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L'Africa non muore soltanto
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Le redazioni di Chiama l'Africa, Nigrizia, Missione Oggi e Emmaus Italia hanno diramato un comunicato per rilanciare l'Africa che vive e criticare il non rispetto di un continente e i suoi abitanti. Tutto questo è riferito a quello che farà la trasmissione di Bruno Vespa "Porta a Porta" - anche se ci dicono che è già stata registrata - dove, Walter Veltroni, Claudia Koll, Raffaella Carrà e Padre Giulio Albanese porteranno "Testimonianze dall'Africa che muore".
COMUNICATO
L'Africa è certamente un continente dove i drammi si assommano ai drammi. Con guerre, malattie e povertà che non possono non interpellare - come si dice nell'Enciclica "Populorum Progressio" - i popoli dell'opulenza. Ma da anni ormai chi ha lavorato in Africa e conosce questo continente sa bene che la prima cosa che gli africani domandano è il riconoscimento della loro dignità. Di più, tutti noi sappiamo che il futuro dell'Africa è innanzitutto nelle mani degli africani e che soltanto mettendosi accanto alla società civile africana che in questi decenni si è rafforzata e organizzata, è possibile pensare di risolvere i suoi drammi.
Allora, per favore, si parli innanzitutto dell'Africa che vive e vuole vivere, si appoggino le iniziative della società civile africana, piuttosto che attardarsi soltanto in discorsi pietistici, che, certo, piacciono tanto alla moda di quello che Bush chiama il "capitalismo compassionevole", ma che, oltre a non risolvere i problemi, portano anche a cadere nel semplice assistenzialismo. L'Africa muore di elemosine.
Proprio per questo a parlare di Africa devono essere soprattutto gli africani. L'Africa di oggi è un continente dove ci sono intellettuali, professionisti, persone organizzate, leader di movimenti, che potrebbero avere una parola nuova da dire e che non vengono ascoltati.
E' il difetto che neanche la manifestazione promossa dal Comune di Roma è stata capace di superare. L'Africa non è soltanto AIDS, Mercato di armi e debito pubblico. Drammi mastodontici che dobbiamo metterci insieme per vincere. Ma proprio per questo la parola in questa occasione si darebbe dovuta dare alla base della popolazione africana. Si è preferito ancora una volta dare voce agli esperti europei e all'ufficialità africana - quando in tutti i dibattiti pubblici si sente dire che in Africa più che altrove esiste uno scollegamento enorme tra governanti e popolazioni. Non sono stati sentiti e interpellati gli africani presenti nel nostro paese; i missionari sono stati cooptati nel gruppo organizzatore solo a cose fatte, senza capacità di discutere nessuna voce che fosse minimamente critica.
Noi saremo alla manifestazione del 17 Aprile, di cui cogliamo il grande significato politico. Ma vorremmo che prima o poi qualcuno nel nostro servizio pubblico fosse capace di organizzare anche una trasmissione in cui poter ascoltare dagli africani testimonianze e storie vere di un' "Africa che vuole vivere" e che, se noi le diamo una mano, ha in sé le forze per risolvere i suoi problemi e forse anche per dire una parola nuova e diversa a tutto il nostro mondo.