Iraq, una guerra per il petrolio e l'acqua

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Il suono di una sirena, che in queste stesse ore annuncia in Iraq l'inizio dei bombardamenti, ha aperto a Firenze i lavori del primo Forum alternativo mondiale dell'acqua, in segno di solidarietà con le popolazioni civili di quel Paese. Ma anche per segnalare che l'acqua, risorsa sempre più rara, è la causa di oltre 50 conflitti nel mondo tra i quali la stessa guerra contro l'Iraq.
Il nuovo conflitto, come ha denunciato Danielle Mitterand nella plenaria di apertura, moglie del defunto premier francese e fondatrice dell'associazione France Libertés, "non è solo la guerra del petrolio, ma anche dell'acqua. L'Iraq, infatti, è il Paese mediorientale più ricco d'acqua, e chi lo controlla ha in mano i rubinetti dell'intera area, oltre che l'accesso diretto al Golfo Persico attraverso il Tigri e l'Eufrate". Le fonti più abbondanti sono nel Kurdistan irakeno, "vera ragione per cui - ha continuato la Mitterand - Saddam ha sottratto il controllo del territorio alle comunità curde". Dopo il trattato di pace del 1975 il controllo sul bacino creato dai due fiumi è stato gestito in collaborazione da Iraq e Iran "e l'Iran da quella data - ha spiegato la Mitterand - ha ritirato il suo sostegno alle popolazioni curde, mentre la Turchia ha moltiplicato gli attacchi perché ha bisogno di nuove falde per il suo sviluppo industriale".

Trentamila persone muoiono ogni giorno per la mancanza d'acqua, ha ricordato Ignacio Ramonet direttore di Le monde Diplomatique "e sono dieci volte tanto le vittime dell'attacco alle Twin Towers. Sono le vittime della guerra sociale ed ecologica, conflitti più nascosti ma che fanno molti più morti".

La conferma arriva dal coordinatore dei comitati cittadini della regione di Cochabamba, in Bolivia, incendiata un anno fa da scontri di piazza violentissimi dopo che l'amministrazione pubblica aveva privatizzato il servizio idrico, provocando rincari nelle tariffe di oltre il 50%. "I rincari avevano impedito di fatto al 50% della popolazione di Cochabamba, ricca d'acqua, il diritto ad accedervi - ha raccontato René Cardoso - La nostra rivolta ha costretto l'amministrazione pubblica a ragionare e a tornare sui suoi passi. Ma il prezzo pagato in vite umane è stato altissimo". Anche nella regione di Bangalore, in India, 6 milioni di persone rischiano la vita con l'arrivo della siccità. "Donne e uomini vengono sfollati - ha denunciato Siddharta, leader del movimento indiano Pipal Tree e organizzatore del prossimo Forum Sociale Mondiale che si terrà nel 2004 nel suo Paese - inseguono i pozzi ancora attivi, provocano tafferugli e subiscono atti di guerriglia scatenati dei gruppi più forti. Tra 50 anni la disponibilità d'acqua si ridurrà a un quarto dei bisogni reali. Prevediamo esodi di massa, i morti non si conteranno".

Garantire il diritto all'acqua come bene dell'umanità è, dunque, scelta indispensabile per garantire la pace nel pianeta. "L'economia della violenza ha soppiantato la guerra fredda, e ha scatenato tutte le guerre per il petrolio e per l'acqua - ha concluso Riccardo Petrella, presidente del Comitato italiano per un Contratto mondiale per l'acqua -. Se non vogliamo che le guerre per l'acqua si moltiplichino nel mondo dobbiamo pretendere una gestione democratica e condivisa di tutti i beni essenziali".

In questa prospettiva i delegati del Forum dell'acqua si uniranno alla manifestazione cittadina contro la guerra che partirà domani pomeriggio alle 17.00 dalla Fortezza Da Basso, dopo la conclusione dei lavori seminariali.

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