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Israele-Palestina: continuano gli scontri, rapporto di Amnesty
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Continuano gli scontri tra israeliani e palestinesi con vari razzi lanciati dalla striscia di Gaza verso la cittadina israeliana di Sderot e attacchi istraeliani contro i miliziani palestinesi nei territori occupati. Il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, da Damasco ha detto che i razzi lanciati dalla Striscia di Gaza contro Israele non sono altro che "strumenti di autodifesa". Ma il braccio armato di Hamas non ha rivendicato lanci di razzi da tre giorni. E ciò farebbe pensare a un nuovo spazio per una tregua - riporta l'Unità online. Le trattative per uno scambio di prigionieri secondo il quotidiano israeliano Haaretz sono però di nuovo in stallo dopo che Israele ha respinto una lista di 350 reclusi la cui liberazione è stata richiesta nelle settimane scorse da Hamas per il suo sì alla liberazione del caporale Gilad Shalit ancora nelle mani dei miliziani dal 25 giugno dell'anno scorso. I mediatori egiziani hanno chiesto alle fazioni armate palestinesi di presentare proposte scritte su come intendono superare la crisi che ha già prodotto una cinquantina di morti in meno di un mese.
Intanto in occasione del 40° anniversario dell'occupazione di Cisgiordania e Gaza, Amnesty International ha chiesto al governo israeliano di porre fine alle confische di terreni, ai blocchi e alle altre violazioni del diritto internazionale umanitario che avvengono sotto l'occupazione. Queste azioni hanno dato luogo a massicce violazioni dei diritti umani e non hanno portato sicurezza alla popolazione civile israeliana e palestinese.
Un rapporto di 45 pagine diffuso oggi dall'organizzazione per i diritti umani, intitolato "Occupazione duratura: palestinesi sotto assedio in Cisgiordania", illustra l'impatto devastante di quattro decenni di occupazione. Il rapporto documenta l'incessante espansione degli insediamenti illegali sulle terre occupate, che priva la popolazione palestinese di risorse determinanti. La ricerca di Amnesty International descrive, inoltre, una pletora di misure che confinano i palestinesi in enclavi frammentate e ostacolano il loro accesso al lavoro e ai servizi sanitari ed educativi. Queste misure comprendono una barriera di sicurezza / un muro di 700 chilometri, oltre 500 tra posti di controllo e blocchi stradali e un complicato sistema di permessi.
"I palestinesi della Cisgiordania vengono bloccati a ogni curva. Non si tratta semplicemente di un fastidio, può essere questione di vita o di morte. È inaccettabile che le donne in travaglio, i bambini malati o le vittime di incidenti che si stanno recando in ospedale siano costretti a fare lunghe deviazioni e ad affrontare ritardi che possono costar loro la vita" - ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
"È necessario" - ha aggiunto Smart - "che la comunità internazionale agisca con urgenza nei confronti delle massicce violazioni dei diritti umani commesse sotto l'occupazione, che alimentano risentimento e disperazione tra la popolazione palestinese, in larga parte giovane e sempre più radicalizzata. Per 40 anni, la comunità internazionale non ha saputo affrontare in modo adeguato il problema israelo-palestinese: non può, non deve, lasciarne passare altri 40".
Amnesty International chiede il dispiegamento urgente di un efficace meccanismo internazionale di controllo sui diritti umani, che verifichi il rispetto di entrambe le parti, israeliani e palestinesi, degli obblighi di diritto internazionale. Oltre a questo, dev'esserci l'impegno a indagare e incriminare, attraverso l'esercizio della giurisdizione universale, coloro che commettono crimini di guerra o altri crimini previsti dal diritto internazionale.
"Non sottovalutiamo le difficoltà di istituire questo sistema indipendente di controllo, da parte dell'Onu o di ogni altro organismo appropriato, ma è fondamentale che la comunità internazionale sia più coinvolta nel ricercare una soluzione e nel pretendere da israeliani e palestinesi il rispetto dei loro obblighi" - ha commentato Smart.
Nel suo rapporto, Amnesty International riconosce i legittimi interessi di sicurezza di Israele e il dovere del suo governo di proteggere la popolazione all'interno delle sue frontiere. Tuttavia, precisa l'organizzazione per i diritti umani, questo non può giustificare violazioni evidenti del diritto internazionale, come la costruzione di buona parte della barriera / del muro all'interno della Cisgiordania e su terreni palestinesi.
"Se l'intento era semplicemente quello di impedire ad attentatori suicidi di entrare in Israele, la barriera avrebbe dovuto passare sulla Linea verde, la frontiera tra Israele e la Cisgiordania" - ha detto Smart. "Invece, la realtà è che buona parte di essa viene costruita sulla terra palestinese, a dispetto della Corte internazionale di giustizia, e sta separando città e villaggi palestinesi in Cisgiordania".
Oltre che dalla barriera / dal muro, il movimento dei palestinesi è fortemente limitato da una serie di altre restrizioni, tra cui oltre 500 posti di controllo e blocchi stradali e da una rete di strade riservate ai coloni israeliani e vietate ai palestinesi. La barriera, le strade riservate e i blocchi vanno a beneficio delle colonie israeliane, illegali ma in continua espansione, rendendole territorialmente contigue a Israele.
"Le dure restrizioni israeliane hanno causato il virtuale collasso dell'economia palestinese e stanno esacerbando le sempre più precarie condizioni in cui i palestinesi vivono e lavorano, con conseguenti livelli di disperazione, povertà e insicurezza alimentare mai raggiunti prima d'ora nei Territori occupati palestinesi" - ha aggiunto Smart. "La maggior parte dei palestinesi fa ora affidamento sugli aiuti di prima necessità, le famiglie stanno riducendo la qualità e la quantità di cibo consumato e vendono beni essenziali per il proprio sostentamento.
Amnesty International chiede alle autorità israeliane di:
- abolire il regime dei blocchi e delle altre restrizioni ai danni dei palestinesi dei Territori occupati, che costituiscono una punizione collettiva, assicurando che le restrizioni imposte in risposta a specifiche minacce alla sicurezza colpiscano solo le persone coinvolte e non intere comunità;
- fermare la costruzione della barriera / del muro all'interno della Cisgiordania, rimuovendo le parti già costruite al suo interno;
- cessare la costruzione o l'espansone delle colonie israeliane e delle infrastrutture a esse relative nei Territori occupati palestinesi, come primo passo verso la rimozione delle colonie e degli "avamposti";
- annullare tutti gli ordini di demolizione delle case nei Territori occupati palestinesi e fornire un risarcimento ai palestinesi le cui case e proprietà sono già state distrutte. Inoltre, Amnesty International rinnova la propria richiesta ai gruppi armati palestinesi di porre immediatamente fine agli attacchi contro i civili e chiede all'Autorità palestinese di prendere misure efficaci per fermare e prevenire questi attacchi e portare di fronte alla giustizia i responsabili.