L’America sulle energie rinnovabili gioca sporco anche con l’Europa

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Foto: Unsplash.com

L’America trucca il mercato delle energie rinnovabili attraverso l’ Inflation Reduction Act per colpire i suoi nemici/concorrenti orientali (prima tra tutti la Cina) anche a costo di mettere in crisi i rapporti con l’Europa e persino col Canada vicino di pianerottolo. Il Canada risponde arrabbiato con suoi aiuti per 80 miliardi di dollari locali per la tecnologia pulita. L’Europa corre a rivedere la severa disciplina interna sugli aiuti di Stato, ma mezzo blocco occidentale e il resto del mondo industrializzato è molto, molto arrabbiato con gli Stati Uniti.

Oltre il giustificato sospetto

Prima era solo un giustificato sospetto, sulla buona fede degli Stati Uniti. Ma ora la sensazione che hanno gli alleati di Washington, sta rapidamente cambiando: tutti si vanno convincendo che Biden, con la scusa della ‘rivoluzione verde’, stia giocando sporco. L’Amministrazione Usa, varando una mega-legge aiuta le sue industrie rivolte alla transizione energetica, ma affossa tutte quelle non americane. Nemici per primi, ma anche amici che siano. Una manovra sfacciatamente protezionistica, che viola tutti i principi del libero commercio alimentando la crisi delle imprese europee del settore.

Il trucco dell’inflazione 

Con l’Inflation Reductiion Act sono stati approvati stanziamenti per oltre un trilione di dollari, di cui 369 miliardi vengono destinati all’ambiente, con una fetta cospicua riservata alle energie rinnovabili. Dov’è il trucco? Semplice. Il governo federale distribuirà, come una befana ecologista, montagne di dollari non solo ai cittadini Usa, ma anche agli imprenditori stranieri (europei) che investiranno negli States. Con esenzioni fiscali, bonus, abbattimento delle spese d’impianto e agevolazioni di ogni tipo, Biden spera così di demolire l’industria delle ‘rinnovabili’ straniera (anche quella degli alleati) per guadagnare progressivamente il monopolio.

Esempio auto elettriche

Il caso più emblematico è quello dei motori elettrici, che i vertici politici di Bruxelles hanno designato come obbligatori per le auto dell’Unione, a partire dal 2035. Certo, ognuno fa le sue scelte, magari ispirate (si spera) da nobili principi, ma la realtà è che se non cambia qualcosa, tutte le industrie europee del settore si trasferiranno armi e bagagli Oltreoceano. L’Europa, è ‘tardigrada’, perché la sua stessa struttura istituzionale le impedisce di reagire in tempo reale alle sfide che arrivano dalla concorrenza internazionale. In questo caso, però, ci troviamo di fronte a una vera e propria manovra di blocco statunitense, quasi monopolistico...

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