Italia: la beffa degli ecoincentivi

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Ormai la sanno tutti che tante buone leggi italiane vengono poi male interpretate, usate in maniera distorta se non addirittura contraria alle finalità originarie, stravolte nel più classico "fatta la legge trovato l'inganno". Sentite l'ultima. Ultima per modo di dire perché risale addirittura a 6 anni fa. Si tratta del decreto legge n. 451 del 28 dicembre 1998, convertito nella legge n. 40 del 1999. Il provvedimento assegna al Comitato centrale per l'Albo degli autotrasportatori risorse economiche (tanti soldi) da utilizzare per la protezione ambientale e per la sicurezza della circolazione.

Ottime intenzioni, soprattutto per l'Italia che col suo record negativo di trasporto di merci su gomma e, quindi con la grande quantità di camion di tutte le dimensioni in circolazione, soffre di gravi problemi di inquinamento e conosce un altissimo numero di incidenti che vedono i tir spesso come protagonisti in negativo. Pensate che questi finanziamenti siano usati per abbattere l'inquinamento? Per applicare ai mezzi dei dispositivi che attenuino gli scarichi? Per l'acquisto di tir meno inquinanti? Per renderli più sicuri, per chi li guida e per il resto della circolazione? Pensate male, purtroppo.

Vediamo l'incredibile realtà. I fondi disponibili attualmente sono circa 77,5 milioni di euro, 150 miliardi delle vecchie lire. Una bella cifra, non c'è che dire. Ebbene, il Comitato centrale per l'Albo degli autotrasportatori ha deciso di utilizzare il 90%, circa 70 milioni di euro, "per realizzare interventi di riduzione dei pedaggi autostradali in favore delle imprese di autotrasporto". Sì, avete letto bene. Ma se ancora non ci credete aggiungiamo che, come si legge nella deliberazione del 30 aprile scorso, tale cifra sarà utilizzata per "favorire l'uso delle infrastrutture autostradali da parte delle imprese italiane e comunitarie di autotrasporto di cose". In altre parole si tratta di pagare parte dei pedaggi autostradali.

Un vero e proprio incentivo all'uso della gomma. La giustificazione, si dice, è che così si evita che i mezzi usino le strade statali che, attraversando i centri abitati, sono più dannose da un punto di vista ambientale e più pericolose per la sicurezza. Ma in realtà quale camionista preferisce tali strade? Nessuno o quasi. Soprattutto per le lunghe percorrenze. E qui sta l'altra assurdità perché col provvedimento sono premiati proprio quegli autotrasportatori che "macinano" più chilometri. Si parte, infatti, da una riduzione dei costi dei pedaggi del 10% per chi ha un fatturato annuo di pedaggi tra i 51.000 e i 206.000 euro, per arrivare a un abbattimento del 30% per chi supera un fatturato annuo di pedaggi di 2,5 milioni di euro.

Insomma sono premiate le grandi ditte e non certo i piccoli padroncini. Quelle che percorrono centinaia di migliaia di chilometri. Un vero e proprio regalo ai più ricchi con nessun vantaggio per l'ambiente. Ci resta una curiosità. Il costo dei pedaggi autostradali viene scaricato dagli autotrasportatori sul costo del viaggio e, infine, sul costo stesso del prodotto trasportato. Si dice tanto che il recente aumento dei pedaggi è uno dei motivi dell'aumento dei prezzi di alcuni prodotti. Ma, visto il provvedimento che va avanti da sei anni, non doveva essere il contrario? Bella domanda.

di Toni Mira
Fonte: La nuova ecologia

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