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Italia: la RAI spegne i Sud. Noi no
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Avevamo lottato come leoni per avere una sede Rai a Nairobi. Ora ci viene tolta. Non solo. Viale Mazzini ha proposto di chiudere ben 5 sedi di corrispondenza. Cancella le sedi in Africa e Sud America, nel subcontinente indiano e nel mondo arabo, e dimezza la presenza sul Mediterraneo. Il consiglio di amministrazione della Tv pubblica ha accolto la proposta della Direzione generale di chiudere gli uffici di Beirut, Buenos Aires, Il Cairo, Nairobi e Nuova Delhi. Ben cinque delle attuali 15 sedi di corrispondenza estera, fra cui quella costituita da pochi anni in Kenya dopo una forte pressione della società civile, delle associazioni del terzo settore e del mondo missionario.
Il nostro network va in direzione opposta. Nonostante i costi crescenti OneWorld mantiene attive le sedi di Lusaka, Giacarta, San Josè, New Delhi. Tutte peraltro con personale locale.
Secondo Ennio Remondino, appena invitato da Unimondo per i 15 anni di OneWorld, la decisione RAI è “una proposta giornalisticamente e politicamente dissennata, presa quasi di soppiatto che propone risparmi irrisori rispetto all’ incapacità di moralizzare e razionalizzare l'uso delle risorse. Sette, ottocento mila euro l'anno, il costo di quelle cinque sedi, contro contratti milionari che vediamo quotidianamente riproporsi. Noi siamo una risorsa e non un costo, una risorsa spesso poco o male utilizzata da scelte giornalistiche spesso provinciali, concentrate nell'attenzione più o meno compiacente alla politica nazionale. Il sindacato non può inoltre non rilevare l'incongruenza del moltiplicarsi di anche recenti contratti anomali sull'estero, in contemporanea alle decisioni di tagli di strutture geograficamente strategiche”.
Padre Giuseppe Caramazza, fondatore di Cisa e ex-direttore di New People, la rivista comboniana che ha sede a Nairobi, ha seguito da vicino la nascita dell'ufficio di corrispondenza Rai di Nairobi: «Sarebbe una decisione sorprendente.
In questi anni di attività Enzo Nucci e i suoi collaboratori hanno contribuito a far comprendere meglio agli utenti italiani le vicende della Somalia piuttosto che il Forum sociale mondiale del 2007, la crisi del Grandi Laghi piuttosto che la pace in Sudan». E aggiunge: «Non capisco. L'Africa è sempre più presente sulla scena mondiale e il servizio pubblico italiano guarda altrove... Il rischio è che la Rai si accontenti di dare solo le notizie filtrate dalle agenzie internazionali, che naturalmente hanno una loro lettura della realtà. Il rischio è che si torni a parlare di Africa solo associandola a guerre, carestie, malattie. L'Africa, e gli italiani abbonati al servizio pubblico, meritano di più. La sede di Nairobi è stata un passo nella direzione giusta. Sarebbe un peccato gettare via l'esperienza sin qui maturata».
Per la “Tavola per la Pace” chiudere questi uffici nel Mediterraneo, in Africa, Asia e America Latina vorrebbe dire chiudere gli occhi degli italiani sul mondo in un tempo in cui grandi sfide mondiali ci impongono una crescente attenzione e impegno. Questi uffici sono un elemento indispensabile non solo della Rai ma del nostro sistema democratico. Per questo hanno bisogno di essere potenziati e sostenuti da nuovi spazi nei palinsesti quotidiani capaci di portare in primo piano la vita delle persone e dei popoli. Con questo stesso spirito chiediamo il rilancio di Rai Med che deve diventare il nostro principale strumento d’incontro, conoscenza e dialogo con i popoli, le culture e le religioni che con noi si specchiano nel Mediterraneo. All’uopo invita a firmare l’appello on line o a inviare una mail di adesione alla segreteria [email protected].
Unimondo, appena tornato dal Kenya che ha conosciuto prima la siccità e poi le alluvioni invierà la collega Emanuela Citterio in Sudafrica. Per conoscere più da vicino la parte sociale del Paese che si presta ad accogliere i Mondiali di calcio. Per far questo abbiamo bisogno che dopo avere pagato il canone RAI, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, si inizi a pagare anche il canone Unimondo. Contiamo molto sul sostegno dei nostri lettori.
Chiudiamo questo pezzo le parole che l’amico Enzo Nucci ci scrisse per il nostro decennale: oggi è sempre più difficile prevedere come andrà questo pazzo,pazzo, pazzo mondo. ad ogni analisi sfugge sempre la variabile impazzita che fa andare in tilt le dotte dissertazioni dei sapienti. A chi (come me, come voi) antepone il fare al dire, non resta che augurarsi una strada lunga e piena di soddisfazioni da percorrere, magari con il passo da podista, senza fretta ma con la certezza del proprio essere soggetto di azioni positive.
Fabio Pipinato