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Kabul: cresciuta di quasi un terzo la coltivazione dell'oppio
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Foto: Tim Cooper da Unsplash.com
La coltivazione di papaveri da oppio - principale ingrediente per la produzione di eroina - è cresciuta di quasi un terzo dalla presa di potere dei talebani ad agosto 2021, nonostante un divieto imposto dalle autorità de facto dell’Emirato islamico ad aprile di quest’anno. Al contrario, è stato proprio l’annuncio del divieto a far quasi raddoppiare i prezzi e costringere i coltivatori - attanagliati dalla crisi economica e umanitaria del Paese, come il resto della popolazione - a sottrarre i campi alla coltivazione di grano a favore di quella di papavero.
A delineare questa drammatica situazione è l’ultimo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) che dagli anni '90 monitora gli andamenti del mercato illecito di droga.
Secondo il documento, nel 2022 i terreni dedicati alla coltivazione del papavero sono aumentati di 56mila ettari (il 32%) arrivando a 233mila e rendendo il raccolto di quest’anno il terzo più ampio di sempre. I guadagni dei contadini sono triplicati, passando da 425 milioni di dollari nel 2021 a 1,4 miliardi di dollari nel 2022, una cifra che equivale al 29% del valore del settore agricolo del 2021. Ma, sottolineano le Nazioni unite, “questa somma rappresenta solo una frazione dei guadagni derivanti dalla produzione e dal traffico interni. Somme più ingenti vengono accumulate lungo la catena di approvvigionamento di droghe illecite al di fuori del Paese”.
L’Afghanistan copre l’80% della domanda di oppiacei di tutto il mondo. La coltivazione del papavero continua a concentrarsi nelle regioni sud-occidentali, che rappresentano il 73% delle superfici coltivate. Nella provincia di Hilmand, per esempio, un quinto della terra coltivabile è dedicata all’oppio e sottratta - a causa dei maggiori guadagni - a colture di sussistenza. In base alle stime dell’Unodc il raccolto del 2022 può essere convertito fino a 380 tonnellate di eroina il cui grado di purezza va dal 50% al 70%.
La semina per il raccolto del 2023 deve essere fatta entro i primi di novembre (quindi entro i prossimi giorni), ma i contadini, ormai dipendenti dai guadagni derivanti dalla vendita di oppiacei - nel 2021 il traffico illegale di droga rappresentava tra il 9% e il 14% del Pil dell’Afghanistan -, si trovano in una situazione di grande incertezza perché non sanno se il divieto dei talebani verrà fatto valere l’anno prossimo oppure no...