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Italia: poteri forti annullano la legge regionale antivivisezione
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Accogliendo il ricorso della Presidenza del Consiglio, la Corte Costituzionale ha annullato la legge 20/2002 dell'Emilia Romagna che limita alcuni aspetti di allevamento e sperimentazione sugli animali. "E' una sentenza dettata da poteri forti che hanno avuto paura di una normativa regionale intervenuta solo su alcuni aspetti della vivisezione e non certo su principi fondamentali della normativa" - commenta la LAV.
Quella dell'Emilia Romagna è stata la prima legge regionale a vietare l'allevamento e la commercializzazione di cani e gatti per la sperimentazione e l'utilizzo degli animali per esperimenti a fini didattici. Il provvedimento, nato dall'iniziativa congiunta della capogruppo dei Verdi Daniela Guerra e del consigliere di Forza Italia Antonio Nervegna, venne sollecitato dalla vicenda dei 56 cuccioli di beagle partiti dall'allevamento Morini di San Polo d'Enza, in provincia di Reggio Emilia, bloccati alla frontiera mentre erano diretti ad un centro di ricerche farmaceutiche di Amburgo.
Secondo la sentenza della Corte Costituzionale "la tutela degli animali deve essere contemperata con la libertà della ricerca scientifica" e quindi "le Regioni non possono vietare la vivisezione". "Altro che normativa nazionale già fortemente restrittiva della libertà di ricerca, altro che protezione degli animali già assicurata: la Consulta affermando questo mette nero su bianco che non conosce una realtà nella quale chiunque, e sono oltre 500 i centri in Italia per 900mila esseri viventi uccisi ogni anno, viene autorizzato ad eseguire esperimenti - continuano gli esponenti della LAV - è contraddittorio, inoltre, che alle Regioni venga riconosciuto il potere di derogare a normative di protezione degli animali solo per maltrattarli di più o per più tempo, come nel caso delle galline ovaiole in batteria, dei vitelli a carne bianca o della zootecnia biologica, e non quando si tratta, com'era in questo caso, di diminuire le violenze esercitate su di loro".
La LAV invita ad una mobilitazione straordinaria contro la sentenza della Corte Costituzionale: l'appuntamento è per sabato 19 giugno alle 15:30 in Piazza Nettuno a Bologna.
Sempre in tema di contestazione alla vivisezione, il Coordinamento NoRBM denuncia l'azione repressiva della polizia svizzera verso i manifestanti italiani durante un'azione di protesta contro la sperimentazione animale nei confronti della Serono. Non appena scesi dalle auto, parcheggiate a poche centinaia di metri dalla sede di Serono, gli italiani sono stati circondati da numerosi agenti di polizia che hanno impedito loro ogni movimento bloccandoli su un marciapiede. Un'attivista del Coordinamento NoRBM appena scesa dall'auto è stata costretta a recarsi alla centrale di Polizia, senza che fosse specificato il motivo e dopo essere stata rinchiusa in una stanza per oltre un'ora le è stato notificato un'esposto della Seronno presentato presso la Procura di Ginevra che la accusava, in quanto intestataria del dominio norbm.org, di "invitare alla minaccia e alla vessazione" contro Serono per la settimana di protesta in atto. Alla successiva richiesta dell'accusata, rivolta alla Polizia: "Ma l'avete letto l'invito presente sul nostro sito, avete visto che, al contrario, invitava alla calma e a non ingiuriare e minacciare?", la risposta e' stata: "No, il sito non l'abbiamo visto".
Va ricordato che il 5 marzo scorso la Questura di Torino ha fatto divieto agli attivisti del Coordinamento NoRBM, che da due anni protesta settimanalmente davanti al laboratorio di vivisezione, di continuare coi suoi presidi. [GB]