchinette e riciclare facilmente denaro sporco.

E allora, se chi ci governa non ci pensa, sarà meglio fare da soli, si sono detti i promotori dell’iniziativa, ed hanno cominciato a mobilitarsi per trovare una soluzione.

Guidati da Economia Felicità, associazione no profit con grande esperienza nell’organizzazione di Mob, hanno cominciato a promuovere colazioni e aperitivi di massa, con centinaia di partecipanti per volta, presso i bar e gli esercizi che hanno deciso – rinunciando in media ad un introito fisso di circa 1.500 Euro al mese- di non essere più complici di questo azzardo e furto di Stato. A questo hanno aggiunto, in ogni esercizio coinvolto, l’organizzazione di un torneo di biliardino, a rappresentare il gioco sano e  pulito che unisce, al contrario dell’isolamento e dell’alienazione causata dalle ipnotizzanti luci delle slot.

Il risultato? In pochi mesi il fenomeno SlotMob ha assunto dimensioni di campagna nazionale e lo scorso 10 maggio si è tenuta, per la prima volta a Roma, la premiazione con aperitivo massa presso i due unici baristi romani  per il momento aderenti al progetto.

All’iniziativa ha dato il suo benestare il Municipio VII di Roma Capitale, a simboleggiare che anche le istituzioni cominciano a seguire la strada giusta. “Si tratta di votare con il portafoglio” hanno commentato alcuni cittadini “se nessuno cercherà più le slot, questo fatale e malefico ingranaggio si fermerà per sempre!”. Capito?

Fabio Pizzi

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