Kenya: primi esiti della campagna di boicottaggio dei fiori

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In Svizzera i fiori venduti al supermecato rappresentano il 70% del mercato, ora però è possibile acquistare rose a gambo lungo con il marchio del commercio equo e solidale. Così il mercato dei fiori di Neftenbach, presso Zurigo, è il primo grossista in Europa a distribuire rose eque provenienti dall'Honduras e da Kenya.

Il Kenya nel 2000 ha esportato (soprattutto in Olanda che a sua volta li riesporta in altri paesi, ma anche in Gran Bretagna, Germania e Svizzera) oltre il 90% della sua produzione, circa 38 mila tonnellate di fiori freschi, soprattutto rose, per un valore di circa 100 milioni di euro: si tratta della terza voce nelle esportazioni del Kenya. Sono 40-45 mila le persone che lavorano direttamente nel settore, e si stimano altri 60-70 mila addetti nell'indotto.

A proccupare le organizzazioni sindacali e i gruppi che si battono per il rispetto dei diritti umani , sono le condizioni di lavoro degli occupati nelle piantagioni: salari da fame, orari prolungati, nessuna protezione nei trattamenti con i pesticidi (necessari per mantenere "sani" i fiori⅀), nessuna assistenza medica o sociale, contratti precari.

E' stata così lanciata ufficilamente l'anno scorso a Nairobi il giorno di San Valentino una campagna di boicottaggio internazionale dei fiori del Kenya. L'iniziativa promossa dalla Commissione Locale per il Rispetto dei Diritti Umani (HRW) ha incontrato l'interesse dell'Organizzazione Centrale dei Sindacati del Kenya (COTU) che ha assicurato il proprio impegno in difesa dei diritti dei lavoratori.

Come primo positivo bilancio della campagna si registra che l'Eti (Ethical Trading Initiative), associazione britannica che si occupa di commercio equo ha previsto una ricerca in Kenya sulle condizioni dei lavoratori impiegati nella floricoltura. All'Eti aderiscono anche numerose catene di supermercati e grazie alla pressione dei supermercati inglesi si spera che le associazioni di produttori tra cui il Kenya Flower Council adottino dei codici di condotta adeguati.

Fonti: Altreconomia, Carta, Max Havelaar Stiftung

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