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Italia: continua la tratta dei minori dall'Est Europa ma anche dall'Africa
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"Minori di entrambi i sessi che giungono in maggioranza dall’Est Europa, soprattutto Romania, nonché da paesi africani fra cui Nigeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Algeria, Senegal, e sfruttati non solo nella prostituzione, ma anche nel lavoro agricolo, nell’accattonaggio o in attività illegali come lo spaccio di droga. Molti sono minori migranti non accompagnati che approdano, per esempio, in Sicilia e poi fuggono dalle comunità d’accoglienza dell’isola. In crescita il flusso di minori egiziani vittime di smuggling – cioè di traffico – e a rischio di subire gravi forme di sfruttamento. In Italia sono più di 54mila le vittime di tratta che hanno ricevuto assistenza e protezione fra il 2000 e il 2007".
Sono le principali evidenze contenute ne "La tratta dei bambini in Italia" (testo completo in .pdf), il dossier di Save the Children che ricostruisce i contorni del fenomeno così come emerge dall'aggiornamento del profilo dei minori vittime realizzato dall’organizzazione a tutela e difesa dell’infanzia nel corso del 2009, sulla base della sua esperienza di lavoro sul campo e grazie alla collaborazione fino ad ora di oltre 40 fra enti e organizzazioni che si occupano di minori stranieri sul territorio italiano.
Il dossier, che è stato presentato nei giorni scorsi in occasione della 'Giornata Internazionale in Ricordo della Schiavitù e della sua abolizione' contiene anche un capitolo dedicato agli effetti delle nuove norme in materia di sicurezza sul fenomeno della tratta dei minori. "Il rischio molto elevato che mettiamo in luce nel dossier è che la recente normativa nella pratica produca gravi conseguenze sui minori in termini di esclusione dal sistema di protezione" - ha denunciato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
A causa della mancanza di un sistema di rilevazione coerente ed uniforme, la determinazione statistica del fenomeno rimane una grande sfida. Nonostante ciò, secondo i dati più recenti, si stima che siano 2,5 milioni le vittime della tratta di esseri umani nel mondo, l'80% delle quali donne e bambine; 1,2 milioni i minori, pari al 50% del totale. Un business con un volume di affari - gestito da reti criminali transnazionali - pari a circa 32 miliardi di dollari l’anno e paragonabile a quello del traffico di armi o di stupefacenti. Per quanto riguarda l’Italia, sono 54.559 le vittime di tratta che hanno ricevuto assistenza e protezione fra il 2000 e il 2007. Di esse, un numero rilevante ma sicuramente sottostimato è rappresentato da minori: 938 gli under 18 assistiti e protetti nello stesso periodo. E va ricordato che solo nel 2008 sono stati quasi 8mila i minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia.
La tratta a scopo di sfruttamento sessuale
Sono per lo più ragazze, in gran parte di nazionalità nigeriana e rumena e di età compresa tra i 15 e i 18 anni le vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Italia. Per quanto riguarda le giovani provenienti dalla Nigeria, molte giungono via mare e sbarcano in Sicilia per poi essere smistate sull'intero territorio nazionale, ad esempio a Torino, Milano, Napoli, sulla costa adriatica. Sono sempre più giovani e con back-ground socio culturali poverissimi. Spesso hanno già subito gravi forme di sfruttamento, soprattutto sessuale, nel corso del loro viaggio dalla Nigeria attraverso la Libia dove molte di esse sono state trattenute. Una volta in Sicilia generalmente soggiornano per un breve periodo presso le comunità di accoglienza per minori dell’isola, da cui può accadere che prendano contatto con l’esterno per poi fuggire nella speranza di trovare migliori opportunità nelle città del nord Italia.
"Le giovani ragazze rumene o di altri paesi dell'est Europa quali la Moldova e la Bulgaria risultano meno presenti in strada rispetto al passato ma ciò è dovuto, come rilevano gli operatori, ad uno spostamento verso la prostituzione indoor, cioè al chiuso, soprattutto per quanto riguarda le minorenni, più vulnerabili e meno controllabili in strada. Attirate da pseudo-fidanzati o conoscenti loro coetanei o coetanee, agganciati a micro reti di sfruttamento sessuale, una volta arrivate in Italia vengono spinte verso la prostituzione. Si tratta di modalità di sfruttamento subdole, giocate sul legame sentimentale o affettivo, che le ragazze non percepiscono completamente" - spiega il dossier.
La tratta a scopo di sfruttamento in agricoltura
Coinvolge molti minori maschi che arrivano via mare dalla Libia e sbarcano in Sicilia. Accolti nelle comunità per minori ma privi di risorse economiche, possono finire con lo scappare dalle comunità ed essere reclutati nel circuito della manodopera irregolare, con un alto rischio di sfruttamento, prevalentemente nel settore agricolo. Si tratta di lavori saltuari, maggiormente disponibili durante il periodo della raccolta di pomodori e uva. I ragazzi vengono pagati da €15 a €40 per 8 ore di lavoro e lavorano fino a 6 giorni la settimana sia in campi aperti che in serra.
L’accattonaggio
Per quanto riguarda lo sfruttamento in attività di accattonaggio, riguarda soprattutto ragazzi e ragazze tra 14 e 17 anni, ma anche più giovani, in prevalenza rumeni provenienti da famiglie estremamente povere, costretti a raggiungere un guadagno giornaliero ingente che li obbliga a lavorare per molte ore e talvolta a prostituirsi.
Lo smuggling di minori egiziani
E’ un fenomeno del favoreggiamento, al fine di ottenere un beneficio finanziario, dell’entrata illegale di una persona all’interno di uno Stato del quale la persona stessa non è cittadina né residente.riguarda in prevalenza minorenni maschi provenienti dall’Egitto. Un gruppo in forte aumento: nel 2008, dei 2646 minori sbarcati a Lampedusa, il 25% è costituito da egiziani. Giungono sulle coste siciliane e hanno già in mente mete precise: Roma, Milano o Torino, dove li attendono familiari o conoscenti di nazionalità egiziana ai quali i genitori li affidano nella speranza di garantire loro una vita migliore. Per questo fuggono molto presto dalle comunità di accoglienza dell’isola e si dirigono al Nord. Le famiglie di origine contraggono un debito o vendono un terreno per poter pagare i trafficanti (smugglers) che li conducono in Italia. A seguito di ciò questi adolescenti sono costretti a lavorare duramente per inviare il denaro necessario a ripagare il debito. Ad oggi tuttavia non sono ancora emersi elementi che permettano di riconoscere lo sfruttamento e conseguentemente qualificare più propriamente questa pratica come tratta, mentre è appurato che si tratti di smuggling.
Lo sfruttamento in attività illegali
Da maggio 2008 al febbraio 2009, oltre a minori maschi provenienti dall'Egitto, si sono registrati flussi rilevanti di ragazzi provenienti dal Maghreb o dall'Africa sub-sahariana. Sono adolescenti vicino alla maggiore età, coinvolti in varie attività anche illegali - quali lo spaccio di stupefacenti - che in alcuni casi si configurano come sfruttamento. "In generale, fra i ragazzi che vengono inseriti nelle comunità di accoglienza in Sicilia, dopo essere sbarcati a Lampedusa, il gruppo di quelli prossimi a compiere 18 anni è ad alto rischio di sfruttamento anche in considerazione del fatto che la nuova normativa in materia di sicurezza introduce delle forti restrizioni nella conversione del permesso di soggiorno ai minori che abbiano raggiunto la maggiore età" - ha commentato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. "Il risultato di questa normativa così restrittiva è che molti ragazzi fuggono poco dopo essere entrati in comunità, non vedendo prospettive di pemanenza legale sul nostro territorio, e questo li espone doppiamente al rischio di cadere vittime di trafficanti e sfruttatori".
"Per quanto riguarda i minori, anche quelli che si trovano già nell’orrenda condizione di vittime, il pericolo grave che ravvisiamo è che la recente normativa nella pratica produca gravi conseguenze in termini di una loro esclusione dal sistema di protezione. Poniamo - ha proseguito Valerio Neri - esempio il caso per niente raro che un adolescente di 16 o 17 anni - età prevalente dei minori in arrivo - una volta in frontiera, venga erroneamente scambiato per un maggiorenne al pari degli adulti sarà soggetto alla applicazione delle disposizioni in materia di reato di ingresso e soggiorno illegale in Italia. Per lui quindi scatterà subito il trattenimento in un Centro di Identificazione ed espulsione (CIE) fino a 180 giorni, eventualmente anche insieme ai suoi trafficanti, e potrà essere soggetto ai provvedimenti di espulsione sia amministrativa che conseguente all’accertamento del reato di soggiorno illegale. In generale, la trasformazione del migrante irregolare in autore di un reato e la sua successiva immediata espulsione impediscono o rallentano l’attivarsi dei meccanismi di emersione e di identificazione delle vittime di tratta".
Tuttavia, il problema del riconoscimento dello status di vittima di tratta si presenta anche nel caso in cui i minori siano stati correttamente identificati come tali. In questo caso ci possono essere numerosi problemi per il minore accolto, come per esempio la mancanza di figure professionali adeguate a comprendere e gestire un disagio psicologico e sociale derivante dall’esperienza di tratta e sfruttamento. "Insomma - ha concluso Valerio Neri - l’attuale normativa rischia di vittimizzare una seconda volta un minore già oggetto di un terribile trattamento. Come Save the Children chiediamo quindi la promozione e l’attuazione di un sistema nazionale per la presa in carico e l’assistenza delle vittime della tratta, con procedure operative omogenee relative all’identificazione, alla presa in carico ed all’assistenza dei minori vittime della tratta e l’adozione da parte del Governo di una strategia ed un piano nazionale di lotta alla tratta".
Save the Children è impegnata in progetti rivolti a minori stranieri tesi a garantire loro protezione da situazioni di sfruttamento, violenza e abuso. In particolare l’organizzazione, attraverso progetti europei, opera da anni in Italia e in Europa, realizzando attività di consulenza legale, mediazione culturale, outreach, ricerca e costruzione di reti di organizzazioni e lavorando sui sistemi di protezione e accoglienza dei minori stessi. Da un anno e mezzo Save the Children ha anche avviato e gestisce un centro diurno a bassa soglia - Centro Civico Zero - per minori stranieri e neo-comunitari in situazioni di marginalità sociale, devianza e a rischio di sfruttamento e abuso. Il Centro Civico Zero offre ai minori e neo-maggiorenni servizi di base ed attività di consulenza e assistenza legale e medica e attività laboratoriali. Da quest’anno inoltre l’organizzazione è capofila del progetto REACT (Raising awareness and Empowerment Against Child Trafficking) nell'ambito del programma Daphne III della Commissione Europea che ha per obiettivo di studiare e approfondire l’utilizzo delle nuove tecnologie – cellulari e Internet – nel business della tratta. [GB]