Kosovo: si ritira l'amministratore Onu, dubbi sulla missione

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L'ex Primo ministro finlandese, Harry Holkeri ha dato le dimissioni dall'incarico di amministratore Onu del Kosovo. Nei giorni scorsi era stato ricoverato in ospedale francese per stress da troppo lavoro. "Con questo siamo al quarto amministratore del Kosovo che cede il passo al successivo collega. Da Bernard Kouchner, il primo governatore internazionale e il più duraturo, si è passati a Hans Haekkerup, il 'freddo e autistico danese' (come veniva definito dalla stampa locale), seguito poi da Michael Steiner, 'l'uomo del caviale' e da Holkeri stressato da un'agenda estremamente pesante" - scrive Luka Zanoni per Osservatorio sui Balcani.

Al di là della malattia, che Holkeri aveva già prima di arrivare in Kosovo e si è aggravata ulteriormente, tra le spiegazioni per le dimissioni di Holkeri vi è lo scontento crescente da parte della comunità internazionale sulle reazioni dell'amministratore Onu agli avvenimenti della scorsa primavera. Ma "la verità è che il kosovaro sassolino nella scarpa diventa sempre più un macigno ingestibile, un masso che chiunque vorrebbe togliersi di dosso il prima possibile" - commenta Zanoni.

La stessa missione Onu in Kossovo, l'Unmik, è infatti in forte crisi - sottolinea Alma Lama, corrispondente per l'Osservatorio sui Balcani. "Non solo si è verificato uno stallo del dialogo con Belgrado, ma si è formato uno spesso strato di ghiaccio tra le istituzioni del Kosovo e l'Unmik. Ora le sedi delle due istituzioni sono solo a 500 metri di distanza, ma non basta certo per rilanciare il dialogo. Le richieste degli albanesi sono pressanti: in primis lo sblocco delle privatizzazioni, percepito da molti come vitale per il Kosovo ed il trasferimento di competenza dall'amministrazione provvisoria internazionale alle istituzioni locali kosovare" - nota la corripondente.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) nota che la politica dell'Unmik per le minoranze è stata un fallimento. "L'Unmik non è riuscita ad evitare che in Kossovo si creasse una tipica società di apartheid" - afferma un comunicato dell'associazione bolzanina. "Mentre vengono ricostruite decine di migliaia di case di albanesi, 14.000 case di Rom e/o Ashkali sono tuttora ridotte in macerie oppure sono state occupate da albanesi sotto gli occhi della KFOR (la forza militare sotto guida Nato)".

Secondo quanto affermano i rappresentanti dell'APM, in Kosovo dalle aggressioni di marzo la situazione è peggiorata ulteriormente: alunni e studenti non hanno più il coraggio di andare a scuola, gli uomini non riescono più a lavorare fuori dai propri villaggi e quartieri, i malati temono anche di fare la visita dal medico. Paul Polanski, a capo dell'ufficio dell'APM in Kosovo, racconta che ovunque si presenti un Rom o un Ashkali questo rischia l'aggressione, e macchine in corsa che rallentano per urlare "morte agli zingari" passando davanti ad un Rom e/o Ashkali fanno ormai parte della quotidianità. Se nel 1999 in Kosovo vivevano ancora circa 150.000 Rom e Aschkali, dopo le persecuzioni perpetuate dalla maggioranza albanese oggi ne sono rimasti appena 15.000 nel paese. [GB]

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