Italia: 50mila a Roma per contrastare l'omofobia e rivendicare pari dignità e diritti

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"Liberi e uguali in dignità e diritti". E' il titolo dello striscione che ha aperto la manifestazione a cui hanno partecipato 50mila persone ieri a Roma promossa da "Uguali", un ampio comitato di associazioni - tra cui Arci, Anpi, Amnesty international e Cgil - in difesa dei diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) per contrastare l'omofobia e per chedere al Governo e al Parlamento di tornare ad affrontare il tema delle famiglie omosessuali.

"Chiediamo l’applicazione della Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000 che prevede di garantire “alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali”. La piena applicazione di detta Risoluzione rappresenta una misura di civiltà cui anche l’Italia si deve adeguare per non restare ai margini del cammino di allargamento dei diritti civili intrapreso dall’Europa" - afferma la piattaforma della manifestazione.

"Le esigenze e i bisogni delle coppie lesbiche, gay e transgender/transessuali, comunque escluse dall’accesso al matrimonio e dalla possibilità di unirsi civilmente, non vengono tenuti nella dovuta considerazione" - denuncia la nota nel chiedere "la parità dei diritti, attraverso l’estensione del matrimonio civile o istituto equivalente". "Nel rispetto delle differenti modalità di legami sentimentali, e in linea con ciò che è avvenuto in Europa chiediamo inoltre la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico pubblico delle unioni civili".

Non è mancata anche qualche critica al movimento Lgbt. "Le divisioni, i distinguo, gli atteggiamenti da primedonne devono cessare" - ha detto il presidente nazionale Arcigay, Aurelio Mancuso. "Oggi stiamo dando davvero dimostrazione che è possibile scendere in piazza nei momenti cruciali delle nostre vite e per la nostra dignità di persone. Ci auguriamo che nei prossimi giorni la riflessione che si aprirà al nostro interno aiuti le persone lgbt a riconoscersi davvero in un progetto molto semplice: dobbiamo essere uguali ed uniti".

L'8 ottobre scorso le associazioni promotrici hanno incontrato il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna. "L’incontro è stato positivo e fruttuoso - riporta una nota. Le associazioni presenti hanno sottolineato come sia necessario reintrodurre nel provvedimento contro la violenza in discussione alla Camera dei Deputati i reati basati sull’identità di genere.

Il Ministro Carfagna si è impegnata su alcuni punti rilevanti: si farà portavoce all’interno del Governo e della maggioranza per sollecitare la re-introduzione della tutela dell’identità di genere nel provvedimento in discussione alla Camera e cercherà in tutti i modi di favorire una soluzione, in stretta collaborazione con la relatrice Concia. Inoltre il Ministro si è impegnata a far partire entro fine ottobre una campagna sui mass media nazionali contro l’omofobia e a studiare a breve una campagna adeguata contro la transfobia. Il Ministro Carfagna si è impegnata infine a costruire momenti di confronto e studio comuni con il movimento lgbt italiano.

Da lunedì 12 al 18 ottobre prossimi si terrà nelle scuole italiane, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, una Settimana contro la violenza, in cui saranno incluse le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.

Nell'aderire alla manifefestazione, la Sezione Italiana di Amnesty International ha ribadito la propria preoccupazione per la crescente intolleranza nei confronti delle persone Lgbt. "Negli ultimi mesi - sottolinea la nota di Amnesty - nel contesto di un crescente clima di ostilità verso le minoranze che colpisce anche i rom, i migranti e i richiedenti asilo, gli organi di informazione hanno riportato una serie di notizie di attacchi omofobici in diverse città italiane".In assenza di dati ufficiali relativi ai crimini basati sull'intolleranza contro persone Lgbt, l'Arcigay ha segnalato che il numero di tali episodi nei primi nove mesi del 2009 ha già raggiunto quello complessivo del 2008.

Di fronte a questo scenario, Amnesty International ha chiesto alle autorità italiane "di assicurare che i crimini commessi a causa dell'identità di genere o dell'orientamento sessuale delle vittime siano efficacemente indagati e che chiunque sia ritenuto responsabile sia portato di fronte alla giustizia". Le autorità italiane, secondo Amnesty International, dovrebbero contrastare con maggiore decisione gli atteggiamenti omofobici e garantire più sicurezza alle persone Lgbt. [GB]

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