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L’esercito europeo resta un miraggio
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Foto: Unsplash.com
Il 21 marzo, Il Consiglio dell’Ue ha approvato la Strategic compass (bussola strategica). Si tratta di un piano d’azione con cui l’Unione europea intende rafforzare la sua politica di difesa e sicurezza comune entro il 2030. Il documento ha poi ricevuto l’avallo dai leader del Consiglio europeo.
La bussola offre una visione strategica condivisa sul ruolo che l’Unione dovrà ricoprire negli anni a venire, come attore geopolitico che provvede alla sicurezza per i propri cittadini e il mantenimento della pace a livello internazionale.
Il documento propone un calendario di attuazione, identificando gli obiettivi strategici che l’Unione intende raggiungere in quattro ambiti di lavoro: azione, sicurezza, investimenti e partenariato.
«Abbiamo iniziato a lavorare alla bussola quando già sentivamo che in un mondo di politiche di potere, l'Ue aveva bisogno di parlare la lingua del potere e di migliorare la sua capacità collettiva di agire.» Commenta nel suo blog Josep Borrell, l’alto rappresentante per la politica estera Ue. Al documento si lavorava da due anni, ma «la guerra contro l'Ucraina rafforza ancora di più questa necessità di un cambiamento radicale nella sicurezza e nella difesa dell'Ue.»
La prospettiva è quella di coordinare progressivamente forze e investimenti degli Stati membri. Il primo passo è la costituzione di una capacità di dispiegamento rapido (EU RDC) composto da 5000 soldati, addestrati ed equipaggiati per intervenire in diverse fasi di un’operazione e in diversi scenari. Comprenderà componenti terrestri, aeree e marittime.
Sarà questo il primo nucleo del mitologico esercito europeo? La risposta è negativa.
In conferenza stampa, Borrell ha precisato che non si tratta qui di creare un esercito europeo. Gli eserciti europei continueranno ad appartenere a ciascuno Stato membro. Ma la necessità è che si collabori di più, si coordinino meglio le spese e si riesca a reagire rapidamente. E uno dei modi progettati è la forza di dispiegamento rapido.
A Bruxelles se ne discuteva da anni e ora che è stato formalizzato, l’impegno è che la forza sia pienamente operativa entro il 2025.La capacità potrà essere adattata di volta in volta per rispondere alla natura della crisi, alle esigenze e agli obiettivi stabiliti dal Consiglio. Quindi, sarà rafforzata la capacità di comando e controllo e, periodicamente, verranno condotte esercitazioni reali insieme sia terrestri che in mare. Inoltre, entro la metà del 2023, la Ue sarà in grado di schierare 200 esperti di missioni CSDP (common security and defence policy) pienamente equipaggiati entro 30 giorni. Sarà rafforzata la mobilità militare e verranno irrobustite e sviluppate le operazioni civili e militari CSDP.
Per agire rapidamente, la bussola discute l’aspetto decisionale, che dovrebbe essere reso più flessibile. Nel testo si legge: «Utilizzeremo pertanto il potenziale offerto dai trattati dell'UE, compresa l'astensione costruttiva. Decideremo in particolare modalità pratiche per l'attuazione dell'articolo 44 del trattato sull'Unione europea.» L’art. 44 (TUE) stabilisce che il Consiglio possa affidare ad un gruppo di Stati membri volontari una missione, mantenendone la supervisione.
La sicurezza è anche questione di lettura delle situazioni e previsione delle minacce. Per questo, la bussola si propone di irrobustire le capacità di intelligence e adottare un pacchetto di strumenti contro le minacce ibride, contrastare la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori esterni. Nel contesto attuale, la bussola sottolinea l’importanza di rafforzare la cyber-difesa dagli attacchi informatici. Si prevede un investimento ulteriore nella difesa marittima e nella presenza a livello globale. Ci si propone di sviluppare anche una strategia di difesa e sicurezza spaziale.
Per quanto riguarda gli investimenti, l’alto rappresentante ha detto che ad oggi, sommando tutte le spese degli Stati membri, la spesa europea per la difesa ammonta a circa 200 miliardi di euro, cioè l’1,5% del Pil. Borrell ha asserito che questa spesa non sia sufficiente a sostenere l’innovazione della difesa e rispondere alle crisi: «dobbiamo spendere di più. Ma dobbiamo spendere meglio. Meglio significa evitare duplicazioni e lacune.»
Un concetto ribadito nella sua dichiarazione in sessione plenaria del Parlamento, riunita a Strasburgo questa settimana. L’alto rappresentante ha detto che l’Europa si è abituata a vivere sotto l’ombrello della protezione Usa, convinta che l’appartenenza alla NATO potesse risolvere tutti i problemi. La crisi ucraina ha portato alla luce come sia necessario porre fine alla deresponsabilizzazione europea in materia di sicurezza. Ma sarebbe un errore che tutti gli Stati membri aumentassero le loro spese militari proporzionalmente ad ora, perché si moltiplicherebbero ulteriormente i doppioni, continuando a mantenere le stesse lacune.Ancora una volta Borrell pone l’accento sull’importanza di un approccio coordinato per ottimizzare le risorse dei contribuenti.
Duecento miliardi sono quattro volte la spesa militare russa; la stessa spesa della Cina. Eppure l’efficienza dei 27 non è paragonabile a quella di una sola capacità integrata. Per questo motivo, la bussola si prefigge di aumentare e migliorare la spesa per la difesa, potenziando lo sviluppo e la pianificazione delle capacità. Sarà incoraggiata la cooperazione degli investimenti per superare la frammentazione ed eliminare le carenze critiche nel dispiegamento rapido e negli abilitanti strategici. Si intende investire in strumenti di prossima generazione in tutti i settori strategici. Sfruttando la Pesco e il Fondo europeo per la difesa, verranno sviluppate capacità militari all’avanguardia e investimenti per l’innovazione tecnologica allo scopo di ridurre la dipendenza strategica europea.
Per quanto riguarda i partenariati, ci si propone di rafforzare ulteriormente i legami chiave con NATO e Nazioni Unite. Ma si vuole approfondire anche la cooperazione con attori regionali quali OSCE, UA, ASEAN, così come le partnership bilaterali con attori che, con la Ue, condividono interessi e valori, come Usa, Regno Unito, Norvegia, Canada, Giappone. Ci si propone di creare dei partenariati su misura per i Balcani occidentali, il vicinato orientale e meridionale, l’Africa, l’Asia e l’America Latina. Come avvenuto per il sostegno all’Ucraina, potrà essere fornita assistenza militare ai partner tramite lo EPF (european peace facility). Infine, verrà istituito un forum di partenariato UE in materia di sicurezza e difesa per approfondire la collaborazione con i partner in risposta a sfide comuni.
Così la Ue punta a rafforzare la sua sicurezza e difesa e forse anche una maggiore autonomia strategica, muovendosi su uno scacchiere internazionale nel quale rischia di rimanere schiacciata dagli interessi delle grandi potenze.
Nel contesto multipolare che si sta delineando con sempre maggiore evidenza – e l’invasione russa dell’Ucraina ne è un’espressione – l’Unione europea rischia di perdersi se rimarrà vittima delle politiche estere dei suoi membri, qualora i Paesi della Ue decidano di continuare a muoversi per conto proprio, facendo prevalere gli interessi nazionali, anziché comuni.
Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.