“Italia, Europa, perché non fate nulla per i diritti delle iraniane?”

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Immagine: Lafondazione.com

Il 28 luglio, il movimento di solidarietà  ai manifestanti iraniani dello scorso anno, “Donna, Vita, Libertà”, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Meloni, al Ministro degli Esteri Tajani, alla Presidente della Commissione Europea von der Leyen e all’ambasciatore iraniano in Italia. La lettera comincia così: “Dal 16 settembre 2022 (quando Mahsa Amini venne uccisa a Teheran mentre si trovava in custodia della polizia morale) ad oggi nulla è cambiato! La ‘Polizia Morale’ continua indisturbata a torturare, violentare, stuprare, impiccare…” E, dopo aver sollecitato la Guida Suprema dell’Iran, ʿAlī Ḥoseynī Khāmeneī, a fermare immediatamente le esecuzioni e a porre fine alla repressione, conclude: “Chiediamo al governo italiano, alla Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani, di prendere una posizione decisa nei confronti del Regime Iraniano. Chiediamo alla Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, di mettere in campo tutte le iniziative di competenza dell’Unione per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali in Iran“. Finora ha risposto solo l’ambasciatore iraniano, il 9 agosto.

La lunga lettera di risposta è tutto quello che ci si potrebbe aspettare dal regime iraniano, filtrata dai toni concilianti che si confanno a un diplomatico.

  “Rispettiamo le preoccupazioni espresse sugli sviluppi all’interno dell’Iran, sia che siano frutto di legittimi pensieri riguardo al rispetto dei diritti umani e della democrazia, o solo manifestazioni derivanti da un atteggiamento o una tendenza politica”, scrive l’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri, ma subito elenca una serie di atteggiamenti inaccettabili da parte dei Paesi occidentali e di tensioni con gli Stati Uniti e Israele, per concludere affermando che la situazione nel suo paese è tranquilla e insinuando che i manifestanti erano stati manipolati da potenze straniere oppure erano terroristi. Nessun accenno a torture, uccisioni da parte della polizia, arresti ed esecuzioni.

Perché solo lui ha risposto alla lettera? 

Dopo la decisione del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite del 14 dicembre 2022 di rimuovere l’Iran dalla Commissione sullo status delle donne per il resto del suo mandato quadriennale fino al 2026, e nonostante le numerose dimostrazioni di solidarietà della società civile di tutto il mondo e gli appelli delle organizzazioni per i diritti umani, nessun capo di Stato ha affrontato seriamente le atrocità commesse contro le donne e i giovani che hanno osato parlare e manifestare contro il regime. I leader dei paesi della NATO e di Israele, quando si tratta di Iran, sembrano più interessati a frenare la ricerca nucleare che a difendere il diritto alla libertà e alla vita delle donne. Fanno parte del gruppo due politiche di spicco come Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen.

Una donna che invece ha sposato la causa dei diritti delle donne iraniane è l’attrice italiana Marisa Laurito.  E’ stata promotrice della prima manifestazione in Italia a sostegno delle manifestanti iraniane all’inizio di gennaio insieme al movimento “Donna, Vita, Libertà” ed è tra gli autori della lettera del 28 luglio. Atlante delle guerre ha avuto un’appassionante conversazione con lei.

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