Italia: due milioni e mezzo di famiglie in povertà

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Sono almeno due milioni e mezzo in Italia le famiglie interessate al problema povertà; nel Sud la percentuale supera il 22% delle famiglie, con un tetto del 27% in Basilicata. Al tema della povertà e dell'esclusione sociale nei livelli regionali e locali Fondazione Zancan di Padova e Regione Toscana hanno dedicato un seminario di ricerca nazionale, svoltosi a Malosco (Trento) da lunedì 28 giugno a oggi, mercoledì 30 giugno 2004. Obiettivo dell'incontro: mettere insieme le esperienze di ricerca e fare qualche passo in avanti per ricavare un metodo condiviso sulla raccolta dei dati rispetto a un fenomeno in parte ancora oscuro.

A fare i conti con la miseria oggi, infatti, non sono solo i senza fissa dimora, ma fasce di popolazione insospettabili. La crescita e l'onda lunga delle separazioni e dei divorzi, ad esempio, alimenta un'area di povertà che riguarda molte donne con figli a carico che pur avendo un lavoro non sono in grado di arrivare alla fine del mese. A queste si aggiungono molte donne anziane sole con redditi da pensioni del tutto inadeguati. "La soluzione al problema povertà attualmente molto praticata si chiama creazione di debito differito - afferma Tiziano Vecchiato, direttore scientifico della Fondazione Zancan. Le famiglie acquistano spostando in avanti nel tempo il problema di come pagare e sperando in tempi migliori. Questo consente di mantenere un tenore di vita apparentemente buono, salvo non sapere quanto potrà reggere. Ma già alcune ricerche evidenziano una crescita di povertà nascosta e dignitosa, dove le famiglie non manifestano il problema o lo nascondono e nel contempo riducono i consumi alimentari e altri consumi legati ai bisogni primari ed evitano di fare interventi sanitari necessari (quali ad esempio cure dentarie) per incapacità economiche".

Sotto la guida del prof. Giovanni Sarpellon (che è stato il primo presidente della Commissione Povertà nominata dal governo), durante il seminario sono state analizzate le strategie e i metodi che consentono di rilevare la diffusione della povertà ai livelli regionale e locale. "Le ricerche sono molte - ha sottolineato Sarpellon -, ma i metodi di rilevazione spesso sono diversi, e in definitiva manca ancora una seria conoscenza su un fenomeno con il quale le politiche sociali a livello locale saranno comunque destinate a confrontarsi". A Malosco gli "osservatori" Caritas (si stanno legando in un progetto nazionale che presto porterà alla presentazione di un rapporto unico) hanno raccontato cosa stanno facendo per "contare" i poveri in realtà molto diverse: Roma, Milano, il Nord Est, la Sicilia, la Calabria. Esperti hanno riferito su ricerche analoghe in altre realtà. La Regione Toscana ha portato la propria esperienza, che vede lavorare in sinergia gli Osservatori delle amministrazioni locali, le Caritas, il volontariato. Inoltre, sono stati analizzati i dati finali sull'esperienza del Reddito Minimo di Inserimento.

Dalla tre giorni sono emersi infine alcuni rischi: privilegiare ancora, in futuro, la soluzione assistenzialistica, magari ricoperta di panni nuovi, più accattivanti; utilizzare Caritas e volontariato come comodi strumenti per giustificare un sostanziale arretramento nelle politiche di welfare. Il confronto di Malosco si è chiuso con la presentazione di un "modello" per favorire una migliore conoscenza sul fenomeno: il seminario ha prodotto una mappa di soluzioni e strategie di conoscenza fruibili per impostare le scelte di politica sociale di rilievo locale e regionale per contrastare il fenomeno povertà e dare risposte più efficaci di quelle fino ad ora sperimentate. "Le attuali politiche di lotta contro la povertà sono del tutto insufficienti - ha ribadito Vecchiato. A livello nazionale non è in atto alcun programma qualificabile in questo modo e l'impressione diffusa è che il governo si guardi bene dal definire i livelli essenziali di assistenza, proprio per evitare di destinare maggiori risorse al superamento di questa piaga sociale. A livello regionale alcune regioni si stanno impegnando, anche grazie al coinvolgimento in reti europee. Tutto quello che non si fa a livello nazionale e regionale ricade a livello locale: i comuni registrano una crescita della domanda di sostegno e di aiuto, da parte delle famiglie, cui non riescono a rispondere adeguatamente". [GB]

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