L'acqua come merce: l'Europa non se la beve

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L'acqua è il centro della vita, ha una funzione evocativa fondamentale, è un bene per tutti ed è soprattutto un diritto per tutti e come tale non può essere svenduto. La conferenza che il Forum Alternativo di Riva dedica al tema dell'acqua puntualizza attraverso gli interventi e le esperienze dei vari relatori proprio la centralità del diritto all'acqua contro ogni forma di privatizzazione.

Coordinata da Lorenza Zamboni di Attac, la conferenza ha ospitato Oliver Hoedeman del Corporate European Observatory che promuove numerose campagne a livello europeo.

Hoedeman spiega che tre sono le sfide che la società civile si pone sul problema acqua: aiutare e sostenere chi si oppone alla privatizzazione nei paesi in via di sviluppo, confrontarsi coi governi europei che promuovono la privatizzazione, mobilitare la gente perché, presa consapevolezza del problema, si opponga a queste strategie.

Emblematica dei pericoli della privatizzazione dell'acqua è, secondo Hoedeman, l'esperienza della città di Manila (Filippine), dove la multinazionale francese Suez si aggiudicò nel 1997 la gestione e fornitura dell'acqua con la promessa di rifornire tutta la popolazione. Dopo sei anni il prezzo dell'acqua a Manila era aumentato del 500% ed il 10% del reddito di una famiglia media era destinato a coprire i costi relativi ai consumi idrici.

Il problema fu così importante che la popolazione si oppose al continuo aumento dei prezzi e la Suez si ritirò, non senza chiedere all'amministrazione di Manila un risarcimento pari a 350 milioni di dollari.

La vicenda della Suez mostra anche come le multinazionali tendano ora a spostare i propri interessi dai paesi in via di sviluppo ai paesi europei, dove i mercati sono più sicuri.

"L'Europa non deve cedere al pregiudizio che la privatizzazione sia la cosa migliore sia all'interno dei propri confini sia per i paesi in via di sviluppo; - sostiene Hoedeman - è scioccante che molti governi europei appoggino la privatizzazione dell'acqua, tuttavia è positivo il dibattito che questo tema sta suscitando nella società civile europea che fortemente vi si oppone".

Il Vice Presidente dell'Azienda Rimunicipalizzata dell'acqua di Grenoble, Ramond Avrillier, ha illustrato quindi l'esperienza della propria città. L'acqua - spiega Avrillier - è sempre stata un bene pubblico per Grenoble, fin dal 1882 quando il comune comperò una proprietà che ospitava una falda freatica. Alla fine degli anni ottanta un'amministrazione corrotta gestì in modo iniquo questa risorsa privatizzandola. Dopo un decennio di lotte i comitati spontanei delle associazioni di consumatori riuscirono a smascherare queste politiche corrotte e a riportare la gestione dell'acqua a servizio pubblico.

Fondamentali per tale successo sono stati per Avrillier l'accesso alle informazioni, un'analisi pluralista del problema, l'apertura di un dibattito pubblico e l'esposizione chiara delle varie scelte operate.

A conclusione del suo intervento Avrillier ha regalato alla coordinatrice dell'incontro una caraffa dell'acqua pubblica di Grenoble.

L'esperienza italiana del Tavolo toscano sull'acqua è stata raccontata da Monica Sgherri del Movimento toscano contro la privatizzazione dell'acqua. Il processo di cogestione pubblica-privata delle risorse idriche è più compiuto in Toscana rispetto ad altre regioni. La prospettata scelta di qualità da parte della gestione privata non si è però mai realizzata.
La dispersione di acqua in Toscana è mediamente del 30% con punte del 39% e l'autorità di ambito dice ai cittadini che devono consumare una maggiore quantità di acqua, altrimenti la tariffa non può mantenersi bassa e competitiva. Il consumo medio in Toscana è di 130 litri a persona, a Grenoble è di 70 litri.

Monica Sgherri conclude il suo intervento dichiarando che il non trattare l'acqua come una merce significa assicurare il diritto a questo bene a tutti, anche alle future generazioni.

Le conclusioni della Conferenza le ha tratte Emilio Molinari del Contratto Mondiale Acqua: se l'Europa si fa battistrada nei processi di privatizzazione dei servizi, bisogna tornare indietro, non rassegnarsi a considerare queste scelte come scontate. Il Movimento può e deve fare della questione acqua il contenuto primario il tema di una battaglia comune. Non si tratta però solo di protestare ma anche di proporre contenuti per far entrare nel dibattito europeo la questione.

"Si tratta - dice Molinari - di restituire all'acqua la sua forza evocativa alzando il livello di coscienza delle persone, restituire sacralità all'acqua che come bene comune non può soggiacere ad una mercificazione planetaria. Nella nuova Europa la questione dello stato sociale e dei beni comuni dovranno essere cruciali, altrimenti si avrà solo un'area di libero mercato."

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