Italia: oggi pomeriggio a Roma la manifestazione 'Informazione: No al guinzaglio'

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Prende il via oggi pomeriggio alle 15.30 in piazza d l Popolo a Roma la manifestazione "Informazione: No al guinzaglio" promossa dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) per difendere la libertà dell'informazione in Italia.

"L’informazione è il pilastro di ogni democrazia e la sua funzione non appartiene alla disponibilità del potere di turno" - sottolineano i promotori. L'iniziativa intende essere una "manifestazione civica" per la libertà dell’informazione, "difendendola da ogni tentativo di depotenziarne la funzione costituzionalmente garantita e di indurre silenzi non dovuti"- sottolinea il comunicato della FNSI. "C’è un allarme che sta diventando molto alto nel Paese. Non è la prima volta che è stata necessaria la mobilitazione anche contro governanti di segno diverso da quello attuale, ma oggi si sta vivendo una fase di grande delicatezza con attacchi senza precedenti. Non solo disegni di legge bavaglio ma anche azioni forti in sedi giudiziarie e manifestazioni pubbliche che hanno l’oggettivo risultato di costituire una minaccia per chi fa informazione ritenuta non gradita". "L’informazione non si farà mettere il guinzaglio" - conclude il comunicato.

Oltre ai numerosi esponenti della società civile - tra cui spiccano diversi Premi Nobel italiani e stranieri - sono moltissime le associazioni e le reti che hanno aderito e saranno oggi in piazza tra cui Acli, Arci, Articolo21, Cgil, Cnca, Cini, Legambiente, Liberainformazione, PeaceLink e la Tavola della pace

"E' un appuntamento particolarmente importante in un momento così delicato per la vita democratica del paese" - afferma Paolo Beni, presidente nazionale dell'Arci. "E' in corso un attacco senza precedenti alla libertà di stampa e di opinione, tanto più grave in un'epoca di grande sviluppo dei sistemi comunicativi e di crescita del loro ruolo nella formazione della coscienza critica delle persone".

"Vogliamo un Paese fondato sulla libertà di stampa e per questo abbiamo dato la nostra adesione alla manifestazione" - ha detto il presidente il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero. "E’ inaccettabile – ha continuato Olivero – che il direttore di un giornale sia costretto a dimettersi per gli attacchi intimidatori portati da un altro giornale di proprietà della famiglia del Presidente del Consiglio. Non possono avere cittadinanza in un Paese democratico i ricatti e le intimidazioni nei confronti della stampa che osa criticare le vicende del governo e dei suoi rappresentanti".

"E' necessario che cittadini e organizzazioni della società civile si mobilitino: la libertà di stampa è davvero a rischio", dichiara Lucio Babolin, presidente del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza). "L'Italia rimane un paese anomalo, tutt'altro che normale: si attaccano pesantemente, sul piano personale, persino giornalisti non ostili al governo, si cambiano direttori perché si rifiutano di affondare nella melma, si tenta di eliminare, di ridurre o almeno di intimidire fortemente anche quei pochi spazi non totalmente allineati al volere del Capo. Evidentemente, c'è un pezzo di classe dirigente del paese che non ha ben capito cosa sia la democrazia".

Le associazioni del Cini (ActionAid, AMREF, Save the Children, Terre des hommes, VIS, WWF e World Vision ) ritengono "che si debba attribuire estrema, fondamentale considerazione al diritto dei cittadini a conoscere, e al dovere di giornali, radio e emittenti televisive di informare correttamente e liberamente, oltre al dovere delle istituzioni di rispondere in modo trasparente alle preoccupazioni della società civile. Nasce dalla libertà di stampa e di espressione infatti, ma anche dal compito degli organi che le rappresentano, la possibilità di dare direttamente voce ai grandi temi vicini a tutta la società civile e alle sue esigenze, nonché ai gruppi che ne sono portatori".

"Il problema - evidenziava in una prima nota Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, Flavio Lotti - non è solo difendere i giornalisti e i giornali sotto attacco per non aver accettato il guinzaglio, ma difendere il nostro diritto di parlare e di essere ascoltati, di operare e di non essere oscurati, di informare e di essere informati". In un recente comunicato Lotti aggiunge che "quanto è accaduto nelle nostre TV da quel 17 settembre ha recato un grave danno alla nostra democrazia e ha leso i nostri diritti fondamentali. Perchè la propaganda di guerra è vietata dal diritto internazionale dei diritti umani e dalla nostra Costituzione. Perché la Rai deve diventare uno strumento di pace. Perchè non c’è pace senza un’informazione di pace. E senza un’informazione di pace non c’è neppure una politica di pace". "La manifestazione di oggi - conclude la Tavola della pace - sarà anche l’occasione per chiedere ancora una volta alla Rai, servizio pubblico, e a tutto il mondo dell’informazione di dare voce alla pace e ai diritti umani. Durante la manifestazione continuerà anche la raccolta di firme per sollecitare la Rai a svolgere sino in fondo i suoi doveri di servizio pubblico e a dare voce alla pace e ai diritti umani".

L'associazione PeaceLink ribadendo la propria scelta di valorizzare un volontariato dell'informazione digitale che sostenga la cittadinanza attiva e dia voce alla mobilitazione sociale sui territori evidenzia: "Questa informazione dal basso rischia di essere "bastonata" ogni volta che insidia i poteri forti. Fioccano querele e intimidazioni, spesso vissute in solitudine e senza clamore mediatico". In particolare PeaceLink sollecita maggior attenzione sul DDL sulle intercettazioni telefoniche che "colpisce i blog e la rete in genere. Introduce obblighi e tempi di rettifica così stringenti da porre in pericolo chi volesse fare siti di controinformazione". [GB]

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