Italia: un illecito ogni 400 metri di litorale

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Un mare di guai. E' questa la fotografia scattata dal dossier "Mare monstrum" di Legambiente presentato nei giorni scorsi a Roma. Un illecito ogni 400 metri di litorale dove le forze dell'ordine riportano nelle 15 regioni marittime ben 17.871 illeciti con un incremento del 7,2% rispetto al 2002. Si va dall'inquinamento agli abusi edilizi, dalle infrazioni al codice della navigazione alla legislazione in materia di pesca.

"L'indagine - spiega Roberto Della Seta, presidente di Legambiente - rivela il clima di disattenzione e non di rado impunità che Legambiente aveva già denunciato lo scorso anno e che continua a caratterizzare l'operato di privati, ma anche di molte amministrazioni pubbliche del nostro Paese. Inesorabilmente in crescita i reati sui nostri mari quindi, secondo un trend che sembra aver ripreso vigore nel corso degli ultimi anni". La classifica per numero di reati in valore assoluto per regione vede la Sicilia, con 3418 reati accertati (+20% rispetto al 2002), riconquistare il primo posto della graduatoria, strappando il primato alla Campania, che scende in seconda posizione con 3142 infrazioni (+8%). Terzo posto per il Lazio che risale con 2219 - quasi il 71% in più rispetto al 2002 - ai "danni" della Puglia che con 2046 infrazioni si ritrova quarta in classifica. In coda troviamo Abruzzo, Basilicata e Molise che dimezza il numero di infrazioni accertate (-52,7%).

Aumentano le infrazioni registrate sul fronte dell'abusivismo edilizio passando dai 3158 del 2002 ai 4071 del 2003 con un incremento percentuale del 22,4%. "E' facile in questo caso intravedere una grossa responsabilità nel provvedimento di condono edilizio che ha sicuramente determinato un aumento dei fenomeni di abuso" - segnala il dossier di Legambiente.

Consistente anche l'incremento percentuale delle infrazioni sul fronte della depurazione, dove gli illeciti sono passati dai 697 del 2002 ai 1224 dello scorso anno (+ 43%). Vale la pena segnalare, in questo contesto, la situazione limite della Regione Calabria in emergenza ambientale da ben sette anni per quanto riguarda la depurazione e per la quale la Relazione sul rendiconto 2002 della Corte dei Conti ha avuto passaggi inequivocabili: "le coste dei Comuni del Tirreno sono altamente inquinate e alcune pericolose".

Tra le Bandiere nere di Legambiente, il vessillo nero meno ambito d'Italia che ogni anno viene consegnato dalla Goletta Verde ai "nuovi pirati del mare" (amministrazioni, politici, imprenditori, società private) che si sono contraddistinti per attacchi o danni all'ambiente marino e costiero, Legambiente ne segnala alcune per "catalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica su un patrimonio di inestimabile valore, che troppo spesso sembra finire nel dimenticatoio". Tra queste la Finedim Italia S.p.a., società controllata dal gruppo Fininvest che caldeggia il progetto Costa Turchese, un vero e proprio scempio ambientale per oltre mezzo milione di metri cubi su un'area di 450 ettari nel Comune di Olbia, fra Capo Ceraso e la foce del fiume Padrongianus. Vessillo nero anche al Ministro della Difesa, on. Antonio Martino, per l'autorizzazione dei lavori di ampliamento della base Usa a Santo Stefano/La Maddalena, ignorando il pronunciamento del Consiglio regionale della Sardegna che aveva espresso parere contrario. "Naturalmente - conclude Legambiente- all'appello non poteva mancare l'on. Chiaravalloti, governatore della Regione Calabria, in qualità di Commissario delegato per l'emergenza ambientale in Calabria, perché in quasi sette anni di attività e nonostante centinaia di miliardi di vecchie lire spesi per costruire depuratori e fognature, ha clamorosamente fallito l'obiettivo, così come si evince da una recente relazione della Corte dei Conti".

E' salpata intanto la miniflotta della "Goletta Verde", la storica campagna ambientalista di informazione e monitoraggio della qualità delle acque di balneazione che quest'anno passerà al setaccio non solo le nostre coste, ma si spingerà fino a quelle di Francia, Spagna e Croazia. [GB]

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