La bellezza che compromette gli equilibri degli ecosistemi

Stampa

Foto: Unsplash.com

In un impegnativo e denso corso di birdwatching che sto seguendo con Ardea Onlus, uno degli interventi più recenti e interessanti ha riguardato la presenza di specie aliene o alloctone, cioè specie che, per lo più a causa dell’azione dell’uomo, si trovano ad abitare e colonizzare un areale diverso da quello storicamente occupato, e lì a sostenersi e riprodursi. Al di là delle problematiche già note – e di quelle purtroppo ancora sconosciute – che comporta l’inserimento di una specie in un habitat diverso da quello abituale e il conseguente piccolo o grande stravolgimento delle dinamiche biologiche e degli equilibri ecosistemici, una riflessione interessante emersa dall’intervento del prof. Fulvio Fraticelli, già Direttore scientifico presso Fondazione Bioparco di Roma e relatore per la lezione, metteva in luce la difficoltà di sensibilizzare su questo problema sia le categorie coinvolte nel fenomeno (per es. cacciatori e allevatori) sia la popolazione tout court, al fine di promuovere consapevolezza e attivare azioni di prevenzione per arginare un trend preoccupante e ancora sottovalutato. 

Perché? Non solo perché l’introduzione di animali esotici in ambienti che non sono preparati né predisposti ad ospitarli è da secoli un modo per “sentirsi” a casa anche quando si è lontani (un esempio su tutti, i coloni inglesi che in Australia hanno introdotto passeriformi di varie famiglie che non erano presenti), non solo per l’utilizzo di specie alloctone rilasciate a fini venatori (con controlli rari se non nulli), non solo per l’allevamento di specie selezionate per la vendita a discutibili collezionisti (si pensi alla passione per la falconeria di certi emiri) disposti a pagare prezzi spropositati, ma anche e spesso perché queste specie, tendenzialmente, sono belle.

Già, la bellezza, il motore di passioni che fanno ammattire, la giustificazione a molte sconsiderate azioni. Dire che l’anatra mandarina, il parrocchetto dal collare o il bengalino comune siano un problema sembra un’eresia una volta che si è data un’occhiata al loro aspetto. Come possono le cose belle essere un problema? È una contraddizione intrinseca che invece grava minacciosa sul futuro del nostro pianeta, dove una biodiversità mal interpretata vorrebbe giustificare il sovvertimento di equilibri secolari che hanno garantito, prima del divino intervento umano, proprio la sopravvivenza di quelle stesse specie. Ma si sa, l’uomo pensa di saperne sempre qualcosa in più, anche della natura. E non solo quando si tratta di volatili.

Un esempio interessante di questo scarto tra dati scientifici e sopraffazione estetica è quello delle zebre a pois. Una serie di mutazioni genetiche evolutivamente molto critiche e dovute alla consanguineità ha fatto sì che la fantasia di una canzone diventasse realtà in alcune zebre africane. Una situazione che dovrebbe sconcertarci, ma che invece ci lascia tutto sommato incantati davanti all’esotico fascino di quegli esseri così stravaganti. Lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Los Angeles mette in luce però ben altri risultati, pubblicati sulla rivista Molecular Ecology e a cui è stato dedicato un servizio da National Geographic.

I test sul DNA eseguiti su oltre 140 esemplari di zebre a pois in 9 parchi nazionali africani indicano ancora una volta gravi responsabilità dell’uomo che, per potenziare il proprio sviluppo, ha frammentato l’habitat delle zebre, spingendo questi mammiferi a occupare aree sempre più piccole e riducendo la loro possibilità di migrare con mandrie diverse. È in questo modo che è aumentata la consanguineità, che provoca, proprio per una mancanza di diversità genetica, non solo quei “bei” difetti estetici nel manto, ma anche pesanti ricadute per la salute degli animali stessi, dalle malattie all’infertilità alla difficoltà di mimetizzazione negli ambienti che hanno da sempre abitato e per i quali l’evoluzione ha messo in atto strategie specifiche per sfuggire ai predatori, tra cui appunto il manto a strisce.

Si tratta di un tema molto complesso, che ci pone di fronte a un’ulteriore sfida per tutelare un’autentica biodiversità e la possibilità reale di sopravvivere ai danni che abbiamo fino ad ora causato, in maniera diretta o indiretta non importa: la sfida è quella di non farci abbagliare dall’aspetto affascinante di creature che vorremmo tenere nelle nostre case come feticci esotici o simpatici scherzi della genetica, per poi magari abbandonarle nelle campagne, nei laghi o nei cieli delle nostre città quando non possiamo più tenerli, o per dimenticarci in fretta, stupiti dalla rara bellezza dei loro manti, di quanto quella bellezza rappresenti un pericolo, per loro e anche per noi. E di quanto per una volta, e solo per questa volta, che ognuno “resti a casa propria” potrebbe davvero essere un bene.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

Ultime notizie

La Sicilia ha sete

18 Settembre 2025
La Sicilia ha sete, e non da poco tempo. (Rita Cantalino)

L’inizio dell’offensiva terrestre israeliana e l’esodo di massa da Gaza City

17 Settembre 2025
Israele conferma che l’offensiva ha provocato un esodo senza precedenti. (Giacomo Cioni)

Dossier/ Materie prime critiche (4)

17 Settembre 2025
Oltre a quelli ambientali, l’estrazione di minerali critici comporta una serie di impatti diretti sulla vita di diversi gruppi vulnerabili. (Rita Cantalino)

Il blocco del porto di Trieste

16 Settembre 2025
Il blocco del porto di Trieste contro le armi per Israele e per l’applicazione del Trattato di pace. La mobilitazione di USB. (Laura Tussi)

L’E-Mobility in stallo?

15 Settembre 2025
La mobilità elettrica potrebbe scaricarsi: colpa di costi, filiere e infrastrutture. (Alessandro Graziadei)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad